Tipi Umani Particolarmente Strani
Nei giorni otto e nove ottobre si è tenuto in Sapienza il quarto AUTcamp, manifestazione organizzata dall’Associazione Neuropeculiar, per la promozione dei discorsi su quelle forme di non conformità alle attese dell’altro nell’interazione in presenza che prendono il nome di neurodivergenze. Neuroscienziati, antropologi, epistemologi delle scienze umane, sociolinguisti, psicologi, sociologi e semplici cittadini si sono incontrati per evocare lo Spettro dell’autismo. Gli interventi alla non conferenza, eccellenti e difficilmente collocabili in altri contesti, sono fruibili dalla pagina Yutube dell’Associazione, ci focalizziamo ora su uno degli esiti del lavoro di Neuropeculiar che ha avuto spazio promozionale nella manifestazione, la produzione di un volume collettivo che raccoglie, in modo anarchico, volontaristico ed eventuale, una molteplicità di contributi di persone interpellate dai discorsi. Lo faremo proponendo il testo inaugurale in cui Popi Porrini propone una riconsiderazione complessiva del discorso sulle non conformità relazionali, cognitive, sensoriali, esistentive e d’ogni altro genere, ricollocandole nello spazio della loro evenienza, riportando diagnosi cliniche nel mondo sociale in cui si sono manifestate come modalità di vita inedite, inusuali e talvolta, a qualche livello, problematiche, e promuovendo vettori di affermazione emancipativa.
Manifesto TUPS
Redatto da Popi Porrini ad uso del soggetto eventuale collettivo TUPS
Manifesto
Un manifesto asseconda la necessità di dare forma a una prospettiva differente su ciò che ne è oggetto, è affermativo, è l’evento di una presa di parola che si vuole atto della proposta di un progetto inedito. Le avanguardie, politiche, culturali, vi ricorrono per affermare la propria specificità e il proprio orizzonte di pensiero e azione. Un manifesto è un invito a unirsi a ciò che si sta costruendo. A sottoscriverne le intenzioni.
Il manifesto TUPS nasce in questo spirito, a motivarlo è l’insoddisfazione profonda per gli sviluppi di un orizzonte discorsivo che negli ultimi decenni è cresciuto in modo esponenziale, ma che vediamo sempre più rapprendersi nella sua matrice istituzionale originaria, l’inscrizione in forme di devianza dalla norma secondo categorie mediche, dilapidando uno straordinario potenziale affermativo, inclusivo, proattivo.
Il Manifesto TUPS vuole tagliare definitivamente il cordone ombelicale, ormai ridotto a guinzaglio, che lega le non conformità relazionali, cognitive, esistentive, sensoriali, fisiche e quant’altro, ai nomi che le hanno proiettate sulla ribalta sociale. Alle formule con cui la loggia dell’American Psychiatric Association le ha nominate, ponendole in essere.
Tipi Umani Particolarmente Strani
L’acronimo TUPS si è generato nelle reti sociali in riferimento a un curioso libretto che tratta di una delle forme di non conformità TUPS, Tipi umani particolarmente strani: La sindrome di Asperger come oggetto culturale.
Tipi umani rimanda all’opera di Ian Hacking, epistemologo delle scienze umane straordinariamente brillante, nonché indubbiamente TUPS. Nei sui articoli, a partire dagli anni Novanta, e soprattutto nelle lezioni al Collège de France degli anni Duemila, Hacking introduce la nozione di Tipi umani, distinta da quella di Tipi naturali, in quanto caratterizzata da ciò che chiama looping effect, effet de boucle, la retroazione per cui le determinazioni che caratterizzano una tipologia umana vengono ridefinite dai tipi umani che ne sono individuati. È esattamente tale retroazione virtuosa ciò che TUPS vuole sollecitare.
