I trent'anni di Qiqajon

26 Maggio 2014

La casa editrice della comunità monastica di Bose, Qiqajon, ha compiuto trent'anni: un traguardo di tutto rilievo per un editore che pubblica solo saggistica religiosa. Ideata e fondata da Enzo Bianchi, priore della comunità, insieme a Guido Dotti, che oggi ne è l'amministratore delegato, e a pochi altri confratelli, ora occupa a tempo pieno una decina di fratelli e sorelle. Pubblicazioni inizialmente molto sobrie – per non dire spartane – prodotte interamente all'interno del monastero, ma distribuite sin dal 1984 su tutto il territorio nazionale, espressione delle passioni e delle competenze di coloro che si raccoglievano nel monastero, studiosi esperti e appassionati, traduttori di lingue antiche e moderne, esegeti e teologi.

 

Per celebrare quest'anniversario, Qiqajon ha pubblicato, di recente, un Catalogo Storico 1983-2013 in cui, attraverso i titoli e le immagini di copertina dei molti libri pubblicati fin qui, se ne possono leggere in filigrana la storia e le finalità. Nella premessa Enzo Bianchi si chiede: "Trent'anni fa, dando vita a una casa editrice, mi sarei immaginato di dovere scrivere un giorno, la premessa a un catalogo storico di oltre 800 titoli? Francamente non saprei dirlo".

 

 

In effetti, le probabilità che Qiqajon avesse vita breve erano alte, e i suoi fondatori, sin dalla scelta del nome, hanno voluto segnalare questa possibilità e, nello stesso tempo, il fatto di non temerla. Qiqajon era una parola per lo più ignota e difficile da pronunciare correttamente in italiano (kikaiòn) – scelta di marketing discutibile, perché di norma per lanciare sul mercato prodotti nuovi si consigliano nomi invitanti e facili da ricordare. Questa, invece, è una parola ebraica che compare una sola volta nella Bibbia, nel libro di Giona, a designare la pianticella –forse un ricino, com'è detto nelle traduzioni in italiano, anche se non è per niente chiaro che tipo di pianta sia – che il Signore fa nascere e crescere in poche ore per consolare il profeta assurdamente amareggiato perché Dio non ha distrutto la grande città di Ninive. Nella sua tristezza, Giona trova conforto dal sole infuocato del deserto nell'ombra di questa pianta, ma il giorno dopo, attaccata da un verme, essa muore; a questo punto, disperato e sdegnato con Dio, egli invoca la morte a gran voce ma Dio, in un dialogo breve e ironico, lo invita a comprendere le ragioni del suo agire con misericordia.

 

Una cosa bella, capace di offrire conforto per il tempo in cui vive, senza certezza del domani ma nella convinzione che il senso di provvisorietà non deve impedire o dissuadere dall'agire: questo voleva essere Qiqajon, come ha spiegato Enzo Bianchi in un incontro pubblico tenuto al Circolo dei Lettori di Torino. Neppure gli argomenti dei testi pubblicati – all'inizio tre o quattro l'anno, oggi tra i venti e i venticinque – rientrano tra quelli che potremmo definire di successo: "Le aree tematiche affrontate spaziano da opere rabbiniche medievali e di autori ebrei contemporanei, ai padri della chiesa, alla liturgia, a temi biblici e spirituali, a testi della sapienza umana che aiutino a trovare senso per la vita personale e la convivenza civile", spiegano i monaci.

 

E se oggi i temi religiosi hanno conquistato un certo pubblico, soprattutto per il peso che le religioni hanno avuto in molti eventi traumatici accaduti nell'ultimo quindicennio, negli anni ottanta la fede e la spiritualità non erano interessi diffusi. Raccontando la storia padre Bianchi nomina due 'colossi' dell'editoria religiosa – le Dehoniane e la San Paolo – che rifiutarono la sua proposta di pubblicare i primi libri scritti, curati o tradotti dai monaci di Bose, sostenendo che non avrebbero trovato mercato. E mentre racconta Bianchi prova, forse, un misto di amarezza e soddisfazione nel potere dire, a distanza di trent'anni, che non solo quei libri il mercato l'avevano, ma era abbastanza grande da permettere un certo guadagno (la casa editrice è oggi per la comunità di Bose una buona fonte di reddito).

