A spasso con Dino Buzzati

28 Gennaio 2023

"Doveva essere una vacanza, sta diventando un incubo", si lamenta Blaise Panafieu mentre il giallo di Villa Buzzati vira con decisione verso tonalità noir. Il protagonista dell'ultimo romanzo di Alessandro Mezzena Lona Il cuore buio dei miracoli (Ronzani, 324 pp.), un editor letterario, non è un uomo d'azione e le sue uniche avventure si consumano fra le lenzuola. Il richiamo che da Parigi l'ha portato a San Pellegrino di Belluno è però irresistibile.

Valentina, la pronipote di Dino Buzzati, ha appena annunciato allo zio Yves Panafieu, lo studioso autore del prezioso libro-intervista Dino Buzzati un autoritratto, di aver ritrovato un curioso quaderno.
Dalla sua descrizione sembra il manoscritto, mai rinvenuto, a cui Buzzati si è ispirato per il suo ultimo lavoro I miracoli di Val Morel (1971). Un'opera enigmatica, pubblicata pochi mesi prima della morte e fino alla ristampa nel 2012 quasi introvabile, che racconta i prodigi di Santa Rita da Cascia in 39 racconti e altrettante tavole a colori raffiguranti degli ex voto. 

Se davvero Valentina ha quel quaderno, è una scoperta destinata a fare scalpore e i Panafieu già pregustano il libro che ne possono ricavare: un volume a quattro mani, destinato a coronare la gloriosa carriera del più vecchio e sottrarre il più giovane alle frustrazioni del lavoro editoriale consegnandolo infine alla sua vocazione di autore.

Dopo L’amore danza sull’abisso (2021), in cui immaginava un anziano Ettore Schmitz alle prese con una serie di omicidi, il giornalista e scrittore Alessandro Mezzena Lona torna con un romanzo in cui realtà e fiction si intrecciano in un viluppo così stretto da far girare la testa. In queste pagine, tramate di rimandi alla scrittura indimenticabile di Buzzati, la fantasia rimescola passato e presente, fatti e persone realmente esistiti sullo sfondo di una crisi fin troppo tangibile. È un libro per appassionati di libri, un gioco letterario che sul filo del thriller intesse misteri antichi e pietà popolare, esoterismi e disastri a venire – il genere di lavoro, come dice il protagonista, che "dovrebbe scrivere Dan Brown". 

Lo scenario è quello meraviglioso delle valli di Belluno, dove Blaise Panafieu arriva un lunedì di fine ottobre. Ad accoglierlo, una tempesta dalla furia spaventosa. "Da quelle parti, finora, mai si era vista una tormenta che digrignasse i denti con tanta ferocia. Mai aveva preso forma un uragano così orrendo che evocava spaventi di terre lontane. E riportava alla memoria catastrofiche visioni transitate nei notiziari della sera". Il bosco frana, gli animali fuggono, alberi secolari muoiono e il volto del paesaggio muta per sempre: è un evento senza precedenti che risveglia i fantasmi sempre inquieti della vicina tragedia del Vajont che nel 1963 provocò quasi 2 mila morti. 

La vacanza si apre sotto questi cattivi auspici e procede peggio. Il manoscritto non è dove si pensa e la ricerca si fa sempre più rischiosa mentre al suo fianco appaiono la seducente Laide, ispirata alla protagonista di Un amore di Buzzati; l'energica Valentina che gestisce il delizioso bed and breakfast a Villa Buzzati dove alloggia Blaise; un vecchio viandante misterioso; una guida appassionata di natura; un filosofo veneziano ritiratosi nella solitudine delle montagne.

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E poiché la letteratura ha il dono di annullare il tempo e lo spazio, a scandire l'indagine ecco gli eremiti che un tempo abitavano il santuario della Madonna di Parè, il Pietrificatore di Belluno Girolamo Segato, la sapienza mistica dei Rosa Croce e i toccanti ex voto dedicati a Santa Rita da Cascia, "la santa degli impossibili", amica dei più bisognosi e capace di prodigi irrealizzabili. 

Alessandro Mezzena Lona ha un talento nell'evocare i luoghi e qui porta in scena lo splendore quieto del bellunese, traducendo in racconto il lievito inconfondibile della provincia italiana – quel tessuto di storia, storie, cultura e bellezza che rende unico anche l'ultimo borgo. La sua è "una terra di santi, truffatori, creduloni, demoni, falsi cristiani", una dimensione in cui l'uomo e l'ambiente sono stretti in un dialogo eterno e necessario. A partire dall'incipit, l'altra grande protagonista di questa storia è infatti la natura. Mentre l'uragano devasta la regione, la prospettiva di un'apocalisse ambientale agita gli animi: l'ombra del disastro del Vajont stende un'ombra minacciosa sul futuro mentre il patto fra l'umanità e la Terra sembra infranto per sempre. 

In questa chiave, le suggestioni si moltiplicano. Come non ritrovare, negli annunci terribili del manoscritto, l'eco della profezia amara che conclude La coscienza di Zeno? Quell'esplosione enorme "che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e malattie"? E come ignorare la risonanza con alcuni passaggi di La grande cecità di Amitav Ghosh, testo chiave sul fallimento dell'arte e dell'immaginazione davanti al climate change – in particolare le pagine in cui Ghosh ripercorre la sua esperienza del primo tornado che colpisce Delhi nel 1978. "Chi può dimenticare i momenti in cui qualcosa che sembrava inanimato mostra di essere ben vivo, addirittura pericolosamente vivo?", domanda Ghosh nell'incipit e la risposta è sotto gli occhi.

La passione di Mezzena Lona per Dino Buzzati è di lunga data. Come si legge nella postfazione, risale al 1972 quando, con la complicità del padre, il quattordicenne Alessandro acquista in un negozietto in Val di Fassa un'edizione tascabile di Bàrnabo delle montagne. Da allora il giornalista, a lungo responsabile delle pagine culturali del quotidiano "Il Piccolo" di Trieste, ha dedicato a Buzzati articoli e saggi. Eppure I miracoli di Val Morel, con il suo intreccio di racconto e disegni, non ha mai smesso di incuriosirlo. 

Questa lunga consuetudine dà vita in Il cuore buio dei miracoli a un rompicapo in cui la fantasia riempie i vuoti della realtà e il confine fra le due sfuma. Senza guastare il gioco, che l'autore esplicita nella nota finale, vale la pena chiarire qualche dettaglio. Yives Panafieu, "studioso lucido e appassionato delle opere di Buzzati", è davvero esistito e il legame fra Dino Buzzati e la tragedia del Vajont è reale. 

Lo scrittore è inviato dal "Corriere della Sera" a coprire l'accaduto che descrive come un disastro naturale – malgrado Tina Merlin avesse già denunciato le carenze di progettazione. "Un sasso è caduto in un bicchiere d'acqua. E l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui". Parole nel migliore dei casi ingenue, che alcuni articoli successivi comunque smentiranno. Un ultimo dettaglio è che il bed & breakfast ospitato in un'ala di Villa Buzzati esiste davvero, come esiste la sua animatrice Valentina Morassutti, pronipote dello scrittore. Quanto al resto, è l'arte che imita la vita. O forse, per dirla con Buzzati, "è la vita a imitare l'arte".

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