L'erba delle talpe
In giardino ricevo i gatti vagabondi in visita per la merenda; allo stesso modo accolgo, con maggiore disponibilità di un tempo, le erbe randage. A mitigare la mia ossessione per le invasioni indesiderate sono stati i testi di Gilles Clément e, soprattutto, l’incontro con un delizioso libretto di Maurice Maeterlinck.
Nell’Intelligenza dei fiori il drammaturgo e saggista belga sollecita attenzione non solo per i colori e i profumi di fiori e piante, ma anche per l’ingegnosità delle loro strategie di sopravvivenza.
Pensiamo ai vegetali come creature ferme, le radici li nutrono ma li legano indissolubilmente al suolo. Maeterlinck racconta con garbo quali raffinatissime, molteplici, diversificate armi d’insubordinazione a questo destino d’immobilità essi possiedono: come l’ “erbaccia” che estirpavo sul nascere.
Volgarmente detta Catapuzia, è un’euforbia biennale (Euphorbia lathyris) dal fusto eretto, vigoroso, glauco, sul quale si innestano lunghe foglie lanceolate, cuoriformi alla base, opposte e decussate. Vistosa anche l’infiorescenza (ciazio) a ombrella con lunghe brattee gialle triangolari. I frutti, per forma e colore simili ai piselli (come pare suggerire la derivazione greca dell’aggettivo lathyris), sono responsabili anche del curioso nome comune:
una delle più grandi maestre dell’artiglieria vegetale è la Catapuzia. Si tratta di un’Euphorbiacea comune nei nostri climi, una grande “erba cattiva” molto ornamentale, che spesso supera l’uomo in altezza. In questo momento sulla mia tavola, vi è un ramo di catapuzia immerso in un bicchiere d’acqua. La pianta ha delle capsule trilobate e verdastre che contengono i semi. Di tanto in tanto, una di queste capsule, dotate di una incredibile velocità di partenza, scoppia con grande fracasso, colpendo i mobili e i muri tutt’attorno. Se una di queste vi colpisse al viso, credereste di essere stati punti da un insetto, tanto è notevole la forza di penetrazione di queste minuscole sementi grosse come capocchie di spillo. Esaminatela, cercate pure le molle che la animano, ma non troverete il segreto di quella forza: essa è tanto invisibile quanto quella dei nostri nervi. (L’intelligenza dei fiori, Pendragon, 2011, p. 57)
Negli orti dei saputi contadini la Catapuzia non mancava mai: lo stelo è corso da un latice acre e irritante che spiace alle talpe e, nella medicina popolare, era rimedio per calli e verruche, sciatica e artrite. Dai semi poi si estraeva un olio usato come drastico lassativo. Oggi è bandita per l’alta tossicità.
Con dovuto ma cauto spirito di servizio, ho consentito alla Catapuzia di abitare in un angolo del giardino da lei spontaneamente eletto. La mia colonia di euphorbia lathyris è ormai consolidata; e Gigio, il micio più assiduo, comincia a reclamare anche la prima colazione.