Giano bifronte: 2023-2024
Il sole sta per chiudere la sua eclittica, l’anno volge al termine.
Secondo gli antichi popoli italici questo periodo rappresentava una soglia da attraversare verso l’inizio di un nuovo ciclo di stagioni, simboleggiata dal dio Giano, che emerge dal flusso incessante del tempo e ne è custode, vegliando con sguardo pluridirezionale.
La fine dell’anno, nel breve chiarore dei giorni invernali, ci fa accedere a una dimensione liminale, nella quale interroghiamo il tempo, come in un dormiveglia di possibilità.
Il ciò che è stato è dietro di noi, il ciò che sarà è davanti.
Continuamente volgiamo lo sguardo avanti e indietro.
Lo faremo finché non oltrepasseremo la soglia.
Sono questi i giorni in cui possiamo diventare la divinità bifronte che vede contemporaneamente il prima e il dopo e così attraversare la soglia che ci porterà dal vecchio al nuovo.
Siamo in uno stato di transizione, sospesi tra la fine e l’inizio, uno spazio interstiziale, un between.
Osservando la raffigurazione tipica di Giano, sembra generarsi uno spazio lì dove le sue due teste si fondono. Lo vediamo comparire nella zona dei capelli.
Se seguiamo l’invito di questa specie di freccia, ci infiliamo nel mezzo e divarichiamo lo spazio tra il passato e il futuro, modellando un tempo nostro pieno di potenziale, invece che rimanere intrappolati sulla soglia, costretti tra un “eccomi” e un “arrivederci”, tra un “potevo” e un “potrei”.
Riducendo poi il profilo di Giano a un diagramma essenziale, compariranno due forme semplici, fuse insieme, più una terza che, come un cuneo, cerca di dividerle, le divarica, si insinua per aprire una breccia. È proprio qui che dobbiamo esercitare il potere che ci viene offerto in questi giorni di sospensione, espandere il nostro spazio mentale per generare delle possibilità, vedere ciò che non avevamo visto per fretta, per noncuranza o disattenzione.
L’augurio è di godere fino in fondo di questo momento di passaggio, intervallo nel tempo continuo, ampliandone i confini per generare uno spazio di consapevolezza in cui far nascere il nuovo inizio.
Restiamo quindi sull’uscio del Gennaio a rimirare tutto ciò che passa, come gli stormi il cacciatore fischiando.
Buon anno.
L’ipotesi qui trattata, in cui la raffigurazione del dio Giano è espressione di uno stato liminale e di interruzione, non ha bibliografia possibile, se non immaginata.
Mi chiedo però: se è vero che tutto ciò che possiamo immaginare esiste ovvero è già esistito, significa che da qualche parte, nella frase di un libro, scritto forse in una lingua a me sconosciuta, è riportata questa versione del bifronte.
Ad esempio, proprio adesso, in una lingua per molti sconosciuta (non certo per chi sta leggendo), è scritta qui, su Doppiozero.