Il Funaro, il teatro e la città

11 Ottobre 2013

Tutto è teatro al Centro culturale il Funaro. Le due sale, la caffetteria, la biblioteca, la residenza per artisti, gli uffici. Novecento metri quadrati di palcoscenico in via del Funaro 16/18, nel cuore di Pistoia. Spazi coperti e all’aperto che si affacciano come quinte su una corte interna chiusa da un cancello fatto di una volontà di ferro. “Non c’è luogo che non abbiamo utilizzato – mi dice a ogni porta che apre Massimiliano Barbini, grande esperto di letteratura teatrale, responsabile della biblioteca – non c’è angolo che abbiamo lasciato inerte”. Poi alza gli occhi. Solo la storia della nascita del Centro non è diventata uno spettacolo, magari itinerante. Per il momento.



Tra memoria e innovazione

 

Quasi totalmente autofinanziato, il Funaro corre sul doppio binario di progetti internazionali (fra i motivi del conferimento del Premio Speciale Ubu 2012) e di un’intensa attività culturale per la città di Pistoia e il territorio toscano, declinando la sua vocazione “glocale” nella programmazione di spettacoli, di workshop professionali con Maestri internazionali, di attività di residenza teatrale e di produzione, di corsi e laboratori per adulti e bambini.

 

Il Funaro. Ph. Schinchi

 

Grandi personalità e pubblico a dialogo senza distanza. In una città ancora a misura di cittadino, una casa a misura di incontro tra artisti e spettatori, nata il 26 settembre 2009 grazie all’impegno dell’associazione culturale Teatro Studio Blu (Antonella Carrara, Lisa Cantini, Francesca Giaconi e Mirella Corso). “Chi viene al Funaro, ce lo dicono tutti – prosegue Massimiliano – ha due impressioni: di sentirsi accolto in un ambiente familiare e di trovarsi in un posto che c’è da sempre”.

 

Il Funaro, Foyer. Ph. Brighenti

 

Qui prima c’era il magazzino di un’impresa edile. Prima ancora piccole botteghe, tra cui quella del funaio o funaro che faceva funi e ha dato il nome alla via. Il suo profilo si affaccia sulla strada con l’andamento aguzzo dei capannoni industriali. Dall’altra parte del cancello di ingresso il cortile allora abbandonato ha parlato da subito di ricordi artigianali, di uomini artefici con le mani e le parole dell’esistenza. Un destino che aveva già il Funaro nelle sue corde. “Prima che il primo muratore entrasse dentro per cominciare i lavori – dice ancora Massimiliano – abbiamo fatto dei laboratori con Enrique Vargas. Abbiamo provato a ricostruire da dove veniva il Funaro.

 

Uno dei primi spettacoli venuti fuori da questo lavoro si intitolava La memoria del Funaro. Ci siamo riappropriati del passato di questo spazio per renderlo vivo e presente”. L’idea fondamentale emersa dal laboratorio con Vargas, regista colombiano, direttore della Compagnia multiculturale Teatro de los Sentidos di Barcellona, che ha scelto il Funaro come sede italiana della sua Scuola dei Sensi, è stata la “conservazione”: intervenire il meno possibile. Rispettare la storia, lasciare che fossero le mura a parlare invece che le ruspe. Era il novembre 2005. Una prospettiva opposta a quella portata poco dopo da Jean-Guy Lecat, collaboratore storico di Peter Brook per “lo spazio teatrale”: trasformare il luogo per adattarlo alle proprie esigenze. L’architetto Gianluca Mora, dello Studio Giandebiaggi e Mora di Parma, responsabile del progetto complessivo, ha poi trovato la quadra tra salvaguardia e innovazione, rendendo il Funaro una realtà possibile.

 

Archivio Neumann

 

Niente però sarebbe stato com’è adesso senza “l’improbabile e fortunato” incontro con Andres Neumann, produttore e agente teatrale di fama internazionale. “Andres ha guidato l’intero processo di gestazione del progetto – ricorda Massimiliano – e dal 2009 fino a inizio settembre è stato il nostro consulente strategico e artistico. Senza il suo impulso e il suo aiuto questo posto forse ci sarebbe stato lo stesso, ma non così. Il Funaro è anche suo”.

 

Il Funaro, Caffetteria. Ph. Schinco

 

Nato il 22 giugno 1943 in Bolivia da genitori mitteleuropei di lingua tedesca, Neumann ha letteralmente inventato una nuova modalità per il management e il marketing dello spettacolo, producendo e coproducendo eventi memorabili tra cui il Mahabharata di Peter Brook, Palermo Palermo di Pina Bausch e Amleto di Ingmar Bergman e portando attori come Dario Fo, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni a recitare sui palcoscenici di New York, Parigi, Madrid e Buenos Aires. Protagonisti, storie, avventure del teatro del Novecento raccolte nel Fondo Andres Neumann che dal gennaio 2010 fa parte della biblioteca del Funaro.

