Nascita di un dio bambino

24 Dicembre 2024

Un giorno ci arrivò un messaggio da un’amica illustratrice che si trovava a New York, in un negozio di libri usati. Una domanda accompagnava la foto di una copertina: “Ma voi lo conoscete questo? È un capolavoro”.

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Si trattava di una rara copia Sun Moon Star, pubblicato nel 1980 da Hutchinson, marchio di Harper & Row. Autori: Kurt Vonnegut e Ivan Chermayeff, due assi rispettivamente della letteratura e della grafica. Ignoravamo che Vonnegut fosse autore di un libro illustrato per ragazzi, non sapevamo che lo avesse realizzato in coppia con Chermayeff che ha sfornato meravigliosi picture book, oltre che, fra le altre cose, una serie di marchi famosi, come quelli di Moma, Pan-Am, Mobil, Harper Collins, Showtime. Ma, soprattutto, mai ci saremmo aspettati che questo libro raccontasse la Natività: un libro sulla notte di Natale, un inedito Presepe visto dagli occhi nuovi di un bambino appena nato e da quelli, ironici e poetici, di due laicissimi autori americani. Ci affrettammo a procurarci due copie del libro (online a saper cercare si trova l’inimmaginabile), e dopo circa dieci minuti che ci erano arrivate a casa, avviammo le ricerche, scoprendo che Sun Moon Star era uscito di catalogo da anni e che i diritti erano disponibili. Dato che si tratta di un libro meraviglioso, ci parve un incontro dovuto a una fortuna sfacciata. Fu così che comprammo i diritti. Era il 2016.

Avere nel nostro catalogo una storia sulla Natività ci è parso importante. Il perché lo ha spiegato qualche giorno fa molto bene la scrittrice e poetessa Silvia Vecchini sulle sue pagine social: «Tra le tante storie che si possono raccontare in questi giorni, quella evangelica non smette di incantarmi. C'è una notte, un lungo viaggio, un bambino, un rifugio. Stelle e animali. Che ci sia un riparo, dopo il rifiuto, è una grande consolazione per i bambini. Li senti proprio fare un sospiro come dire Certo, poteva andare meglio ma ora almeno c'è un tetto. Che nel libro il rifugio sia in alcune pagine molto piccolo, li fa avvicinare quasi a sincerarsi che tutti stiano bene lì dentro. È una storia da portare anche per misurare la nostra abitudine alla disattenzione e all'ingiustizia.”

 

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Così comincia il racconto di Vonnegut:

Quando il Creatore dell’Universo scese in Terra, quando decise di nascere sotto le spoglie di un piccolo maschio umano in una stalla accanto a una locanda affollata, non aveva mai avuto bisogno di occhi. Fino a quel momento, Egli aveva conoscenza di tutte le cose ed Egli era tutte le cose. Il Creatore doveva solo esistere. Questo era sufficiente. Ma adesso, sotto le spoglie di un piccolo umano, avrebbe anche visto le cose, e le avrebbe viste in maniera imperfetta, attraverso due occhi umani, ciascun occhio una piccola macchina da presa fibrosa.

Era notte quando il Creatore fu partorito. Pianse come chiunque altro. Quando spalancò per la prima volta gli occhi, gli occhi erano velati e pieni di lacrime. Egli non vedeva i dettagli delle cose. Egli non era in grado di capire che cosa era vicino e che cosa era lontano. E così accadde che qualcuno accostasse a Lui un lume un cencio che bruciava in una coppa d’olio – e che Egli scambiasse la fiamma di quel lume per una supernova, come se fosse esplosa la stella di Betlemme.

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E non poteva non affacciarsi l’ingiustizia anche nel testo di Vonnegut, maestro di satira sociale, politica e di costume, che si tratti di visioni fantascientifiche o della esperienza autobiografica di guerra e morte, restituita in Mattatoio n.5. Prende forma nella seconda visione del bambino: la collana di cristallo di una matrona romana.

Allora il Creatore spalancò di nuovo gli occhi. Era la seconda volta che lo faceva. Il cielo adesso era un caos abbagliante. Ovunque si vedevano esplodere stelle di Betlemme. Una matrona romana, una turista che aveva trovato alloggio alla locanda, era entrata nella stalla per il piacere di ammirare un neonato: un neonato qualunque. Voleva che il piccolo vedesse subito qualcosa di splendido, per questo si era tolta dal collo una collana di cristallo, e adesso faceva dondolare quei frammenti brillanti di quarzo in controluce davanti agli occhi del Creatore.

La collana non era intesa come un dono. Quello che il Creatore avrebbe potuto tenersi era solo il ricordo del suo scintillio. La matrona romana fu richiamata dentro la locanda dal marito. Mentre la collana veniva allontanata in fretta e furia, tutte le stelle di Betlemme si dileguarono. E allora cominciò a sorgere una specie di sole.