 

 

Come tutti i progetti editoriali, Qiqajon è l'espressione dei pensieri, degli ideali e degli obiettivi delle persone che l'hanno fondata e la portano avanti, di una comunità di uomini e donne colti, innamorati di Dio, dell'uomo e della bellezza, desiderosi di condividere con il mondo i risultati delle loro fatiche e le ragioni della loro fiducia, certi che ogni vita è significativa e degna di rispetto. E lo fanno senza frapporre steccati, barriere, rigidità, aperti verso ogni uomo e ogni credenza, laica o religiosa che sia. Una grande disponibilità, conseguenza dell'essere una comunità interconfessionale che comprende membri delle chiese cattolica, ortodossa e riformata, e ospita spesso studiosi appartenenti al mondo ebraico, musulmano e non solo. Deriva da questo una peculiare varietà di sensibilità, all'interno di un comune sentire religioso, che si riflette nei titoli dei libri pubblicati.

 

La maggiore forza di Qiqajon sta nella sincera ricerca e nella valorizzazione di tutto quanto nelle culture e nelle religioni favorisce l'umanizzazione dell'essere umano, una tensione in cui ogni barriera ideologica e settoriale, ogni steccato tra diverse tradizioni e punti di vista si abbatte nell'obiettivo comune di donne e uomini di buona volontà di esprimere un'idea di bellezza e bontà condivisa, umana e spirituale. E' un movimento in cui l'appartenenza religiosa non divide, ma piuttosto unisce i credenti di ogni tempo e di ogni tradizione, rendendoli compagni di viaggio e di avventura di tutti quelli che, pur non credendo in Dio, credono nell'umanità, nei valori positivi che, per usare un'espressione molto amata a Bose, abitano l'essere umano.

 

In quest'ottica, credere in Dio non toglie libertà, non crea chiusure, al contrario, suscita rispetto e amicizia nei confronti di ogni essere vivente, compresi gli animali e l'intero creato, come testimoniano, per esempio titoli quali Uomini e animali, di Enzo Bianchi, Pietro Chiaranz, Anne-Laetitia Michon (2011), Elizabeth Theokritoff, Abitare la terra. Una visione cristiana dell'ecologia (2012) e AA.VV., L'uomo custode del creato (2013). In una visione e in un catalogo di questo genere, può trovare posto anche un titolo come Contro la religione di Christos Yannaras (2012), libro in cui l'autore auspica una riforma della chiesa che la conduca a essere di nuovo "attualizzazione della novità cristiana"; o Padre nostro che sei in terra. Per credenti e non credenti (2013) in cui Josè Tolentino Mendoça invita a riconoscere "in questa preghiera una traccia per il cammino dell'uomo in quanto uomo, ancor prima delle sue credenze e delle sue appartenenze confessionali"; o Il cammino ecumenico (2012) di Kurt Koch, in cui senza ambiguità si denuncia come scandalo evidente la divisione e l'inimicizia tra i cristiani.

 

Ricerca, ascolto, conoscenza, dialogo, amicizia, umanesimo, bellezza, amore per le cose ben fatte e rispetto per l'altro sono alcune delle parole che meglio suggeriscono lo spirito che anima la comunità di Bose e che si esprime anche attraverso la pubblicazione di libri curati in ogni dettaglio, nelle copertine, nella grafica e nella stampa. Ne risulta una pressoché totale assenza di quei refusi ed errori di stampa, che sempre più di frequente funestano anche i libri delle editrici più prestigiose rendendo irritante la lettura di testi per altro pregevoli. Il traguardo raggiunto e la perdurante attualità del catalogo di Qiqajon dimostrano, in fondo, che preferire la qualità rispetto a puri calcoli di convenienza economica, può essere una scelta vincente.

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