 

Il Funaro, Biblioteca. Ph. Schinco

 

L’archivio è uno dei più importanti patrimoni documentari relativi alla storia dello spettacolo degli ultimi quarant’anni e raccoglie libri e documenti di diversa natura (testi teatrali e videocassette, rassegne stampa, fotografie, progetti, dossier di compagnie, contratti, corrispondenze) che vanno dal 1972, anno di arrivo di Neumann in Europa, fino al 2000. 160 scatole chiuse con lo scotch con su scritto, rosso su bianco, “Fragile”, partite per Pistoia direttamente dalla residenza romana dell’agente teatrale. “Quando sono arrivate è stata una festa – ricorda Massimiliano – Ogni scatola era una sorpresa. Immaginati di aprirne una e trovarci dentro una lettera scritta a mano da Kantor: lì c’è veramente la storia del teatro”. È un nuovo inizio, quelle scatole sono come le pietre diroccate di via del Funaro prima del 2009: una breccia nel passato per spiare il futuro. “È come se con il materiale di Andres fosse arrivato un pezzo di storia che altrimenti non ci sarebbe stato – afferma Massimiliano – adesso sembra che la biblioteca esista dagli anni Settanta. Non è vero, certo, ma è come se lo fosse”.

 

Il Funaro Fondo Andres Neumann. Ph. Brighenti

 

Il fondo è stato donato al Funaro dallo stesso Neumann “per valorizzarlo, per dargli possibilità di essere fruito da più persone.” Proprio in questa direzione si è mossa la ricerca, appena conclusa, di catalogazione e digitalizzazione Memorie digitali dello spettacolo contemporaneo. L’Archivio Andres Neumann, promossa dal dipartimento di Storia, Archelogia, Geografia, Arti e Spettacolo dell’Università degli Studi di Firenze e diretta dal professor Renzo Guardenti. Il racconto delle varie fasi del progetto è diventato un libro, L’Archivio Andres Neumann. Memorie dello spettacolo contemporaneo di Maria Fedi, edito da Titivillus.

 

Luogo di incontri

 

Il Funaro, quindi, nonostante i suoi soli quattro anni, ha una storia alle spalle, perché abita le pietre di via del Funaro e le pagine del Fondo Andres Neumann, ma anche un orizzonte davanti agli occhi che ha il profilo di Pistoia. “La città ci ha accolto come un posto d’elezione per il teatro – conferma Massimiliano –; i laboratori sono una fetta fondamentale della nostra attività, si autofinanziano e ci permettono di rientrare da altri costi”.

 

Quelli degli spettacoli, per esempio, che non si ripagano con la vendita dei soli biglietti (90 i posti nella sala più grande). “Usiamo gli spettacoli (pochi, ma di qualità) soprattutto per farci conoscere – prosegue Massimiliano –: è pubblicità che fa, però, cultura. Siamo fortunati perché stiamo in un posto che grazie a un importante investimento privato ci permette di seguire una nostra linea. Comunque, abbiamo iniziato anche a collaborare con le istituzioni”.

 

Piccoli esercizi per il buon morire ed Enrique Vargas

 

Una stagione, quella 2013/2014, che mette ancora una volta al centro il pubblico. Il quarto compleanno del Funaro, giovedì 26 settembre, ha dato il la alla programmazione con Caravankermesse di David Batignani e Natascia Curci, spettacolo-installazione per 10 spettatori in un caravan decorato alla maniera dei carrozzoni del circo e sospeso in un’atmosfera da café chantant.

 

Una installazione eco-logica, invece, un bio-lunapark che accoglie e trasmette agli spettatori lo spirito del luogo che la ospita è Mondi Fragili di e con Antonio Catalano (30 novembre). Il Centro Culturale pistoiese è stato definito da Andres Neumann la culla dello “Slow Show” e quest’anno sono due gli spettacoli che tiene a battesimo, dopo averne accolto la gravidanza nella propria residenza artistica: L’occhio e il lupo, dall’omonimo testo di Daniel Pennac (26 ottobre in prima nazionale al Teatro Manzoni, presente l’autore) e la nuova creazione di Cristiana Morganti, danzatrice del “Tanztheater Wuppertal Pina Bausch” (4 e 5 aprile).

 

Daniel Pennac. Ph. Alessandro Schinco

 

Attraverso il suicidio di un giovane ragazzo, racconta la società araba in continua trasformazione lo spettacolo ideato e diretto da Rabih Mroué e Lina Saneh, 33 tours et quelques secondes (13 e 14 dicembre). L’esperienza poetica è una porta di ingresso tra il mondo dei vivi e quello dei morti anche per Enrique Vargas e il suo “Teatro de Los Sentidos” che chiude la stagione con la prima nazionale di Piccoli esercizi per il buon morire (27-29 giugno).

 

Enrique Vargas

 

Il teatro al Centro culturale il Funaro è tutto. “Questo è principalmente un luogo di incontri – conclude Massimiliano – come deve essere il teatro. Gli angoli, infatti, che più rappresentano il Centro per me sono la sala grande e dove siamo adesso, davanti dalla caffetteria”. Là vengono rappresentati gli spettacoli e condotti i laboratori. Qui c’è lo scambio di vedute e di esperienze fra il pubblico e gli artisti.

 

Dentro e fuori. Finzione e realtà. Insieme. Come le mattine in cui ti svegli e ricordi perfettamente ciò che hai sognato. E diventa parte del tuo giorno.

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