Porci a Roma
Non vi è solo il grottesco e l’assenza di pudore, negli scatti della “festa romana” che occupa le prime pagine dei giornali. Al trionfo del cattivo gusto nei volti e nei corpi completamente offerti, si aggiunge la novità della maschera e della romanità interpretata come orgia del piacere.
Tutto mescolato: da Circe, che con la romanità c’entra poco, alle “ancelle”, come se i romani usassero le ancelle come “escort”, alla scena dell’Olimpo in cui l'unico assente è Zeus. Non si tratta di una libera interpretazione del tema, ma di isolare i dettagli più facili, quelli che paiono efficaci per suggerire la trasgressione. Tuttavia manca, in questa sceneggiata, ogni tensione e quella la linea di divieto attorno cui giocare una continuo e provocatoria trasgressione. Tutto falso, anche il porno.
Circe ammaliava e trasformava in porci con la magia di un gesto, qui invece anonime signorine, più o meno attempate, più o meno fidanzate, ragazze immagine, escort, intrattengono uomini che si illudono sia di poter giocare ai maiali, sia di poter smettere il gioco, tolta la maschera.
Senza accorgersi che non possono né l’una né l’altra: la maschera non regala loro il potere di una sessualità disinibita, e l’assenza di maschera lascia sul loro viso l’ossessione di tale sessualità sempre mancata, poiché soltanto simulata in un gioco di ruolo in cui i fili si muovono per ben altre forze che Eros e Desiderio.
Niente seduzione, niente mistero, niente di niente oltre il dato. Non c’è modo di accedere, qui, all’immondizia che ci portiamo dentro. Nessun erotismo, dunque.
Persa la misura del gusto, ci si rifugia nella quantità della sensazione, chiamandola provocazione e pensando di averla iscritta, con trucco e costume e maschera, in un universo di senso: ecco la pornografia.
Berlusconi, lo Zeus dell’Olimpo grande assente? “Magari fosse venuto”, nelle parole dell’organizzatore delle feste, Carlo De Romanis.
http://video.corriere.it/backstage-olympus/7f7a5eee-026e-11e2-9f2e-6124d1c3f844