Minions. Felicemente irresponsabili

23 Settembre 2015

I Minions è un film cattivissimo ma la responsabilità di cotanta cattiveria non è, una volta tanto, riconducibile al “buon” Gru, protagonista della serie Cattivissimo me, di cui il film rappresenta il prequel. Ci sono, infatti, ragioni ben più essenziali della strampalata quanto, in fin dei conti, innocua cattiveria da lui esibita che permetterebbero di giungere a simili conclusioni.

 

 

Le ragioni hanno, piuttosto, a che fare con l’infelice esordio del film: «i Minion sono esistiti fin dall'alba dei tempi e hanno un solo scopo: servire il padrone più cattivo al mondo». Non c’è dubbio che si tratti di un’accusa veramente sgradevole e infamante, che, nel film, viene, peraltro, proclamata pacatamente, come si trattasse di mera ovvietà, fatto scientifico tanto scontato quanto incontrovertibile. A rafforzare questo effetto, non a caso, nella versione italiana, ritroviamo Alberto Angela, che si esibisce nella qualità di voce narrante del film sfoderando il consueto tono finto-interessato da speaker dell’ennesima clip in cui il leone mangia la gazzella. Assistiamo così, come in un documentario, a una carrellata di situazioni degna del più meccanico materialismo storico, in cui si possono riconoscere i piccoli Minion lungo varie congiunture ed epoche del passato, affaccendati nel loro unico obiettivo: servire il più forte, poco importa che si tratti di un preistorico dinosauro o di Napoleone Bonaparte.

 

Inutile dire che, per noi, la loro colpevolezza rimane tutta da dimostrare. Basterebbe, infatti, allungare lo sguardo agli altri due episodi della serie, ovvero Cattivissimo me e Cattivissimo me 2, per capire che le cose non stanno effettivamente così, se è vero che Gru, il cattivissimo protagonista della serie si converte e diventa buono già dal primo episodio, senza che questa evenienza determini, da parte dei piccoletti, alcuna volontà di abbandono del capo ormai convertito al bene. O, ancora, se è vero che quando la banca sospende i finanziamenti al suo progetto di rubare la luna, sempre Gru, a corto di liquidità – e, una volta tanto, addolorato – pensa di licenziarli e lasciarli liberi di inseguire la loro fortuna. Padrone, buono o cattivo che sia, quindi, nel senso di datore di lavoro e non di sovrano da riverire e servire supinamente. Come sanno tutti gli operai degni di questo nome, le due accezioni non sembrano davvero assimilabili.

 

 

Ecco perché l’introduzione del film (insieme al ridicolo resoconto delle loro peregrinazioni alla ricerca di un cattivo da servire) rischia di sviare, infierendo, gratuitamente e senza possibilità di appello, sulle incolpevoli creaturine gialle, già da qualcuno puntualmente accusate di essere cattivissime pure loro e diseducative promotrici di un’educazione altrettanto prevedibilmente servile verso i potenti.

 

Per fortuna, i Minion sopravvivranno all’ingloriosa messa in scena della loro genealogia e anche alle critiche di questi soloni. Ciò che voglio dire è che il successo dei Minion è qualcosa di molto più grande e interessante di questo film frettoloso e bruttarello, pieno di citazioni pop ovvie e scontate, un film che al valore creato dai suoi antesignani deve tutto, compreso il fatto di essere diventato la terza pellicola di animazione per incassi della storia del cinema. Ma, allora, chi sono i veri Minion? E che cosa ci dicono davvero?

 

Stiamo ai fatti. I Minion sono personaggi piccoli e gialli che riconosciamo, come abbiamo già detto, aiutanti del cattivo Gru, il quale, a sua volta, tiene molto a essere considerato come il criminale più cattivo di tutti i tempi. Gru è tanto squattrinato quanto geniale, tanto timido e solitario quanto elegante e ambizioso ma soprattutto vuole emergere dall’anonimato, facendo, da perfetto self-made man, carriera nel mondo del crimine. La sua caratteristica è pensare in grande, cosa che, come da copione, non può che richiedere pianificazione e organizzazione, controllo dei dettagli e tensione verso l’assoluto. La sua volontà di potenza non può permettersi distrazioni né cedimenti sentimentali. È freddo e calcolatore, controlla ogni minimo dettaglio della sua vita: dalla sua mise dandy (il suo personaggio ricorda il cattivo bondiano per definizione Ernst Stavro Blofeld) fino al progetto dei suoi diabolici strumenti, tutto è controllato, razionalmente calcolato, puro e perfetto. La sua cattiveria sta tutta qui, nella sua dedizione totale al progetto (avete mai fatto caso alla somiglianza fra Blofeld e Johannes Itten, il famoso teorico dei colori del Bauhaus?), nella sua disponibilità a invertire mezzi (piegare l’umanità) e fini (pur di ricevere un apprezzamento dalla castrante mamma) servendosi spudoratamente delle opportunità offerte dalla ragione tecnologica e dalla burocrazia. I Minion sono la sua forza lavoro. Essi rappresentano una simpatica parodia dell’uomo-massa, che annulla ogni individualità in nome di un’identità collettiva.

 

 

Nonostante i fallimentari tentativi di restituire una caratterizzazione individuale ai personaggi del film (chi riconoscerebbe, una volta uscito dal cinema, Bob da Kevin e Stuart?), i Minion sono innanzitutto ingranaggi del sistema, tutti uguali in tenuta da lavoro (ma diversi in piccoli insignificanti dettagli), tutti intercambiabili pedine al servizio del loro amato Gru. Il rapporto con il loro capo è, quindi, essenzialmente paternalistico (solo lui riesce a distinguerli e li chiama per nome), essi gli delegano ogni responsabilità (e quindi ogni cattiveria) e si muovono nello scenario industriale che li comprende come bambini in un parco giochi. Proprio come i loro piccoli spettatori, sono buffi e goffi, ingenui e naif, amano giocare, scherzare fra loro e con gli altri, sono sempre pronti ad aiutare il prossimo combinando il più delle volte sonori pasticci. Essi vivono alla giornata, senza un progetto definito e, proprio per ciò, sono felici, valorizzando, nel loro piccolo, ogni occasione di relazione che la vita offre loro. Ecco perché pur essendo al servizio dei piani diabolici del Cattivissimo, non possono che risultare innocenti.

 

Se la vita di Gru è schiava della perfezione e della responsabilità, quella dei Minion è contenta e irresponsabile. I Minion sono semplici e non hanno idea della natura politica del loro ruolo, delle ricadute sociali del loro lavoro, del terrificante puzzle cattivista di cui sono inconsapevoli tessere, sono operai senza coscienza di classe e per questo, in fin dei conti, soddisfatti. Ci vorrà tempo perché un vero cattivo venga a destarli dal loro felice torpore, indicandogli la via della rivoluzione.

 

 

Ma, a ben vedere, la serie di Cattivissimo me, nonostante l’insufficienza dell’ultimo film, suggerisce il percorso inverso: uscire dall’etica protestante, cedere all’imperfezione, lasciarsi corrompere dalla famiglia e dai bambini, come fa Gru stesso alle prese con le orfanelle che si ritrova ad accudire togliendo tempo e risorse ai suoi megalomani progetti. Minionizzarsi un po’ di più, è la vera strada per la felicità: parola di Gru, ex cattivissimo e papà modello.

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