La Madonna tra due vecchi nemici
Questa foto è stata scattata a Varsavia sabato 24 settembre, quando Lech Wałęsa (68 anni), è andato a trovare in ospedale Wojciech Jaruzelski (88 anni) ricoverato per una polmonite, conseguenza della chemioterapia a cui si sottopone da tempo a causa di un linfangioma.
L’ex operaio dei Cantieri navali Lenin di Danzica, divenuto leader del sindacato indipendente “Solidarność” e poi presidente della Repubblica Polacca (dal 1990 al 1995) è stato immortalato mentre stringe la mano al malinconico generale comunista e golpista, suo vecchio nemico, ora in pigiama e con gli immancabili occhiali scuri.
Una bella iniziativa che conferma, al di là di certe asprezze di carattere e una baldanzosa megalomania (che gli ha molto nuociuto quando divenne Presidente, e anche dopo), il valore umano di Wałęsa e la sua sincera religiosità, che gli ha fatto scegliere sempre la non violenza e il perdono nella prassi politica.
In questo gesto c’è però anche un aspetto del carattere polacco, non sempre facilmente comprensibile agli stranieri. Un patriottismo profondo che fa dell’ “essere tutti polacchi” un valore assoluto. Lo stesso Jaruzelski, ad esempio, ebbe per Karol Wojtyła espressioni di simpatia e vicinanza in nome della comune nazionalità (ribadite anche in una toccante testimonianza scritta, rilasciata per la causa di beatificazione).
Tra i due che si stringono la mano si nota un’immaginetta della Madonna Nera di Częstochowa, infilata nell’interruttore sulla parete a protezione del generale-ateo.
La Vergine Nera di Częstochowa è un'icona di tradizione medioevale bizantina. La leggenda vuole che sia stata dipinta da San Luca che, essendo contemporaneo alla Madonna ne abbia dipinto il vero volto. Nel 1382 l'icona venne portata al Santuario di Częstochowa a Jasna Góra dal principe Ladislao di Opole. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l'icona venne profanata a colpi d'ascia, tanto ancora oggi sono visibili gli sfregi.
Per i polacchi essa è fonte di molti miracoli e le si sono rivolti sovente sia come singoli che come collettività (la sconfitta degli invasori sovietici, arrivati alle porte di Varsavia, nel 1920, conosciuta come “il miracolo della Vistola” è considerata opera sua).
Ma se si guarda bene la foto, si scorgerà che anche al bavero di Wałęsa sta appuntata una spillina con il volto di quella Madonna, dalla quale egli non si è separato mai.
In queste settimane la famiglia Wałęsa è stata colpita dal gravissimo incidente motociclistico accorso al figlio Jarosław: “Le prime notizie, dopo l’incidente dicevano che non c’era nessuna speranza che sopravvivesse. Come uomo di fede ho pensato che anche se purtroppo non c’era niente da fare, dovevo rimanere in ascolto. Abbiamo recitato molte preghiere, fatto dire messe in parrocchia, affinché, non avendo nessuna speranza, fosse aiutato. Si è salvato nonostante 38 gravi fratture: come uomo di fede sono convinto che sia stato Dio ad aiutarlo”.
In Polonia si è sempre creduto molto nei miracoli (anche i hassid ne fecero la base del loro rinnovamento della vita spirituale ebraica). In questo caso, si è trattato di una malinconica stretta di mano tra due avversari, ormai lontani dall’agone politico.