Carrie Mae Weems: foto e video
Nonostante la sua lunga carriera, le apparizioni della grande fotografa Carrie Mae Weems nel nostro paese sono state, seppure di un certo spessore (come nel caso del Festival Internazionale di Film sull’Arte Contemporanea di Napoli nel 2009), molto sporadiche; oltre al Festival appena citato, è stata coinvolta nelle mostre Italian Dreams a Frascati nel 2007 e Urban/Suburban alla Temple University di Roma nel 2006, e inserita nel catalogo Blink: 100 fotografi, 10 curatori, 10 scrittori del 2002, tutte mostre peraltro non citate nella sua pur accurata biografia.
Una lunga carriera alla quale, invece, il Guggenheim di New York ha reso omaggio con una ricca e articolata retrospettiva, dall’indicativo titolo Three Decades of Photography and Video. Oltre centoventi lavori prevalentemente fotografici, ma anche testi scritti, registrazioni audio e video, ripercorrono l’evoluzione artistica di Carrie Mae Weems degli ultimi trent’anni – a partire dal 1978 fino ai lavori datati 2010.
Carrie Mae Weems
Untitled (Colored People Grid), 2009–10
11 inkjet prints and 31 colored clay papers, dimensions variable overall; individual components: 10 x 10 inches (25.4 x 25.4 cm) each
Collection of Rodney M. Miller
© Carrie Mae Weems
Una carriera iniziata in maniera apparentemente fortuita, quando – racconta l’artista – un amico le regalò per il suo ventunesimo compleanno una macchina fotografica di cui lei comprese immediatamente il grande potenziale comunicativo. Nata a Portland, Oregon, nel 1953, e trasferitasi a New York per studiare allo Studio Museum di Harlem, la sua fotografia, pur risentendo delle influenze di grandi fotografi come Henri Cartier- Bresson e Robert Frank, dimostra anche una forte vicinanza ad Andy Warhol, sia nella tecnica che nell’utilizzo di immagini dei mass media trasformate in messaggi di denuncia.
Carrie Mae Weems,
Untitled (Man and mirror) (from Kitchen Table Series), 1990
Esposti negli annessi del secondo e quarto livello del museo, oltre a seguire la maturazione umana dell’artista stessa, presente in molte fotografie, i lavori tracciano infatti un prezioso profilo della classe media afro-americana e contemporaneamente articolano un’esplicita denuncia delle disuguaglianze e delle ingiustizie sociali e di genere che hanno caratterizzato il panorama americano degli ultimi decenni.
Carrie Mae Weems,
Untitled (Woman and daughter with makeup) (from Kitchen Table Series), 1990
Un mondo femminile, quello raccontato da Weems, che parla però un linguaggio universale. Perché quella donna di colore (da Kitchen Table Series, 1990), ritratta all’interno di uno scarno spazio domestico, di fronte a un tavolo da cucina, intenta in mansioni e ruoli diversi (madre, moglie, figlia, amica), oltre a narrare parte della sua biografia (il personaggio ritratto è infatti lei stessa), parla del ruolo della donna all’interno della struttura familiare e sociale contemporanea. Come cerchi concentrici, partendo dalla condizione femminile, la sua narrazione si amplifica, abbraccia le moltitudini umane: la donna diviene simbolo dell’emarginazione e della volontà di riscatto.
Nella serie Untitled (Colored People Grid, 2009-10) Weems riprende, dopo vent’anni, un precedente lavoro, Colored People, del 1989-90, e costruisce una griglia attraverso singoli ritratti, elaborandoli attraverso i colori della fotoserigrafia, riproponendo e riattualizzando il concetto pregiudizievole del “colorism”, vale a dire la discriminazione sociale basata sul colore della pelle. Di forte denuncia è anche il video Afro-Chic (2009) nel quale, nell’arco di cinque minuti, esplora la costruzione dell’identità presentando numerose donne, di età e sfumature del colore della pelle nera diversi, con acconciature afro esagerate e abiti alla moda, che sfilano lungo una passerella illuminata, con la “benedizione” di Angela Davis (che ebbe un ruolo di spicco nella formazione del concetto “nero è bello”) raffigurata in un poster d’epoca posto alle spalle della passerella.