Vagabondi eccezionali 3 / Moondog, un contrappuntista in strada

3 Aprile 2022

A Plymouth, Wisconsin, c’è una chiesa episcopale, si chiama Saint Paul. Nei primi anni del secolo scorso il pastore di quella chiesa è il signor Hardin, la moglie, Norma, suona l’organo la domenica durante le funzioni. I due avranno tre figli. Il secondogenito, Louis Thomas, nasce a Marysville, in Kansas, il 26 maggio del 1916, ma presto la sua famiglia si sposterà in Wyoming, in Missouri, in Iowa e in Arkansas… per Louis l’infanzia è un’odissea attraverso gli Stati Uniti a seguito del padre, predicatore itinerante e sempre alla ricerca di lavoretti remunerativi. Un’odissea difficile: i genitori sempre in crisi, i trasferimenti continui, le scuole diverse. Tra i primi ricordi di Louis c’è il suono della campana della chiesa di Plymouth e l’organo suonato dalla madre nella chiesa di Saint Paul. Ci tornerà a distanza di anni, per ascoltare quella campana che gli aveva lanciato un incantesimo, il primo suono ad essere ricordato, l’ultimo ad essere dimenticato. Quel giorno entrerà nella chiesa, suonerà le corde dello stesso organo che suonava la madre, salirà sul pulpito e reciterà alcuni suoi distici, proprio lì dove il padre recitava i sermoni. 

 

A sei anni Louis vive un’esperienza cruciale, nella parte centro occidentale del Wyoming. Durante un incontro di missionari in cerca di proseliti e conversioni, visita con il padre la riserva degli Arapahos. Dentro una tenda una donna mette un pasciuto cucciolo in una pentola, con tanto di peli, intestino e tutto, in onore della loro visita, e quando il manicaretto è pronto lo offre al reverendo, che declina l’invito sentendosi improvvisamente poco bene. Quel giorno, rifletterà Louis da adulto, un altro crimine da muso bianco è stato fatto in nome delle buone intenzioni. Forse però l’esperienza più memorabile di quella giornata è il momento in cui Capo Vitello Giallo gli regala una piccola lezione di percussioni, un dono prezioso e indimenticabile che echeggerà nelle orecchie di Louis per sempre.

 

Passano gli anni, la famiglia Hardin si frantuma, Louis e il padre proseguono da una parte, la mamma e i fratelli da un’altra. Louis vuole una bicicletta, il padre lo incoraggia a risparmiare e apre un conto a suo nome alla Mountain View Bank, salvo poi chiedere un prestito al ragazzino. Quei soldi Louis non li rivedrà mai più indietro, così come non vedrà più la bici promessa. È il 1929, l’anno della crisi. Hardin è costretto a vendere il ranch di famiglia e a trasferirsi in una fattoria nel Missouri. Nella sua nuova scuola Louis viene inserito nella banda dell’istituto e nell’orchestra, suona la batteria. Sono gli anni in cui un terribile incidente cambierà la sua vita per sempre. È la primavera del 1932, Louis cammina lungo le rotaie di un treno quando nota uno strano oggetto per terra, lo prende e lo porta a casa per studiarlo meglio, ma se ne dimentica ben presto.

 

Qualche settimana più tardi, il 4 luglio, poco dopo il suo sedicesimo compleanno, gli torna in mente quella cosa, la cerca, la prende in mano, è un elmetto esplosivo lasciato incautamente per terra da qualche operaio. L’ordigno gli esplode in faccia. L’occhio sinistro è talmente malmesso che gli viene subito rimosso nell’ospedale di Springfield, all’occhio destro provano a impiantare una lente artificiale, ma l’operazione è tanto dolorosa quanto inutile. Louis descrive i primi giorni della sua cecità dicendo che si sente soffocato vivo, non ha nessun posto dove fare ritorno, la sua casa è un limbo, e lui va alla deriva. Un giorno una donna gli fa visita, dice che lavora per lo Stato, lascia un oggetto di metallo con l’alfabeto in braille dopo avergli spiegato come usarlo. Dal buio iniziano a emergere possibilità, per il resto della vita, non importa dove Louis avrebbe vissuto e in quali condizioni, ma avrebbe potuto leggere e scrivere con le sue dita, decifrando le parole così come le canzoni.

 

Nel 1933 il ragazzo inizia una nuova scuola per non vedenti e sua sorella prende l’abitudine di leggere per lui ad alta voce. Uno dei primi libri che sceglie, Il primo violino di Jesse Fothergill, gli illuminerà in modo nitido la strada della musica. Ascolta Wagner alla radio, l’opera del New York Metropolitan, inizia a scrivere poesie, la prima su un sacro e mitologico gufo bianco che vive in Alaska. Studia il piano, il violino, la viola, canta nel coro. Vuole vestirsi in modo diverso, guardare le cose in modo diverso, lavora sodo per essere originale senza violare le regole della musica classica. 