La levatrice poneva ora il Creatore nelle braccia di Maria Sua madre. Maria, nel Suo fulgore, adesso che tutto il dolore era passato era quella specie di sole nascente.

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Come sia nato questo libro lo racconta il testo sull'aletta dell'edizione originale:
Questo libro è frutto della curiosa idea di Frank Platt, geniale consulente editoriale newyorkese, di suggerire a Ivan Chermayeff e Kurt Vonnegut di fare un libro insieme ma con Chermayeff che realizzava prima le illustrazioni, senza dire a cosa si riferissero, e con Vonnegut che avrebbe inventata una storia su di loro. Come in una canzone in cui la musica venga prima. Forse altri potranno trovare divertente mettere le proprie parole alla melodia di Chermayeff.

Dunque, senza Frank Platt questo libro non esisterebbe. È merito suo se i due autori si misero all'opera e con la modalità sopra descritta. La sequenza di immagini astratte di Chermayeff a base di quattro colori – giallo, bianco nero e blu – racconta la danza di tre corpi celesti – un sole, una luna e una stella –, visionaria cosmogonia che fu interpretata da Vonnegut come la rappresentazione di uno dei più noti miti della storia di tutte le religioni: la nascita di un dio bambino.

È passato un po' di tempo da quando il libro è uscito, ma non è invecchiato, anzi il contrario. È ringiovanito.

Oggi, infatti, abbiamo meno dubbi sull’opportunità di proporre a bambini anche di famiglie non credenti letture che toccano temi religiosi importanti, ma soprattutto di avvicinarli a testi e a immagini che parlano in modo altro dalle misere storie a loro destinate dall’intrattenimento tv e dall’editoria più commerciale. Oggi sappiamo che questa narrazione appartiene all'umanità, fa parte del patrimonio della sua cultura, qualunque credo si professi o non professi. O almeno così ci piacerebbe pensare.

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Sole luna stella è un’opera unica e complessa, che dell’infanzia conserva l’ingenuità dello sguardo, la profondità e lo stupore per la scoperta.

Tradotto con la consueta bravura da Monica Pareschi, con la bella copertina di Riccardo Falcinelli, unica parte cambiata dell’edizione originale (con gran scandalo dei puristi), il testo racconta, dunque, la venuta al mondo di Gesù, o meglio la sua prima notte e la sua prima alba nel mondo, ma anche il mistero dell’Incarnazione visto attraverso lo sguardo di un neonato. Un neonato molto particolare, nientemeno che un dio il quale, abituato semplicemente a essere, nella sua onnipotenza e onniveggenza, facendosi umano per iniziare a vivere fra umani acquista l'imperfetta vista degli uomini e il loro strumento, gli occhi. L’essenzialità delle forme e l’estrema astrazione volute da Chermayeff, nelle parole di Vonnegut diventano le percezioni del bambino, le figure sfocate che si alternano nel suo campo visivo: la madre, il padre, una nutrice, la matrona, i pastori, tre re che i suoi occhi appena schiusi registrano come corpi celesti che si alternano nel cielo del suo primo giorno di vita.

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Una chiave di lettura straordinaria e fra l'altro molto vera: una persona che si occupa di sviluppo cognitivo ci spiegò che quanto si descrive nel libro, la vista offuscata, ricettiva, attenta dell'infante, accordata al tatto e all'udito, al gusto, corrisponde alle prime esperienze dei bambini. Ma vera anche in un altro senso: per i bambini molto piccoli le figure adulte sono paragonabili simbolicamente a corpi celesti: reggono, letteralmente, l'universo. Lo sappiamo dalla psicoanalisi e dalla psicologia. Infine, che un dio interpreti le sue prime esperienze in termini cosmogonici, appare del tutto naturale: le metafore che assume per spiegarsi il mondo terreno sono anzitutto celesti, prese dalla vita dell'Universo. A legare il piano divino e quello umano in questa notte è la presenza della cometa: fenomeno astronomico straordinario che fa da ponte fra le visioni immaginarie del dio bambino e la realtà.

Nel bellissimo Prigioniero in culla (Anima Mundi 2024), in cui Christian Bobin racconta la profonda disposizione contemplativa che segnò la sua infanzia, alla fine della parte che introduce il libro, si legge: «Scrivo questo libro per tutti quelli che hanno una vita semplice e bellissima, ma che finiscono per dubitarne, vedendosi proporre soltanto situazioni spettacolari.»

È l’augurio che idealmente rivolgiamo ai nostri lettori, piccoli e grandi, con Sole luna stella.

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