Particolarmente strani è lo specifico di TUPS, “particolarmente” punta alla singolarità. È sempre Hacking a rimarcare in ogni occasione come non ci siano due “autistici” uguali. Se ciò è sottoscritto dalla biologia e dalle neuroscienze, è tanto più evidente sul piano empirico, dei tantissimi TUPS che ho conosciuto, non ne ho mai trovati due uguali. Come notava giustamente un altro teorico a cui non posso che voler bene, “la sindrome di Asperger è un vettore di differenziazione, non un piano di omologazione”. Chi vi è individuato è tanto differente da chi non lo è, quanto e tanto più dagli altri che condividono la stessa etichetta. Etichetta che altro non dice, del resto, che la S di TUPS, “strani”.
Neurodiversità e il test di TUPS
“Perché non riesci a comportarti da persona normale, per una volta nella vita?”
Un primo, geniale, tentativo di pensare TUPS si deve a Judy Singer, autrice australiana che nel 1998 ha coniato il termine “neurodiversità”. L’articolo in cui lo propone è comparso in un volume che ha segnato una svolta nei Disability Studies (Disability Discourse, curato da Mairian Corker e Sally French nel 1998), in quanto li ha aperti a prospettive fino ad allora inedite, e ha per titolo “Perché non riesci a comportarti da persona normale, per una volta nella vita?” Da un problema senza nome all’emergenza di una nuova categoria della differenza.
La prima parte del titolo può essere definita il “test di TUPS”: se dall’infanzia ci si è sentiti ripetere a cadenze regolari la frase, si è legittimati a considerarsi inscritti nel meraviglioso mondo TUPS.
Perché dunque non sottoscrivere un termine ormai più che ventennale e dalla straordinaria fortuna? Cosa tiene TUPS della neurodiversità, e cosa è problema?
In primo luogo va chiarito il senso del termine nella sua valenza originaria. Come l’affermazione dell’inclusione scolastica, per lo più, nella pratica si è limitata a un mutamento di nome per pratiche rimaste immutate e che prima si chiamavano integrazione scolastica, così in tanti contesti neurodiversità ha finito per dire in modo aggiornato “autismo”, fino ad aberrazioni come “affetto da neurodiversità” o “con neurodiversità”. Neurodiversità voleva essere un corrispettivo di biodiversità, la differenza delle forme di vita è una ricchezza in sé, va valorizzata, è risorsa da non dilapidare, così forme differenti di relazione al mondo ampliano lo spettro degli sguardi possibili. Prospettiva assolutamente sottoscrivibile e oggettivamente sacrosanta.
Ciò che TUPS dice in più sta nell’elisione della matrice cerebrale, che rimanda al neuro hype e in definitiva al guinzaglio medico-neurologico-psichiatrico cui si è accennato, per riportare TUPS al luogo della sua evenienza, l’interazione sociale, le sue aspettative, le norme implicite, o esplicite ma fittizie, che prescrivono le forme della sociazione.
TUPS è inoltre oltre la figurazione di una norma da cui si differisca (se ciò era implicito nel senso originario di neurodiversità, si è perso quando si è contrapposto a “neurotipico”) si nega a partizioni we-them, è pura affermatività di una non conformità surdeterminata senza rimando a un conforme, è l’evento singolare dell’inatteso che mette in questione in primo luogo l’atteso, ne amplia i confini, chiama alla fluidità nelle relazioni, alla contemplazione del non contemplato, alla sua legittimazione. Una delle citazioni che aprono il libretto sui tipi strani è da Fureur et mystère di René Char, amata tanto da Foucault da riproporla in almeno due occasioni, “Compagnons pathétiques qui murmurez à peine, allez la lampe éteinte et rendez les bijoux. Un mystère nouveau chante dans vos os. Développez votre étrangeté légitime”. (Patetici compagni che a stento mormorate, andate con lampada spenta e restituite i gioielli. Un mistero nuovo vi canta nelle ossa. Sviluppate la vostra legittima stranezza). A null’altro chiama TUPS, senza diagnosi, senza inscrizioni, senza che modalità esistentive, specificità sensoriali e cognitive, forme di relazioni al mondo non previste vengano inscritte nel patologico, nella devianza da redimere con ginnastiche adattative e terapie riparative. TUPS è la legittimità della propria stranezza.
