Speciale

Alle colonne d'Ercole funambolo sul filo del tempo

16 Agosto 2011

Per una volta, vorresti camminare in equilibrio su una corda tesa. Tuttavia, tra suolo ed etere non cogli, come i funamboli, la bellezza piena del vuoto ma solo la voragine che si spalanca sotto la funesta fune. Vai a Tarifa. Attraversa la città vecchia, familiarizzando con i colori e gli odori andalusi, e dirigiti verso il porto. L’isola de las Palomas è poco distante, collegata alla terraferma da una striscia di terra tra gli scogli. La strada è anonima e dimessa, come ne hai viste tante sui lungomare. Non andare oltre: tutto è a portata di sguardo. Sulla destra la Playa de los Lances, sulla sinistra la Playa Chica. La prima bagnata da un mare in burrasca, la seconda una distesa di mare liscio; la prima afflitta da un vento di levante, la seconda assecondata da una temperatura mite. Anche il blu dell’acqua ha un’intensità differente. Diversi, del resto, sono gli idronimi: l’Oceano Atlantico sulla sponda ovest, il Mediterraneo sulla sponda est.

 

 

Stai percorrendo l’incarnazione dello spartiacque. A est il Mare Nostrum, in cui sei nato e cresciuto; a ovest un oceano che ti ha portato tante volte nella nuova Atlantide degli Stati Uniti.

 

Distratto dai due mari che cingono la strada, non hai ancora guardato dritto davanti a te: all’orizzonte si stagliano le coste del Marocco e il profilo  ottuso della montagna Jebel Musa, una delle colonne d’Ercole. Ci sono solo 14 km di distanza, ma non farti ingannare dalle prese di misura. Il paesaggio è in realtà alle tue spalle, perché in Marocco gli orologi segnano due ore in meno che in Spagna. La nave che fa la spola tra Tarifa e Tangeri in mezz’ora viaggia a ritroso nel tempo e arriva a destinazione un’ora e mezza prima della partenza.

 

 

Sei sul filo tra il Mediterraneo e l’Atlantico, con l’Africa come orizzonte o ricordo immemoriale. E’ comprensibile che il crocevia andaluso ti faccia venire le vertigini; delle panchine di marmo lungo la strada sono a tua disposizione. Diffida della tranquillità dei vicini: quello con un libro aperto sulle gambe non distingue l’inchiostro dei paragrafi dalla risacca delle onde.

 

 

Riprendi ora il cammino. In fondo la strada è sbarrata da un cancello. Il faro e la zona fortificata che lo circonda s’intravede solo attraverso le sbarre. L’estremità inferiore – la punta più a sud di Tarifa, che è la località più a sud dell’Europa continentale – resta inaccessibile. Quel sud dell’Europa tanto reclamato dai tour operator non è altro che un luogo dell’immaginario. Non puoi proseguire il cammino con le colonne sotto le braccia come Ercole, né forzare il lucchetto. Sarà questo il tuo nec plus ultra.

 

Effetti indesiderati. La sera a letto il materasso può subire un rollio e uno scarroccio proprio a una zattera in mare. Sdraiati supino, allarga le gambe fino a toccare la sponda del letto e fissa i piedi nel rimbocco delle lenzuola.

 

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