 

Gli anni ’40 iniziano nel peggiore dei modi: i genitori di Louis si separano definitivamente, entrambi si risposano e entrambi moriranno non molto tempo dopo, la sorella scompare e anche il fratello, ormai un chirurgo, taglia i contatti con la famiglia. Louis, da parte sua, affina la conoscenza del braille, si allena tutti i giorni ad ascoltare la musica, a trascriverla, e una volta che impara a scrivere quello che ascolta in radio, sarà capace di scrivere anche quello che ascolta nella sua testa. Fa crescere i suoi capelli, non si rade più la barba. Inizia a vestirsi con colorate mantelle in memoria degli indiani che ha conosciuto da bambino, indossa degli insoliti elmetti con le corna e dei poncho che si cuce da solo. Si costruisce anche alcuni dei suoi strumenti musicali e molti ne inventa, per esempio una piccola arpa triangolare chiamata "Oo", un'altra che chiama "Ooo-ya-tsu", e la "Trimba", uno strumento a percussione, sempre di forma triangolare. L'esemplare originale è tutt'oggi utilizzato da un amico di Louis, Stefan Lakatos, un percussionista svedese che conoscerà molti anni dopo in Europa a cui spiegherà anche la procedura per costruirne altri.

 

 

1943. È una fredda mattinata di una domenica di novembre quando Louis approda nelle strade di New York. In quella sconfinata città diventa un animale sociale velocemente, si innamora e fidanza con una donna molto più grande di lui, frequenta i circuiti bohemian, ha contatti con la New York Philarmonic, incontra Leonard Bernstein, decide di cambiare il suo nome, d’ora in poi sarà Louis solo per gli amici più stretti, per tutti gli altri sarà Moondog, in memoria di un cane della sua casa d’infanzia che aveva l’abitudine di ululare alla luna. Senza un tetto e con pochi soldi in tasca, affitta un vecchio camion parcheggiato in una strada del Bronx, si fa la doccia a venticinque centesimi nella stazione degli autobus della 51esima e di notte suona fuori dalle porte di locali e palazzi chiedendo offerte ai passanti. Non lo trovo umiliante, diceva, lo facevano anche Omero e Gesù Cristo, è stato il calvinismo a introdurre una mentalità diversa.

 

Sono ormai gli anni ’50, quelli in cui Louis si inventa un tempo percussivo che chiama snake time, ispirato ai movimenti striscianti dei serpenti: soluzioni e idee primitive ma ritmicamente difficilissime, anche per musicisti navigati. Conosce Allen Ginsberg, il poeta beat, che gli dedicherà una poesia, con lui parteciperà a una protesta per la guerra in Vietnam, sotto le luci dei flash dei giornalisti. Ormai è famoso, anche se la notorietà non lo farà mai diventare ricco, lo chiamano il vichingo della sesta avenue, dal nome di una delle strade in cui si esibisce più spesso. Vive sui tetti (il suo preferito è il YMCA di Broadway) o nei camper, scrivendo con le mani infilate in una specie di marsupio quando fa più freddo, per proteggere la punta delle dita dal congelamento, mangia barrette di cioccolato e pane integrale conservato nelle tasche del suo poncho. A un certo punto si ammala e un amico gli procura una camera economica nella 44esima strada, all’Aristo Hotel, dove Moondog vivrà a intermittenza per circa venti anni. Per molto tempo è stato un pellegrino, adesso è la meta di un pellegrinaggio, la lista degli ammiratori che gli faranno visita è eccezionale: Benny Goodman, Dean Martin, Josè Ferrer, che gli chiederà di suonare la batteria al suo matrimonio con Audrey Hepburn, matrimonio che però non sarà mai celebrato. E poi politici come Percy Sutton e sportivi come Cassius Clay. Joan Baez chiama il suo cane Moondog. 

