Prada in stile Diego Rivera

11 Marzo 2014

Lui, uno dei fotografi più famosi nel panorama internazionale. Lei, una delle stiliste italiane più rinomate ed eleganti del fashion system. Una collezione dai colori accesi, saturi, giocati sulle geometrie delle forme e su continui e repentini cambi di texture. Miuccia Prada ha scelto Steven Meisel per la campagna pubblicitaria di questa primavera 2014.

La visione creativa della signora è stata enfatizzata magistralmente dal fotografo statunitense che trasferisce tutta l’energia della collezione sul piano bidimensionale. L’ispirazione per tutti gli scatti sembra davvero venire dai murales, quelli messicani ad esempio, quelli di Diego Rivera per intenderci. Colori che invadono lo spazio, grandi figure, forte bidimensionalità, immobilismo ed energia.

 



È stata come un’evoluzione. All’inizio, appena lanciata la campagna sui quotidiani o sulle pagine patinate delle migliori riviste di moda, primeggiavano gli scatti di gruppo. In quelle immagini, una decina di modelle, fissava quasi senza alcuna espressione – se non quella dell’eleganza – l’obiettivo. A parlare sono gli abiti d’altronde, e gli accessori, forse veri protagonisti della stagione. Loro, le modelle, sono pettinate tutte allo stesso modo e come personaggi di una storia lontana si fanno rappresentanti di un unico stile, giocato sui contrasti cromatici e sulle stampe.

 



Ora, sfogliando alcuni dei nostri quotidiani, Meisel ci porta dentro ai murales.
Con la tecnica del più classico zoom fotografico, dal gruppo si arriva al singolo, dalla massa all’individuo. Viene lasciato a noi decidere se sono nuove immagini o veri ritagli: si intravedono altre modelle anche in questi piccoli ritratti, ma solo un piede o una gamba.

 

 

L’individuo non è da solo, anzi. Fuori dall’inquadratura la nostra mente è portata a completare la parte mancante, ad immaginare come continui quella stampa, quella borsa o quel soprabito. Come in un libro d’immagini, speriamo quasi di intercettarne una nuova sfogliando un’altra rivista come a voler completare una narrazione più complessa che non si esaurisce in un solo scatto.

 



Sono immagini concatenate e la scelta di pubblicare prima il tutto per la parte non fa che creare un’aspettativa nel pubblico, o meglio, nel consumatore. Un lavoro fotografico completo, che si allinea perfettamente con la collezione e riesce a darne idea ed espressione visiva, proprio come i murales messicani riescono a raccontare storia ed eventi di un popolo.

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