Desolazione

13 Febbraio 2011

I paesi lasciati dai loro abitanti non restano vuoti, vengono invasi dalla desolazione. La senti appena arrivi, la senti se fai la scelta di andare in un giorno qualsiasi, non quando c’è la festa del patrono, non ad agosto, quando il paese si abbiglia come un villaggio turistico. La desolazione è una cosa nuova per i paesi. Prima c’era la miseria. Arrivavi e vedevi case fatiscenti, strade di polvere o di fango a seconda della stagione, vedevi i bambini che giocavano tra la merda degli asini e dei maiali, i vecchi con le coppole e le mantelle, le donne con gli scialli, un mondo assai simile a quello mirabilmente descritto da Carlo Levi. E questa visione è durata per millenni, praticamente fino alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso.

 

Poi la modernizzazione, la rottamazione della civiltà contadina ha fatto posto a una modernità posticcia. In questo passaggio è andata via la miseria materiale ed è arrivata la miseria spirituale. Il paese non è più povero, ma è abitato da gente rancorosa, maldicente, abituata a fallire la propria vita e a far fallire la vita degli altri. È arrivata la stagione dei disertori, di quelli che non sapendo andarsene lontano hanno deciso di voltare le spalle al paese e di farsi la casa in periferia. Così quando arrivi al centro sei dentro un curioso effetto vuoto.

 

Oggi i paesi hanno il buco al centro. La gente abita l’orlo dove è più facile farsi la casa grande, dove puoi arrivare nel tuo domicilio senza scendere dalla macchina. Un paese oggi è un luogo che ha più case che abitanti e questo è il principale motivo della desolazione. È una desolazione particolare, capace di infonderti anche un lieve senso di beatitudine se hai i sensi spalancati e capisci che in un paese c’è sempre tanto per chi ha due minuti di vita tra le dita, uno per sé e l’altro per il mondo, per chi sente l’urgenza di allontanarsi da tutto e di avvicinarsi a tutto. Un’osservazione intensa e clemente del mondo esterno produce benefici effetti sul tuo spirito. Vai per vedere un paese, ma alla fine è il paese che ti vede, dice qualcosa di te che non sa dirti nessuno.

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