Oltre lo sguardo medico
Il titolo di un altro libretto, presto di due, dell’autore del testo eponimo è L’autismo oltre lo sguardo medico. Tematizzare cosa voglia intendere credo possa chiarire il senso della proposta TUPS. I Disability Studies, ora Critical Disability Studies, sono nati in reazione ai due modelli egemoni della disabilità, quello religioso-caritativo e quello medico. TUPS in qualche modo a sua volta, in quanto prospettiva affermativa, è il tutt’altro dalla pietà mediatica, televisiva, cinematografica, per il non conforme, che fa stringere i cuori delle damine di carità e allentare i lacci dei loro portamonete, dai bambini delle fate e dalle sagre delle mille bolle blu.
Al contempo è oltre lo sguardo medico, non nel senso che l’opzione siano medicine alternative, esecrabili per lo più a parte quelle ludiche, ma perché lo sguardo medico, egemone da più di due secoli, finisce per totalizzare la vita delle persone. Sacrosanto ogni intervento che migliori la vita di chiunque, sacrosanta la ricerca seria in ambito medico. Oltre lo sguardo medico significa due cose, in primo luogo che per la maggior parte delle condizioni TUPS, la medicina non ha strumenti di intervento, non c’è cura, le pratiche educative strutturate possono aiutare in qualche caso nell’acquisizione di capacità di base, ma hanno solo da guadagnarci a dismettere tutta la fuffa teorica con cui cercano di accreditarsi come scientifiche ed evidence based, banalmente, non lo sono. Non c’è scienza che dell’individuale, e dell’epifenomeno.
Il secondo senso è ben più significativo, e punta all’eccedenza culturale del discorso sulle non conformità relazionali, sensoriali, cognitive, comportamentali, rispetto allo sguardo medico appunto che le ha individuate in origine. Questo di più culturale, le sue infinite manifestazioni che non hanno alcun rapporto con le categorie medico-psichiatriche e coi saperi che le hanno poste in essere, sono di pertinenza TUPS. L’orizzonte di ricerca dei Critical Autism Studies, più propriamente, la TUPS theory, la ricerca sull’eccedenza dall’atteso secondo le infinite coordinate possibili in cui si può sviluppare, ha tantissimo più da dire, in prospettiva emancipativa, affermativa. Tutte le strategie di indagine delle scienze sociali sono a disposizione per raccogliere frammenti discorsivi significativi, la TUPS theory è multidisciplinare, intersezionale, aperta al dialogo su ogni fronte. Non ha verità date da difendere e propone ogni sua elaborazione come concreto di senso che dall’essere messo in questione può solo arricchirsi. Il suo criterio di verità non è la trascendenza dell’evidence based, per lo più imposta dall’ordine del discorso disciplinare, e quasi mai autoevidente, ma la capacità di evidenziare positività trascurate, di decostruire forme ossificate e di rilanciare l’azione autoaffermativa di soggettività collettive disabilitate dalla norma. Norma relazionale, comportamentale, sensoriale, cognitiva.
Urge TUPS?
Ha senso proporre un indifferenziato e l’analisi di tale indifferenziato? TUPS lo è, il suo oggetto è un effetto contestuale surdeterminato che prende senso in un orizzonte sociale e culturale determinato. È troppe cose, ma anche la categoria che dice il medesimo dalla prospettiva dell’inscrizione medica, “autismo”, è troppe cose, per quello a cadenze regolari ne viene proposta la dismissione. TUPS è una provocazione del discorso, il suo valore eventuale viene dai suoi esiti pratici. TUPS invita a ripensare le stesse cose in modi differenti, la sua urgenza sta nella reazione alla stanchezza delle partizioni tra fronti, agli slogan vuoti che differenti soggettività coinvolte nei discorsi recitano stancamente per dire il luogo della propria enunciazione, nella necessità di andare oltre, di pensare e ripensare, di alzare l’asticella del discorso, di prefigurare tattiche e strategie di azione condivise che non si rattrappiscano in affermazione dell’ego ipertrofico e ferito di chi parla. TUPS urge come monito collettivo: sviluppate la vostra legittima stranezza.