L’epifania nelle immagini / Re Magi: due uomini e una donna

6 Gennaio 2018

Nell’Adorazione dei magi (1420-1422) di Lorenzo Monaco, ora conservata agli Uffizi, il re più giovane raffigurato in primo piano indossa una veste femminile, probabilmente in velluto con ricami in oro, con una cintola che ricorda la avnet, ovvero la cintura sacerdotale ebraica. La persona è imberbe, con i lineamenti marcatamente femminei. Indossa un copricapo simile a un turbante, che solitamente è solo maschile. Ma qui è avvenuta una sostituzione simbolica. In contraddizione con i racconti canonici e quelli apocrifi, Lorenzo Monaco fa riferimento a una regina che è inginocchiata al cospetto di Gesù Bambino, assieme ai re magi. È un caso raro nell’iconografia legata a questo tema. Come mai c’è una regina nella scena dell'adorazione dei magi?

 

Lorenzo Monaco, Adorazione dei Magi (1422 c.), particolare della regina maga, Firenze, Galleria degli Uffizi.

 

Si ricollega atemporalmente all'Antico testamento? È un riferimento alla regina di Saba? Forse qui è avvenuto un salto nel tempo, e la regina di Saba è venuta a rendere onore non a Salomone ma a Gesù, il discendente più importante della sua stirpe? Anche Lorenzo Lotto un secolo dopo raffigura tre re magi che vanno a rendere onore non a Gesù appena nato ma al Cristo morto che dovrà resuscitare. È una maniera sottile per raccordare due racconti nello stesso istante e per suggerire inediti collegamenti di stampo teologico e letterario. La regina maga o la regina di Saba cela anche "en travestie" l’effigie della committente? A oggi non si conosce ancora chi sia stato il destinatario dell’opera e chi l’abbia commissionata. Non sono stati trovati documenti che parlino di quest’opera. La scelta di sostituire un re con una regina comunque è coraggiosa per quell’epoca. Il magio femmina ha la stessa regalità degli altri due magi, ed è segnalata con la presenza dell’aureola.

 

Lorenzo Monaco, Adorazione dei Magi (1422 c.), Firenze, Galleria degli Uffizi.

 

A prescindere che il soggetto sia una regina o la committente, è l'adorazione del Cristo appena nato a rendere la persona regale e nimbata dall’aureola? Il venite adoremus spoglia la corona materiale e ne dona un'altra, di rango superiore, di matrice spirituale. All’interno della scena pare inoltre che sia avvenuta una sostituzione dichiarata: il magio Moro, raffigurato a poca distanza dalla regina, ha ceduto dono e posto alla signora in primo piano. La sua corona è tenuta dal nobile con un fodero di spada rosso in mano, che porta un turbante con lo stesso motivo di quello della Regina maga? A prescindere dalla sostituzione di genere, qui come in altri esempi riferiti a questo soggetto, Lorenzo Monaco vuole anche rappresentare con i tre re magi le età dell'uomo: la giovinezza, l'età matura, la vecchiaia. E anche la provenienza da paesi lontani, posti nei tre continenti allora noti (Europa, Asia e Africa), per significare che la missione redentrice di Gesù è rivolta a tutte le genti del mondo.

 

  Piero della Francesca, La regina di Saba riconosce il legno dell'albero della Conoscenza e della vera croce (1452- 1466), Arezzo, basilica di San Francesco. 

 

Molto spesso, nelle scene dell’adorazione dei magi, i tre re sono raffigurati come un bianco, un arabo e un nero. Ma nel testo di Matteo, nei vangeli apocrifi e nei commenti successivi ci sono possibilità che sia stata allusa la presenza di una donna tra i re magi? Anche se il sostantivo maschile μαγοι è stato usato nell'Antologia Palatina e in Luciano in riferimento a una donna, l'appartenenza alla classe dei magi era riservata solo ai maschi adulti, a sacerdoti dell'antica religione persiana, seguaci della dottrina di Zarathustra, cultori di una religione politeistica che adorava il sole, alla casta sacerdotale che talora esercitò anche il potere politico. 

 

iero della Francesca, La regina di Saba riconosce e adora il legno dell'albero della Conoscenza e incontra Salomone (1452- 1466), Arezzo, basilica di San Francesco.

