La casa natale di Niccolò Paganini a Genova / Demolire la memoria
Niccolò Paganini nacque a Genova nel 1782 in un antico quartiere popolare nel cuore della città (denominato a Cheullia) che costeggiava le mura del Barbarossa (XII secolo). Questo rione nel ‘900 fu oggetto di una radicale operazione di restyling urbano, in epoca fascista con la creazione di Piazza Dante sotto il coordinamento di Marcello Piacentini (il grattacielo da lui progettato, Torre Piacentini, fino al 1952 fu il più alto d’Europa), e alla fine degli anni’60 con una modifica del piano regolatore che sacrificò definitivamente l’antico quartiere per dare vita a un nuovo centro direzionale (Centro dei Liguri). Le imponenti demolizioni colpirono anche, nel 1971, la casa natale di Paganini in Passo Gattamora 38. Nel luogo anonimo che sorse intorno ai moderni palazzi della Regione, i Giardini Baltimora, ribattezzati dai genovesi “Giardini di plastica” e presto diventati luogo principe del consumo di eroina, l’amministrazione mantenne in un muro la lapide commemorativa dettata dal poeta Anton Giulio Barrili (Alta ventura sortita da umile luogo / in questa casa / il giorno XXVII / di ottobre dell'anno / MDCCLXXXII / nacque / a decoro di Genova e delizia del mondo / Nicolò Paganini / nella divina arte dei suoni insuperato maestro).
In seguito, dal momento che il sito era poco frequentato, un comitato di cittadini fece erigere a poca distanza, in Piazza Sarzano, una nuova lapide, realizzata sul modello delle locali “colonne infami” che esponevano alla pubblica e perenne vergogna i traditori della patria (A vergogna dei viventi e a monito / dei venturi come usava ai tempi / della gloriosa Repubblica di Genova / dedichiamo questa / “colonna infame” / all'avidità degli speculatori / e alle colpevoli / debolezze / dei reggitori della nostra città). In questo caso i traditori della patria, e delle patrie glorie, con sarcastica inversione, sono gli amministratori della città, colpevoli di avere privilegiato l’interesse degli speculatori a quello della storia culturale di Genova e della sua valorizzazione. Ricordando le più famose parole attribuite al violinista (“Paganini non ripete”), la nuova iscrizione si chiude con una citazione di Liszt, a rammentare amaramente che anche la memoria, quando viene politicamente demolita, è cosa difficile da recuperare: “non ci sarà mai più un secondo Paganini”.