Santacristina dopo Ronconi
Scendo con il treno in una stazione secondaria di Perugia e una macchina mi aspetta per proseguire. Lasciamo presto una strada trafficata a più corsie per prendere sentieri che si inerpicano lungo paesaggi naturali mozzafiato. Via via l’asfalto cede il passo a uno sterrato bianco e polveroso. Santacristina, il centro teatrale fondato da Luca Ronconi e Roberta Carlotto oltre dieci anni fa, sta lassù, poggiato in una vallata tra due pendii che sembrano fare da guardia all’intero complesso. Non so bene cosa aspettarmi da questa giornata che trascorrerò qui, in questo posto dove oggi il Maestro, come veniva chiamato da tutti, non c’è più. Era lui che curava la formazione e così avrebbe dovuto essere anche quest’anno. La sua scomparsa ha lasciato una immensa eredità artistica, tra cui anche questo gioiello particolarissimo nella campagna umbra.
Lo sguardo si perde lungo le colline dalle forme dolci, il verde è ovunque, a perdita d’occhio. Quel verde prevale sull’azzurro del cielo, la terra sembra dominare sull’aria. C’è un’energia forte che viene dalla terra e isola questo luogo, con un confine netto con il mondo intorno. Non è solo un isolamento di comunicazione, è una lontananza che va oltre la mera lontananza geografica. L’isolamento mi piace e lo godo fin da subito, mi dico sottovoce “era quello che mi ci voleva”, ma qualche istante dopo mi rendo conto che non ero pronta, che avrei almeno dovuto fare una telefonata alla mia famiglia. Nonostante questi pensieri, mi distraggo velocemente, presa come sono a carpire quello che avviene intorno a me, i silenzi, gli stralci di dialoghi che provengono dai due spazi di prova, il lavorio dell’ufficio.
Luca Ronconi nel documentario di Jacopo Quadri, La Scuola d'estate, 2014
Il Centro Teatrale Santacristina oggi è diretto da Carlotto. Finanziato completamente dalla Regione Umbria e con la collaborazione dell’Associazione FORMA.Azione di Perugia, fino al 7 agosto il Centro ha ospitato 32 attori, tra neodiplomati e professionisti, che hanno avuto l’occasione di seguire un percorso di formazione di 420 ore all’insegna del solco indicato da Ronconi. Fu proprio lui a scegliere il titolo Il corpo nelle parole per questa nuova edizione del percorso formativo. Al posto del Maestro che non c’è più, sono stati invitati a insegnare e condividere la propria esperienza molti degli attori che hanno lavorato al suo fianco nel corso del tempo: Riccardo Bini, Giovanni Crippa, Massimo De Francovich, Manuela Mandracchia, Umberto Orsini, Paolo Pierobon, Massimo Popolizio, Fausto Russo Alesi.
Laboratorio con Umberto Orsini
All’inizio di quest’anno sono arrivate oltre mille domande di ammissione a Santacristina. Una scrematura le ha ridotte poi a 150 e sono iniziati i provini. È stato fatto un enorme lavoro di selezione e di conoscenza dei candidati. Per i neodiplomati il percorso proseguirà anche oltre questi due mesi, con altri quattro mesi di stage all’interno di importanti teatri e compagnie su e giù per l’Italia. Non sono affatto giornate leggere, anzi, il programma è piuttosto serrato. Alla mattina i ragazzi sono impegnati in diverse ore di training fisico tenuto da Maria Consagra (e prima di lei da Alessio Romano). È un lavoro molto vicino e coerente con quello che sarà fatto nel pomeriggio su testi teatrali: si tratta di portare in primo piano quella che è la propria espressività corporea. Il corpo comunica, comunica eccome, il corpo è in sé stesso parlante, la forma corporea influisce sullo spazio intorno al pari della parola che modifica il silenzio. La parte del laboratorio di Consagra cui ho assistito insegna proprio questo: ad ascoltarlo quel corpo “parlante” e ad averne piena coscienza. Subito dopo pranzo iniziano le sessioni con gli attori-insegnanti. È un lavoro piuttosto di precisione. Non ci si sofferma solo sulle intenzionalità delle parole, si scompattano quelle stesse parole, si accentuano singole sillabe, si smontano le frasi e si esplorano molteplici intonazioni. Si prova e riprova a partire da testi di Pasolini, Ibsen, Pirandello fino ad arrivare a Spregelburd. A volte si sta seduti tutti intorno a un tavolo, altre volte i ragazzi improvvisano una minima messa in scena, con entrate e interventi più fisici.
La sera rifletto molto su quello che ho incontrato durante il giorno. Santacristina è in un momento di transizione, in un delicato passaggio di traghettamento costitutivo verso una nuova identità. La mia impressione è che la forma di questa nuova identità si sia già andata scolpendo molto rapidamente e molto precisamente in questi due mesi. Ripartire da un vuoto è per Santacristina un modo per superare il dolore più grande, la perdita del proprio motore artistico. Mi rendo conto che questa edizione è già in sé un nuovo momento fondativo, pur avendo fatto tesoro e riconfermato quelli che sono (stati) gli assunti fondamentali e imprescindibili della propria esperienza.
Training fisico con Maria Consagra
Penso anche ai ragazzi, penso a quanto sia radicale per loro farsi bastare, essere immersi totalmente in una ristretta dinamica di gruppo, seguire un ritmo preciso e avere molto poco spazio per l’esterno. Mi sorprende il loro sforzo continuo nei giorni e mi sorprende la serietà con cui abbracciano questa opportunità. È una formazione faticosa, non ci si può risparmiare. L’attore non è solo vocazione, è fatica, è costruzione, è immersione. Penso anche a Ronconi, ho avuto chiara la forma della sua presenza a Santacristina guardando La scuola d’estate, il documentario di Jacopo Quadri, perfetta testimonianza di quella che è stata la vita del centro teatrale quando ancora era in vita il Maestro. A volte mi sembra che Ronconi debba entrare in una stanza da un momento all’altro, in quelle sue camicie di lino bianco, a correggere una battuta, a dare un suggerimento, a sistemare una postura. Nella sua assenza mi sembra ancora così terribilmente presente. Questo mi ha colpito della scuola, questo mi sono riportata a Roma.