 

La parola “mago” è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, passato al greco màgos (μάγος); per Erodoto la parola magoi è riferita specificamente ai sacerdoti astronomi dello Zoroastrismo nell'Impero persiano. Nel Vangelo di Matteo, il passo che riguarda i magi implica che fossero dediti all'osservazione delle stelle e che giungessero "dall'Oriente". Ludolfo di Sassonia, nella sua Vita Christi, precisa che "i tre re pagani vennero chiamati Magi non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell'astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi". Il termine “magi” è una traduzione artificiosa per evitare che potessero essere considerati maghi, nel senso negativo di ciarlatani e imbroglioni, come per esempio Elimas (Atti degli Apostoli, 13). 

 

I re Magi col mantello e il berretto frigio (600 ca.) Ravenna, Basilica di Sant'Apollinare Nuovo.

 

Nel Vangelo di Matteo, quindi, i Magi sono considerati le prime autorità religiose che riconoscono l’origine divina di Cristo e lo adorano, donando anche la mirra, ovvero una pianta medicinale da cui si realizzavano unguenti a scopo medicinale e religioso. La parola “Christós” è la traduzione greca del termine ebraico “mašíakh” ("unto"), dal quale proviene l'italiano Messia, e significa colui che è consacrato con un simbolico unguento, un crisma, per essere re, guaritore e Messia di origine divina. 

Una delle più antiche raffigurazioni dei Magi si trova nella catacomba di Priscilla (II-III secolo), descritti già come persiani, con una corta tunica, pantaloni aderenti (anassiridi) e il berretto frigio degli iniziati. Nell'arte bizantina invece vengono abbigliati come nobili della corte imperiale.

 

Tre donne con una sorta di berretto frigio (230-240 d.C.), Roma, Catacombe di Priscilla,

 

Già pochi anni dopo l'età dei Vangeli, la storia dei Magi diventa una delle più suggestive leggende mitiche del Nuovo Testamento, dove il sacro si congiunge col festoso, con la saggezza e gli eserciti multicolori dell'Oriente immaginati in Occidente, in grado di sedurre sia gli ingenui sia gli intellettuali, incantando i semplici e i bambini. All’interno dei variopinti temi dell’adorazione dei magi qualche artista è riuscito a inserire cortocircuiti.

Nel tondo Cook, opera probabilmente iniziata da Beato Angelico e portata a termine da Filippo Lippi, ora conservata nella National Gallery of Art di Washington, in primo piano un giovane re mago indossa un abito più femminile che maschile, ha un’acconciatura particolare, con una coroncina di pietre preziose tra i capelli, con una treccia che cade sulla schiena. Da dietro pare una donna ma è descritto con una bionda barba rada sul mento. Pare un transgender ante litteram, come in una messa in scena teatrale, o un "re effemminato" di matrice comico-caricaturale. La veste che indossa, però, ricorda molto una tipologia cara agli angeli (una sorta di guarnello degli esseri celesti). Se così fosse, il travestimento rimanderebbe invece a una natura asessuata.

 

Fra Filippo Lippi, Adorazione dei Magi, 1445 circa, particolare del re con la treccia,Tondo Cook, National Gallery of Art, Washington.

 

Nell’Adorazione dei Magi (1434) di Stefano da Verona, ora nella Pinacoteca di Brera di Milano, il mago giovane ha i lineamenti delicati ma non pare effemminato né androgino. 

A distanza di sei secoli, l’anno scorso in Spagna, in occasione dei tipici cortei dedicati alla festa nazionale dei Re Magi, sono state introdotte le “quote di genere”. Manuela Carmena, il sindaco di Madrid appartenente al partito Podemos, ha fatto approvare la presenza di due donne fra i Magi in due cortei cittadini, alzando i vessilli del “politicamente corretto”. La scelta di far sfilare le Regine Maghe ha scatenato le ire e le accuse dei partiti opposti, Popolari e Ciudadanos, che hanno imputato alla sindaca un atto di “stupidità”, un “attentato” alla tradizione e ai valori religiosi. E Baldassare per la prima volta è stato interpretato nella sfilata di Madrid da una donna di colore, Annely Matos, una madrilena d’adozione di 40 anni, che alla stampa nazionale ha detto sconcertata: “Perché non potrei essere io un re magio? Sono pure di colore, non devono nemmeno dipingermi la faccia”.

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO

Bollo blu Dona (Mobile)