Il trota, Youtube e il sapore sbagliato

25 Luglio 2011

Scrivere un articolo su quello che sembra stia diventando un nuovo meme richiede tempismo. La cosa ti può colpire per il materiale in quanto tale, ma nell’enorme mole di dati che girano quotidianamente on-line è importante il fatto che i commenti e le condivisioni del tuo network ti spingano a rivedere, riconsiderare, dedicare più tempo, cambiare lo sguardo. Le tue reti sono le tue antenne, i tuoi filtri, una parte di intelligenza collettiva che lavora assieme a te. Per un giorno ci pensi ogni tanto, in bicicletta e in fila al supermercato.

 

Poi ad un certo punto lo vedi. La videointervista a Renzo Bossi al convegno “Vecchia TV vs nuova TV”. Dotato in qualche modo di vita propria, di un’unitarietà simbolica che lo fa emergere dal mare indifferenziato dei milioni di video pietosi, di commenti indignati, di insulti rancorosi.

Perfetto, cristallino, inequivocabile. Ineluttabile.

 

Dopo il piacere intellettuale arriva quello animale. Senti il sapore del sangue. L’hai inchiodato. Scriverai un pezzo sagace. Sarai drastico, radicale, ma allo stesso tempo leggero e divertente. L’ultima volta che hai scritto un articolo sui social network sei stato rimproverato da qualcuno per aver rinunciato un po’ alla cattiveria. A questo giro gliela farai vedere.

 

Riguardi il video per intero. Guardi anche gli altri video della stessa conferenza. Su Twitter segnalano che dal blog personale di Renzo Bossi arriva la ciliegina sulla torta: l’enorme numero di visite al video viene segnalato come un grande successo, senza rendersi conto che sta già circolando come il nuovo caso virale di politico del centrodestra che si espone al pubblico ludibrio sui social network. L’hashtag #trota inizia a girare con sempre più insistenza, e la ricerca su “renzobossi” inizia a dare sempre più risultati. La strada è segnata. È un nuovo caso Sucate.

 

Guardi il video un’altra volta. Inizi a delineare un’analisi impietosa della modalità comunicativa, mettendola in relazione con il quadro più ampio dello stato della comunicazione politica on-line. Le magagne di un’intera classe politica si condensano in un pugno di fotogrammi. È facile. La retorica, l’incapacità di stare davanti alla camera, le frasi fatte. Anche la luce è sbagliata. Però il sapore non è quello giusto.

 

Guardi il video un’altra volta. Sono anni che fai esami a studenti che hanno mandato il discorso a memoria. Te ne ricordi uno in particolare. Si muoveva sul filo, cercando di mostrare sicurezza e sperando che non chiedessi chiarimenti. È il modo giusto di raccontarla. Rende l’analisi più umana, meno algida. Butti giù un’altra traccia.

 

Riguardi il video. Inizia a venirti in mente lo studente che suda, pallido. L’ironia sulla pronuncia di “pluralismo”? È troppo facile, un mezzuccio. Anche lui avrà avuto l’alito cattivo per la paura?

Riguardi il video. Inizi a sentirti a disagio. Ma non è professionale. Una volta che hai deciso di scrivere un pezzo non puoi tirarti indietro: in un modo o nell’altro devi portare a casa l’articolo. È una sfida, e la vuoi vincere.

 

Riguardi il video. Hai insegnato per anni metodi per l’analisi qualitativa, e con quella strada puoi andare sul sicuro. Ti metti a copiare i commenti da Youtube, li fai girare su un software, cerchi di trovare uno schema. Il quadro diventa più chiaro. C’è l’insoddisfazione, l’incredulità, un sacco di insulti, qualunquismo di destra, di sinistra, né di destra né di sinistra; la bacheca sembra un distillato del rapporto schizofrenico degli italiani con la loro classe politica. Un po’ di numeri: 98,455 views; 2037 commenti, di cui 56 rimossi; 112 “cazzo” e 52 “coglione” nei commenti. Le figure retoriche, l’enfasi, i sistemi simbolici di riferimento. E poi?

 

Riguardi il video. Nonostante il caldo torrido di una Milano di metà luglio, inizi ad avere un po’ di freddo. Non c’è sapore. Non c’è niente dove affondare i denti. Un amico commenta su Facebook “credevo fosse più comico invece è perfettamente allineato al livello di riflessione ed espressione medio della comunicazione mass-mediale. il nulla, ma il nulla della media”. Il disagio aumenta. Ha ragione lui. Possibile che tu non riesca a trovare niente di interessante da dire?

 

Riguardi il video. Questa volta senza audio. Poi l’audio senza video. Fai un giro per casa. Fumi una sigaretta. Poi apri le persiane. Sono settimane che le tieni chiuse tutto il giorno, per non far entrare il caldo. In questi giorni ha piovuto. L’aria non è più torrida. A Milano c’è Luigi. Vi vedete sempre troppo poco da quando è partito per Londra. Chiudi il portatile. Ed esci fuori a fare un giro in bicicletta.

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