Dalla Regola alla sregolatezza

13 Novembre 2015

Sono rimasto molto colpito della vicenda, di cui parlano tutti i giornali, relativa all'ex-abate di Montecassino, che ho conosciuto e intervistato quando stavo scrivendo Sulle strade del silenzio, e di cui sono stato ospite quando reggeva quel monastero. L’ex-abate è indagato per aver sottratto all’abbazia, dalla quale millecinquecento anni fa si è diffusa nell’Occidente la Regola benedettina, mezzo milione di euro destinati ai poveri e alle opere di culto. Ora si scopre che ha sperperato somme folli in incontri e festini gay, da Roma a Berlino, nei quali era la star.

 

Mi sembra un'immagine assolutamente vertiginosa, adeguata ai tempi assai interessanti che stiamo attraversando, quella che vede l'abate di Montecassino, tra un incontro col papa Benedetto XVI che visita il monastero e il governo della più prestigiosa comunità monastica occidentale, farsi star delle "dark room" berlinesi, cercare giovanotti nelle chat e portarli nei club e ristoranti più sibaritici di Roma. La vicenda mi conferma nella certezza assoluta che, più che rincorrere plot fantastici, bisogna raccontare la realtà: la realtà – me lo ha scritto qualcuno giorni fa e tanto per cambiare io condivido totalmente, all’unisono, i suoi pensieri – mi attrae più di qualsiasi altra cosa… è il vecchio problema che si sono posti tutti gli scrittori dall’inizio dei tempi, che io avrei risolto senza dubbio a favore della (incredibile) realtà, a danno della (verosimile) fantasia, preferendo teologia/ filosofia/ storia/ giornalismo e, anche nella declinazione erudita, filologia – a letteratura…

 

La vicenda dell’ex-abate di Montecassino, sarebbe dunque tutta da raccontare, avendo tempo. Ne uscirebbe un mondo, e un racconto, da lasciare stupefatti. Ma, forse, è così il mondo da sempre. Perché di abati così sono pieni i secoli. Solo che ora è più semplice svelare ciò che un tempo stava celato ai più, ampliare la casistica delle variabili umane che scorrono nell’inarrestabile e stupefacente copione prodotto dalla vita in ogni istante.

 

Gli arcani, un tempo nascosti, ora emergono alla luce del sole più numerosi e più velocemente, senza attendere decenni, secoli: ci sono contemporanei e vicini. È una differenza non trascurabile rispetto al passato: obbliga simboli, istituzioni, ferite nella loro autorevolezza, a trovare un modo nuovo di essere e di narrarsi ma, al tempo stesso, questa nuova realtà costituisce un rischio terribile per le moltitudini perché giustifica, in ciascuno, ogni possibile deriva esistenziale ed etica, nel nome del “così fan tutti”.

 

Tornando alla vicenda dell’ex-abate di Montecassino: se monaco è colui che sa stare solo, anzi colui che è ri-unificato in un sé armonioso e non più lacerato e diviso, qui siamo approdati verosimilmente all'orizzonte opposto. Qui si è davanti all’abitare dell’io in un cangiante luna-park, al suo risiedere in un multi-universo dove ogni possibilità è fattibile. Ogni contraddizione, ogni comportamento, ogni per-versione (etimologicamente parlando, nel senso di capovolgere direzione): tutto verrà poi spiegato e giustificato in nome della dipendenza, ovvero della malattia che cancella o riduce ogni responsabilità, fa tacere il baricentro morale, il libero arbitrio. Ma dove sono i confini tra malattia ed errore?

 

Forse è il caso di ricordare che: “La malattia si cura, l’errore si corregge, la malattia chiede il medico, l’errore si giova del maestro, la malattia ci capita, l’errore lo commettiamo, prima di essere malati si è sani, prima di commettere errori si sta imparando e si impara anche dagli errori”.

Chi sono stati i maestri dell’ex-abate di Montecassino? A quale scuola – di comportamenti, valori, cordate relazionali, regole non scritte opposte alla Regola benedettina che esibiva – è cresciuta la sua inarrestabile carriera?

 

Potere e – anche – vertigine e metamorfosi: mimicry e ilinx, bisogna riprendere le ricognizioni di Roger Caillois, ne I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, per avvicinarsi a comprendere almeno in parte la vicenda cassinese e, ampliando la visuale, lo spettacolo andato in scena sui tanti palcoscenici – da Arcore a Montecassino – del nostro presente. In ogni caso, senza attingere a Caillois, chiunque comprende che fare un'orgia da povero cristo normale è una cosa, farla da abate di Montecassino moltiplica all'ennesima potenza la vertigine della potenza e del perdimento che si sperimenta. E viceversa, ovviamente: quando, reduci dai festini, si torna a celebrare la “liturgia delle ore” nel coro dell’abbazia, tra i putti nudi scolpiti nel legno che ornano quegli scranni.

Resta da chiedersi se il mondo, in tantissime vite, non stia camminando, o abbia una voglia folle di camminare, verso questi orizzonti di vertigine e metamorfosi, queste tendenze che una volta conosciute urbi et orbi, anche grazie alla rete, ai media, diventano a quel punto ri-conosciute. Dunque imperiose e imperanti.

 

A meno di apprendere a fronteggiare, governando se stessi e trovando i maestri che sono spariti, l’azzardo, la maschera, la vertigine (alea, mimicry, ilynx) così come si presentano oggi. Nuove, e arcaiche al tempo stesso, nell’era della società dello spettacolo.

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