Grillo, il teatro e la svolta copernicana

10 Giugno 2014

Una delle principali «metafore assolute», secondo il grande filosofo e metaforologo tedesco del Novecento Hans Blumenberg (1920-1991) è la metafora del «teatro del mondo», nella quale interagiscono soggetto e oggetto, sfondo e spettatore, spettatore e  «spettato» (spettacolo?). Le metafore assolute definiscono l'orientamento dell'uomo nel mondo e ne rivelano la posizione e le trasformazioni. Sono alcune (poche) immagini base che rendono possibile cogliere la realtà e rappresentarla con una efficacia e una forza evocativa che sfuggono al concetto; sono linee guida che indirizzano la nostra riflessione. Una di queste metafore assolute è, ripetiamo, la metafora del «teatro del mondo» (altre metafore assolute sono il libro della natura, il naufragio esistenziale, la terra incognita, l'universo incompiuto, la luce della verità).

 

La metafora del teatro del mondo mette in gioco, forse sarebbe meglio dire mette in scena, il soggetto contemplante e l'oggetto contemplato, lo spettatore e lo spettato, sovrapponendosi alla immagine della svolta copernicana della quale parla Kant a proposito della conoscenza. Una delle più grandi trasformazioni della storia del pensiero (una volta si sarebbe parlato di cambio di paradigma ma oggi l'espressione è considerata dai newrealisti filosoficamente scorretta), letta attraverso la metafora del teatro, illustra questo stesso principio di inversione di soggetto e oggetto, ispirandosi alla rivoluzione astronomica introdotta da Copernico. Con l'ausilio della metafora Kant sottolineava il suo porre al centro della realtà il soggetto conoscente e non più l'oggetto conosciuto, che in qualche modo «gli gira intorno», sostituendo al primato dell'ontologia quello della struttura fondante della coscienza. Mettendo un attimo da parte (ma non in soffitta) Kant, riprendiamo la metafora per mostrare come soggetto e oggetto non siano più oggi, ai tempi della Rete, nella realtà così come nella metafora che la realtà evoca e la rappresenta, fissi e immutabili.

 

Ora, le vie della filosofia non sono forse le più semplici da seguire, eppure a me questo sembra un approccio possibile per individuare nella politica teatrale o nel teatro della politica del Movimento Cinque stelle proprio una sorta di inversione, di nuovo genere, delle posizioni di soggetto e oggetto.

 

Nell'Ancien Régime centro della scena era il monarca/oggetto, intorno al quale giravano i sudditi/soggetti, assoggettati e sottoposti dunque nel vero senso della parola. Nella democrazia al centro sta il soggetto attivo, l'individuo che guarda e controlla, elegge e delega gli oggetti/istituzioni e coloro che per suo incarico le occupano.

 

Bene. Se questa costruzione e le sue metafore tengono, la proposta di Beppe Grillo, comico teatrante, modifica ancora una volta la relazione spettatore-spettato, soggetto-oggetto. Nel senso che soggetto e oggetto invertono posizione, ai tempi della Rete si diceva, non più una volta, ma tante volte, anzi, continuamente; dallo sfondo avanzano sulla scena e dalla scena ritornano allo sfondo scambiandosi continuamente i ruoli: chi era soggetto ridiventa oggetto e viceversa. Il tutto appare a uno sguardo ancora più esterno (lo sguardo di un osservatore da un altro pianeta? lo sguardo divino?) come una sorta di moto browniano, ovvero un movimento frenetico, non però insensato o caotico, di particelle.

 

Nella proposta Grillo-Casaleggio di una nuova democrazia elettronica non è soltanto esaltata l'ubiquità (la capacità divina di essere ovunque di cui parla Ponte di Pino citando Michel Serres) ma anche e soprattutto la continua inversione di ruoli tra soggetto e oggetto, decisore e deciso, osservatore e osservato, governante e governato. Tra soggetto e oggetto, si poterebbe dire usando le parole del visionario filosofo della rete Vilèm Flusser, vince il progetto: che non è più sotto (sub-jectum) né di fronte (ob-jectum) ma si sporge in avanti, al di fuori (pro-jectum).

 

 

Tutto questo sul piano teorico risulta molto affascinante e attraente e innovativo (sono convinta che approderemo presto a una e-democracy, per ora priva di contorni ben definiti, ma che si definiranno); nella proposta di Grillo poi, il progetto mostra quel retrogusto antico e saporoso legato al teatro – di cui mirabilmente parla l'autore di questo libro, Oliviero Ponte di Pino – nonché al momento aurorale della nascita, sui mari che bagnavano Magna Grecia, Grecia e Asia Minore, della democrazia, insieme alla tragedia e,  da non dimenticare, alla filosofia. Poi però, sul piano della realizzazione pratica, il fascino si spezza immediatamente scontrandosi con la volgarità, l'intolleranza, la prosopopea e l'arroganza dei capi del movimento e di molti adepti, ma soprattutto e tragicamente, nel senso originale e originario del tragico, con la pretesa totalitarista di conseguire la totalità dei consensi e la prescrizione, fino al momento della conquista totale, di non collaborare e fraternizzare con nessun partito, considerato nemico e avversario per antonomasia (e di questo spirito si deve ironicamente ringraziare la letteratura anti-casta. Una casta che peraltro, contraddicendo il suo nome, casta non è). Ma dallo spirito del totalitarismo noi rifuggiamo.

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