 

Nel 1952 si sposa con Mary, una donna conosciuta per strada. Sono una coppia buffissima e meravigliosa, lei delicata e fine, con i tratti orientali, lui, alto, nero e bello, la coppia da sogno per un fotografo, uno studio in contrasto. Si trasferiscono all’Aristo Hotel, fanno musica insieme in strada e nel 1953 nasce June, quello stesso anno pubblica il primo lavoro di una lunga serie: “Moondog and his friends”, un album definito ipnotico, minimale, colmo di ritmiche insolite che miscelano elementi di musica etnica, classica e orientale. Il deejay di Cleveland Alan Freed ascolta uno dei suoi pezzi e se ne innamora, al punto da usarlo come sigla per il suo programma radiofonico, che battezza The Moondog House. Il successo è clamoroso e nel 1952 un piccolo festival chiamato The Moondog Coronation Ball richiama talmente tanta gente che verrà ricordato come il primo concerto rock d’America. Tutto questo senza mai nulla corrispondere al Moondog di New York, ma la voce giunge sulla costa atlantica e il vero Moondog si convince a fare causa. Vincerà anche grazie al supporto di Leonard Bernstein e di Igor Stravinsky, che telefonerà personalmente al giudice. Freed dovrà pagare seimila dollari e sarà costretto a cambiare il nome al proprio show, il nuovo avrà una certa fortuna: Rock and Roll. C’è di più: per un breve periodo un gruppo inglese, i Quarry Men, cambia la propria sigla in Johnny and the Moondogs, ispirandosi proprio al deejay dell’Ohio, ma è solo successivamente che diventeranno famosi, dopo aver cambiato ancora nome nel 1960, passando definitivamente a The Beatles.  

 

Nel 1956 escono “Moondog” e “More Moondog”, sono delle vere pietre miliari e probabilmente tra i suoi lavori più famosi. “The Story of Moondog” dell’anno successivo è un’altra preziosa testimonianza dell’unicità del suo stile, un album che si presenta come una specie di antologia dei suoi lavori già pubblicati con qualche nuovo inedito, piccola curiosità: la copertina è realizzata da Julia Warhola, madre dell’artista pop per eccellenza Andy Warhol. Nel 1957 esce anche uno dei suoi dischi meno noti e più strani, un album collaborativo con l’attrice Julie Andrews (proprio lei, Mary Poppins!) e l’attore Martyn Green, pubblicato assieme a un libro per bambini scritto ed illustrato dalla Andrews. Le brevi composizioni di Moondog si alternano a dialoghi ironici e totalmente surreali con l’attrice, giochi di parole, filastrocche e scioglilingua.

 

Nel 1974 Moondog va in Europa per alcuni concerti e decide di restarci, girando per le strade del vecchio continente e vivendo esattamente come faceva a New York. Nel ‘76 si ferma in Germania. Una ragazza di 24 anni, Ilona Goebel, lo ospita nella casa della sua famiglia e da quel momento si prenderà cura di lui, trascriverà tutta la sua musica, diventerà la sua agente, produttrice, editrice. Per la prima volta Moondog accetta una vita più ordinaria, un tetto sopra la testa, una tavola dove mangiare. Continua comunque senza sosta a fare musica e concerti, l’ultimo, nell’agosto del 1999, in Francia, al Mimi Festival di Arles. Dopo quella performance inizia a peggiorare la sua circolazione, un alluce diventa improvvisamente blu, è ricoverato e il piede viene amputato all’istante. Rimarrà nell’ospedale per due settimane, fino alla fine vigile, divertente, pronto a flirtare con una infermiera carina, annuncerà a Ilona che ha una nuova idea per un lungo pezzo musicale, il giorno dopo quell’annuncio però il suo cuore non regge, è l’8 settembre 1999, Louis Thomas Hardin muore all’età di 83 anni.

 

Dopo la sua morte Moondog è stato riscoperto negli ambienti più disparati, citato dai Portishead, incluso nella colonna sonora del Grande Lebowski, interpretato dai Motorpsycho. Nella prefazione alla biografia di Moondog scritta da Robert Scotto e mai tradotta in italiano, Philip Glass, che lo ha ospitato a casa per oltre un anno a New York, racconta che non era un ospite facile, era molto disordinato e non amava gli ebrei (come lo stesso Glass, del resto), ma possedeva un talento unico. Una volta Glass gli chiede come fa ad attraversare la strada con disinvoltura, sono anni in cui ancora non esistono i dispositivi sonori per i non vedenti e il semaforo è solo una lampadina che dal rosso passa al verde. Moondog risponde così: ascolto il suono della luce che cambia.

 

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Questo articolo è una riduzione del testo radiofonico della terza puntata di “Vagabondi eccezionali”, un ciclo di quattro trasmissioni prodotte e trasmesse da Rai Radio3. Tra loro, oltre a Moondog, c’è Efa, donna coraggiosa vissuta tra i boschi tra Istria e Trieste; Tommaso Lipari (detto l’omu cani), vissuto a Mazara del Vallo e che qualcuno ha pensato essere Ettore Majorana sotto mentite spoglie; Monsieur Chouchani, straordinario maestro di Talmud che conosceva decine di lingue perfettamente e girava il mondo con una valigia vuota. Per riascoltare le puntate, qui.

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