Speciale
Tavoli | Luigi Ontani
Cominciamo col dire che il tavolo di lavoro di Luigi Ontani non è un tavolo, ma un tappeto. Come uno dei celebri "tappeti volanti" fotografici in cui, attraverso un semplice fotomontaggio, l'artista appare nudo su un arazzo orientale avendo sullo sfondo luoghi diversi. Non è un caso. Ontani produce fuori orario. Le sue idee nascono in viaggio. E anche quando non viaggia e si trova in studio, si illude di viaggiare. Costantemente una radio accesa fa suonare musica classica.
Una costellazione di libri, cartoline, fogli e immagini varie sono disposte intorno al suo tappeto di lavoro. Perlopiù immagini di statue classiche, icone e suppellettili di mondi ed epoche lontane che appartengono a un immaginario ibrido in cui la cultura orientale e occidentale sembrano convergere.
Ibridoli come le sue opere. Satiri, minotauri, arpie, centauri, putti alati. Un dizionario di iconologia, un volume di arte classica, il catalogo della collezione del Museo Archeologico di Napoli, cartoline rappresentanti piccoli Buddha cambogiani, indiani e un'opera di William Blake, particolari de Le Prigioni di Michelangelo, della Casa degli Amorini dorati di Pompei e dell'Amorino Alato di Antonio Canova (il cui studio, il destino vuole, oggi è quello di Ontani).
Queste le muse ispiratrici dell'acquerello al quale l'artista si sta dedicando. Nonostante tutti associno il suo nome alle gigantografie e alle grandi erme di ceramiche, Ontani non ha mai smesso di disegnare o dipingere, in particolare acquerelli. Una pratica amata e forse per questo meno esibita, portata avanti a ritmi alternati, senza pressioni. Seduto su un piccolo cuscino indiano si diletta a scegliere il colore più idoneo e tratteggia con mano sicura figure tanto mitologiche quanto familiari, dal sapore antico quanto moderno.
In fondo nulla è cambiato da quando, agli inizi degli anni '60, sempre seduto, si divertiva a creare i suoi giochi pleonastici. Simulacro di se stesso in una dimensione di eterna evasione dal mondo che lo circonda. Pronto ad intraprendere un nuovo viaggio tra l’arte e la vita.