Vincenzo Latronico: prendere le api per il pungiglione

12 Giugno 2013

La mentalità dell’alveare, ultimo libro di Vincenzo Latronico, si potrebbe definire, se il termine non suonasse ad alcuni dispregiativo, un instant book o meglio una instant story. Questo per stessa ammissione dell’autore nella nota introduttiva (“Questo libro è stato scritto di getto in seguito alle elezioni politiche del febbraio 2013”, e più avanti definisce il libro una storia), ma soprattutto per una scrittura asciutta e precisa dal pugno ben saldo, come una partita a scacchi che avvinghia occhi e mente e non ti molla. È una storia instant dunque perché cadenzata all’instante, ritmata sul di-battito di questi tragicomici mesi post-elettorali italiani – e sul battito di cuore e mente, sempre più sballato nel corso della loro storia personale, dei due protagonisti, Leonardo Negri e Camilla Ottolenghi, giovane coppia d’italiani che s’avvitano da subito su salde scelte mature – comprare casa, fare carriera, mettere su una piccola ONLUS... sebbene arriveranno poi a consumarsi fino al divorzio (del quale non saranno i soli responsabili... – non vi preoccupate: l’autore stesso spoilera nella prime pagine). È un libro instant e arguto, come un teorema, perché per primo al traguardo inquadra, sfida, e rende chiaro un celebrato mutamento radicale di questi anni: il passaggio dalla militanza ideologica alla militanza genericamente post-politica, dal basso – e a volte cupo bassofondo – della Rete, presa come unico metro di una democrazia diretta e all’apparenza trasparente, che tuttavia preoccupa l’autore. E me con lui.

 

Il libro è così, diciamolo senza troppi giri, un ritratto oculato, per niente affascinato, del Movimento 5 Stelle, che qui appare come una affollatissima Rete dei Volenterosi (RdV). E Latronico ci dona un modellino narrativo della mentalità del Movimento piuttosto che una requisitoria fin troppo facile del suo Capo – un Grillo che appare ancora in forma animale come un più flemmatico e meno sguaiato Pino Calabrò, un ex-anchorman di programmi tv sui diritti dei consumatori, e che si limita ad aleggiare sopra il cliccatissimo Alveare, il megaforum dove i Volenterosi discutono, votano, fanno e disfanno le loro pratiche e leggi. Con una differenza però rispetto alla realtà: queste api volenterose, operose, stanno proprio al governo, hanno spazzato tutta la vecchia politica italiana in pochi anni. Tanto che pare confusa la distinzione tra il governo e l’Alveare stesso. Tanto che gli eletti sono hyphenated: sono i cittadini-eletti, mai devono dimenticarlo, perché sempre, in modo trasparente, sotto controllo panoptico di tutti.

 

 

È proprio in questa paranoia da sorvegliati e sorveglianti, in questa iper-discussione che indistingue e vota tutto a referendum dal basso, che si consuma la relazione dei due protagonisti, dei quali, attraverso molti rovelli, paiono consumarsi anche facce e psicologie a suon di click altrui, di thread aperti e chiusi sulle persone come ghigliottine, di sospetti che mortificano le individualità – complice anche l’onnipresente stampa nazionale che bracca la RdV, in attesa che il giochino dell’uomo qualunque si sfaldi per debolezza privata. Pare di star davanti proprio all’apologo delle api di Mandeville, rovesciato.

 

La storia che Latronico sceglie per La mentalità è semplice: Leonardo, ricercatore appena nominato dell’Università di Milano, e Camilla, si sposano. Decidono di comprar casa a Milano, nel vecchio quartiere dove affittavano quando erano studenti, e alla prima difficoltà imbracciano un escamotage: usano a loro favore una legge anti-pignoramento sulla prima casa, decretata proprio dalla RdV, facendo passare per seconda un effettivo primo acquisto via mutuo. Sull’onda euforica della mossa, Leonardo apre una ONLUS, Casa2.0, che ha lo scopo di dar consulenza alla scelta di un mutuo per la casa con mezzi affini. In parallelo Camilla avvia la propria carriera politica in consiglio comunale e cresce, prima rimasta nell’ombra, in stima e potere all’interno della RdV stessa. Tutto s’incrina ben presto, e Leonardo, che intanto è riuscito persino ad ottenere una rubrica sul The Guardian, è sospettato di perseguire interessi personali per Casa2.0 spacciandoli a nome del movimento, di cui era sempre stato un sostenitore, ma mai vero rappresentante. Camilla lo salva più volte dalle imboscate becere dell’Alveare, dagli attacchi degli utenti che rivendicano ognuno il proprio “sospettino”. Fino a che non può niente. L’espulsione dal movimento pare portare all’espulsione dalla vita stessa della moglie. Il teorema, l’apologo, si chiude, la coppia si sfalda disamorandosi sotto la serrata logica della democrazia diretta.

 

 

Nel parlare del M5S, Latronico scrive l’apologo della nostra generazione: è impensabile togliere volti, inquietudini, strategie di una generazione, la nostra di nati negli Anni 80, in cui un certo tipo di militanza si è confusa, rabberciata da un lato, e dotata di nuovi media asfissianti dall’altro, che continuamente necessitano di una legittimazione condivisa orizzontalmente. Lo stesso M5S, è noto, accoglie oggi rigurgiti da Movimento sociale, rivendicazioni populiste, battaglie condivisibili, kefie rispolverate e confusi acquirenti di polizze assicurative, un mix letale che lo rende equidistante sia dalla destra che dalla sinistra, e in cui non ci ritroviamo più o a fatica. Non a caso, il libro si apre con un’istantanea del primo incontro dei due coniugi ancora studenti a far fotocopie illegalmente, come a indicarci come l’ultima generazione della lotta ideologica e ciclostilata, e la prima, confusissima, della rivolta liquida e moderata in forum online. 

 

In chiusura, se volessi trovare una pecca a quest’apologo, la si potrebbe chiamare quella dell’apicoltore: che maneggia le sue api con cura e mai si sognerebbe di prenderle dal pungiglione. Per non farsi pungere, Latronico si addentra ben protetto – nonostante il suo pathos generazionale sia sempre acutissimo, come dimostrato anche in passato – nell’intrico della democrazia diretta e il suo sogno-incubo, con un contenimento stilistico e un’edizione, un controllo verbale e tonale mai slacciati. A far così, si prende forse un po’ il rischio di cadere moralisticamente dall’altra parte della barricata. Perché se un grillino d’oggi c’è da biasimarlo nella sua sguaiata militanza di mille denunce campagne assalti censure proteste a 360º e 365 giorni di moderazione forum velenosa, non è che un altro tipo di militanza intellettuale, sebbene meno viscerale e meno ingenua, se la passi bene e abbia stelle salde in cielo per la propria navigazione. Affatto.

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