La proporzione della bellezza

27 Novembre 2023

Quando ci si affaccia alla Piazza dei signori di Vicenza, e poi in quel rettangolo si disegnano traiettorie lungo le quali lo sguardo corre sempre diverso sul colonnato della Basilica palladiana, è difficile, anche per chi come me l’ha vista tante volte, non essere colti da un senso di meraviglia e irrealtà. Quell’edificio candido, prima creazione dell’architetto giovane, ex scalpellino, deve aver fatto ai concittadini cinquecenteschi l’effetto di un’astronave, nella scura città del tempo. Un’astronave elegante, poi resa ancora più audace e anche giocattolosa dall’ottocentesca colorazione verdeacqua, quasi fluorescente, dell’enorme calotta a carena di nave che la sormonta, come il coperchio bombato di un baule. Edificio vero e proprio in realtà la Basilica palladiana non era, ma piuttosto un involucro che andava ad avvolgere strutture gotiche preesistenti come una maglia. Una maglia di pietra, resa elastica da un uso inventivo della serliana: archi a tutto sesto uguali intervallati da colonne a distanze diverse. Con quella diversità non piccola ma resa impercettibile, Palladio ingannava e continua a ingannare i nostri occhi. Se si sa del trucco, davanti a quella facciata è facile provare la vertigine un po’ incredula che ci coglie di fronte alla zampata del genio. Questo monumento nazionale, patrimonio Unesco e capostipite di un’architettura dagli echi imperiali – che non a caso sarà scelta per la capitale del paese più potente del mondo dal presidente Thomas Jefferson, come già raccontato da una mostra al Palladio Museum – fonda dunque la sua possente e aerea bellezza su un’illusione ottica che, come in tutti i giochi prospettici, è data dalle misure e dalle loro relazioni. La Basilica è la scatola magica perfetta, insomma, per contenere una mostra speciale, che si prolunga nelle sale dagli affreschi neoclassici di Palazzo Cordellina, restaurato e divenuto spazio espositivo dopo che l’implosione demografica lo ha liberato dai banchi scolastici di un tempo: La proporzione aurea. Un viaggio tra emozioni, armonia e conoscenza, a cura di Rolando Bellini, visitabile fino al 10 dicembre 2023, prodotta da Relazionésimo, gruppo presieduto da Mauro Magatti, il sociologo della generatività, che ha promosso a Vicenza anche il primo Festival delle relazioni.

Se il nome del gruppo è stato scelto per esaltare il capitale umano dei rapporti tra le persone e le componenti della società, la cifra della mostra è la relazione in un senso ancor più ampio, anzi onnipervasivo. Per sottolineare quanto tutto, creato e increato verrebbe da dire, si regga sulla relazione, è stata scelta la proporzione aurea: il numero irrazionale pari a 1.618 (ma che in realtà non finisce mai) che indica un rapporto tra due lunghezze disuguali.

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Un rapporto che si ritrova in tanti elementi della natura, dell’arte, e che pare anche inscritto nella nostra percezione, dato che il nostro sguardo trova belle e armoniche le immagini che ad esso si informano (ecco qui cosa succede al nostro cervello quando guardiamo sculture che rispettano il “numero di Fidia”, come anche viene detto). Un numero, dunque, che pare contenere qualcosa di innato, o magico o divino. E lo spirito guida di questa mostra-crocevia è appunto l’autore del De divina proportione, Luca Pacioli (1445-1517), che ci guarda enigmatico, tra gli strumenti del suo pensiero, dal ritratto di Jacopo de’ Barbari conservato a Capodimonte scelto per la locandina. Matematico, frate francescano, economista primo sistematizzatore della partita doppia, quella sua opera può essere considerata il testo di riferimento del percorso, all’interno del quale è esposta nella prima edizione, illustrata da Leonardo con i sessanta poliedri “aurei”. In Basilica la sezione aurea è rispettata anche dagli elementi dell’allestimento, racconta Marcella Gabbiani che lo ha curato: la scatola espositiva diventa così mimetica del contenuto, con una suggestione potenziata che avvolge da subito lo spettatore, accolto nel buio dell’immenso salone dai bagliori dei filamenti mobili dell’opera In_sito di Dies_ (Fabio Volpi): una visualizzazione luminosa della spirale aurea creata da un algoritmo matematico proiettata sulla parete scabra contro cui dispiega alto e massiccio le sue ali il Leone di San Marco.

Da lì si prosegue verso la prima parte incentrata sull’armonia, tra i grandi poliedri lignei di Jacopo Gonzato, ispirati al Timeo di Platone, che producono naturalmente suoni al passaggio dello spettatore, e poi verso la seconda, che dell’armonia evoca la rottura, con la video installazione con la scomposizione/disgregazione e ricomposizione del Partenone ancora di Dies_. Un percorso vario che presenta l'uomo di Vitruvio (il cui De Architectura nutrì Palladio e i suoi Quattro libri, caposaldo della teoria della proporzione), il suo specchio femminile (la Gianna Nannini di Pistoletto e l’opera di Erica Tamborini), il carattere alfabetico rispettoso della proporzione aurea disegnato da Pacioli e precursore dell’Helvetica, per arrivare al corpus del Terzo Paradiso portato anche a Vicenza dal maestro di Biella, che ruota intorno a una rivisitazione del simbolo matematico dell’infinito in cui è inserito un terzo “occhio” a simboleggiare la relazione tra due elementi, in auspicio alla co-creazione di una terza dimensione o entità. Una dimensione relazionale a cui il visitatore è chiamato a partecipare nella grande installazione incentrata sul linguaggio e sulla responsabilità generativa del singolo, che fa pensare anche alla funzione dell’arte – e viene in mente Solo l’arte può salvarci, di Santiago Zabala (Politi Seganfreddo Edizioni , 2023, p. 100), uscito in italiano quest’anno. Alla fine del percorso, che comprende una sala in cui giocare con il puzzle dell'intarsio infinito del matematico Robert Penrose e con le immagini frattali di squame e conchiglie, si riesce a cogliere la pervasività e il mistero di questo rapporto numerico che informa anche molti elementi del nostro quotidiano, dall'ormai scomparso ipod all’uccellino azzurro di Twitter, anche lui appena messo in pensione, dal rettangolo giallo del National Geographic alla mela di Apple, costruita a partire dall’aurea successione di numeri Fibonacci. Dopo la prima parte in Basilica, più grandiosa ed evocativa, riesce molto efficace il prosieguo più raccolto a Palazzo Cordellina, in cui la persona Pacioli vive nell'esposizione degli originali degli scritti suoi e di altri contemporanei, illustrata da tavole esplicative benissimo concepite, e in un video che mostra le sue divine proporzioni nel Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini, e che invoglia alla visione dell’emozionante tavola nella vicina chiesa di Santa Corona.

Quando si esce dalla mostra, nell’armonia fuori dal tempo del centro di Vicenza, dopo aver sfiorato le corrispondenze arcane tra leggi matematiche, natura e bellezza, ci si porta dietro un senso di insondabilità e di piccolezza. Un sottotitolo perfetto sarebbe proprio quello del libro di Pistoletto del 2022: “La formula della creazione”.

La proporzione aurea. Un viaggio tra emozioni, armonia e conoscenza, a cura di Rolando Bellini, Basilica Palladiana, Vicenza
1 Ottobre – 10 Dicembre 2023
dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso 17.30). Chiuso il lunedì.
Biglietti disponibili a questo link: (è comunque attiva la biglietteria per tutto il periodo della mostra)

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