Cher ami

17 Luglio 2013

Copyright
Quando mi è arrivata la raccolta di racconti La sindrome di Tourette (Garzanti 2005) di Vincenzo Cerami ho avuto un momento déjà lu, ombra della passata gioventù. Leggevo una strana storia sulla famiglia di un archeologo, e mi pareva di conoscerla già, quella storia; anzi, mi pareva di saper risolvere un po' troppo facilmente il piccolo enigma che ci stava sotto; anzi, mi pareva proprio di averlo inventato io. Solo dopo qualche minuto di straniata inconsapevolezza ho recuperato il ricordo di un divertimento estivo di parecchie estati prima. A Tuttolibri mi avevano chiesto quattro enigmi attorno a cui altrettanti scrittori avrebbero potuto intessere altrettanti racconti e Cerami era stato della partita.

 

Esterno, MT
L'ho conosciuto qualche anno dopo, forse per La vita è bella, dove pure era stata questione di enigmi e indovinelli. Ogni volta che lo vedevo gli chiedevo di raccontarmi di nuovo una storia: di quando faceva da factotum a Pier Paolo Pasolini, che stava girando a Matera il suo Vangelo. Per una scena panoramica, il compito di Vincenzo era di fermare le auto perché non entrassero in campo. Ma con una distrazione più silenziosa di quella dell'inizio Hollywood Party gli sfuggì un'utilitaria: «Pier Paolo non se ne accorse, non se ne accorse nessun altro e io non lo dissi ma alla proiezione tremavo. Si vedeva, ma l'ho fatta franca. Bisogna saperlo, per notare una piccolissima Cinquecento che risale la strada che porta al Calvario».

 

Grottesco, Miscele
Era uno dei suoi registri, il grottesco. Io mi sono sempre immaginato la sua scrivania non come la tastiera di un pianoforte ma come un vasto e rimbombante organone, con pedali, tiranti, tripli tasti, in grado di produrre suoni dei generi più svariati e sorprendenti. Dai racconti dei casi di cronaca dei Fattacci (ah, perché non l'ha intitolato Mortacci?) al sottile disfarsi della realtà di Fantasmi. Romanzi, racconti, sceneggiature, drammi, poesie, cantate, indovinelli, articoli, recensioni, canzoni, saggi, chissà che altro. Certo, a essere un po' grottesco è che a parlare di Vincenzo sono io, che l'ho conosciuto così poco e che oggi pomeriggio sono solo capace di inventare per lui l'ennesimo enigma, inutilmente arzigogolato.

 

Risolvere, Alice
Perlomeno a lui gli enigmi piacevano, eccome. Enigmi letterari, storici, anche legati ai cosiddetti misteri italiani, ed ecco che fra le mie parole ci sono anche Cermis e Epoca. Non so se fra gli enigmi frequentasse anche quelli più istituzionali e soliti, non ne abbiamo parlato mai: ma certo amava costruire anche le gag cinematografiche con tecniche enigmistiche («Maria, la chiave!»), per non parlare di quel romanzo, sempre del 2005, L'incontro (Mondadori, 2005), che ha un rebus della Settimana Enigmistica in copertina e gira tutto su un lungo enigma.

 

 

Amica, Eros
Rossore. In questo libro ci sono anch'io, nome e cognome, e non solo come enigmistica imbattibile ma anche come potenziale rubacuori - entrambe le qualità del tutto sproporzionate al mio curriculum effettivo. E ora, a costo di insistere sin troppo sul mio ricordo personale, c'era stato un incontro nelle Langhe dove avevamo tirato tardi a bere grappe in un bed & breakfast. Qualche mese dopo mi aveva incontrato a Milano, con un amico, e guardandolo mi aveva subito chiesto: «Dov'e quella tua avvenente amica che era con te nelle Langhe?». Insomma, certe faccende le notava volentieri.

 

RB
Certo, che ci ho messo anche Roberto! Era proprio a una laurea honoris causa per Benigni che ci siamo visti a Milano, anzi Milano Due, conferitori Don Verzé e Massimo Cacciari e lectio magistralis del neolaureato con recita di Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io... E allora io adesso penso a Roberto che a tre giorni dalla morte dell'amico debutta a Firenze, proprio a dire Dante, con chissà quale magone.

 

Abc, Tecnica
Nelle parole del mio gioco ce ne sono alcune che alludono alla passione di Vincenzo per la scuola, a partire dall'incontro con Pasolini, decisivo per la sua vita, all'insegnamento e alla pazienza e la precisione con cui raccontava le tecniche del racconto, lui che pareva una persona tutta istinto e intuito.

 

E poi il romanesco Er, il Trac dell'attore, i TvMovie - non vado a controllare se ci abbia mai avuto a che fare ma comunque la sua tastiera sarebbe arrivata tranquillamente anche lì. E poi il Tu, che era francamente impossibile non dargli; e Unire, che è un'arte anche quella, nella vita come nel sincretismo del lavoro; e IC, che sono le iniziali di Calvino che fu un suo precoce estimatore; e Lucherini, magari non si conoscevano o si odiavano, che ne so, ma è il PR che simboleggia la Cinecittà pettegola e sfrontata... Sono tante le parole che ho incrociato oggi pomeriggio, quando la notizia della morte di Vincenzo Cerami mi ha raggiunto dal computer proprio mentre stavo prendendo la carta, la matita e la gomma per il mio cruciverba settimanale d'attualità. Ce ne ho stipate dentro più che ne ho potute, ma ho evitato le allusioni alla morte, tanto che ci vuoi fare. Quello è. C'è solo un inevitabile ash, la cenere inglese, che mi ricorda il Cimitero degli Inglesi di Roma di cui Vincenzo poteva parlare per ore; e poi i suoi racconti di lui, nato il 2 novembre, giorno dei morti, che da bambino veniva portato a ogni compleanno al cimitero, sulla tomba di un fratellino morto prima della sua nascita, che pure si chiamava Vincenzo (come Van Gogh, mi ha detto subito un amico a cui lo raccontavo: gioco di specchi fra Vincent e Vincenzo).

 

Lo schema del cruciverba ora è finito; invece che definirlo, l'ho descritto qui, dando soluzione all'enigma che ha perso il suo solutore più qualificato. L'ultima lettera in basso a destra è la S di Yes che incrocia con quella di Eros. Mi perdóno l'aver parlato tanto di me. Mi perdóno l'avere messo al centro il suo nome e cognome, con la O di Vincenzo che incrocia quella di Ciao. Sono contento solo di averci fatto stare una parola che per via di enigma può essere la sintesi di quell'incipit di Attilio Bertolucci che tanto piace a Roberto Benigni e piaceva tanto al mio cher ami Vincenzo, e dice : «Assenza / Più acuta presenza». È la parola Essenza.

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