Alberi d’inverno

24 Gennaio 2013

Nudi sono più esigenti. Richiedono curiosità concentrata, sguardo contemplativo. D’inverno, gli alberi spogli riservano i piaceri segreti di una natura mai in letargo, che sa sempre stupire.

 

Vischio su pioppo e edera

 

I rami, esili e folti, degli olmi ricadono nuvolosi dall’alto; i cercis si tengono stretti alle brocche i bruni baccelli. Le pendule samare cartacee impreziosiscono ancora aceri e ailanti, e le liquidambar si fanno notare per le nere sfere aculeate.  I codini rosatenero dei noccioli dondolano infreddoliti, e gli ingannevoli coni dei liriodendri paiono boccioli prossimi alla fioritura: celano invece semi alati.

 

Infruttiscenze di liquidambra e samare di ailanthus altissima

 

Ma è con la nebbia e la neve che arrivano vesti più raffinate, con la galaverna gioielli più rari. Impareggiabile, il poeta inglese W.H. Auden, così esalta virtù ed effetti della collaborazione tra alberi e nebbia:      

 

e le cime degli alberi, visibili

appena, non stormiscono ma restano

immobili e condensano efficienti

in gocce esatte la Tua umidità

[...]

La terra è un brutto posto,

eppure, per quest’attimo speciale,

così tranquillo ma così festoso,

ti rendo Grazie: Grazie, Grazie, nebbia.

(W. H. Auden, Grazie, nebbia, vv. 25-28)

 

Infiorescenze maschili di nocciolo

 

D’inverno, poi, meglio si scopre fin dove arriva l’ambizione dell’edera, coi suoi corimbi, a farsi albero, o là dove il vischio sugge linfa al pioppo; meglio si presta attenzione alle scaglie e ai solchi delle scorze, ai pastelli dei licheni, all’impalcatura dei rami e, soprattutto, ai nidi e ai loro più visibili abitanti.

 

Nidi di piccoli uccelli e condominio di cormorani e aironi

 

Nella sua lingua materna – il dialetto di Santarcangelo di Romagna – ecco l’elogio dell’inverno del grande, indimenticato Raffaello Baldini (Ciacri, Instèda e invera /Estate e inverno):

 

  

D’instèda chèld, un sudadézz, zanzèri,

no, u m pis l’invéran, mè, cal bèl’ zurnèdi

se sòul, n’aria ch’la taia,

al piscòlli gelèdi,

e ì èlbar senza fòi, che d’ogni tènt

tra ‘l rèmi u s vaid un nèid.  

 

D’estate caldo, un sudaticcio, zanzare,

no, mi piace l’inverno a me, quelle belle giornate

col sole, un’aria che taglia,

le pozzanghere ghiacciate,

e gli alberi senza foglie, che ogni tanto

tra i rami si vede un nido.

 

Frutti di cercis siliquastrum

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