Speciale

Sciascia Trenta / Sciascia a Militello in val di Catania

17 Giugno 2019

Sono trascorsi 30 anni da quel giorno di novembre in cui Leonardo Sciascia ci ha lasciati, trent'anni in cui il paese, che lui ha così bene descritto, è profondamente cambiato, eppure nel profondo è sempre lo stesso: conformismo, mafie, divisione tra Nord e Sud, arroganza del potere, l'eterno fascismo italiano. Possibile? Per ricordare Sciascia abbiamo pensato di farlo raccontare da uno dei suoi amici, il fotografo Ferdinando Scianna, con le sue immagini e le sue parole, e di rivisitare i suoi libri con l'aiuto dei collaboratori di doppiozero, libri che continuano a essere letti, che tuttavia ancora molti non conoscono, libri che raccontano il nostro paese e la sua storia. Una scoperta per chi non li ha ancora letti e una riscoperta e un suggerimento a rileggerli per chi lo ha già fatto. La letteratura come fonte di conoscenza del mondo intorno a noi e di noi stessi. De te fabula narratur.

 

Ricordo una gita, a Militello in Val di Catania. La visita a Militello era motivata dal desiderio di Leonardo di vedere il potente bassorilievo in marmo, scolpito da Francesco Laurana, ritratto di Pietro Speciale, che si trova nella cattedrale. Ci accolse il parroco, padre Sinopoli. Prete spassosissimo e molto anticonformista. In chiesa vedemmo in cima a un’alta scala a forbice il sagrestano che ripuliva una statua della Madonna, probabile opera del Gagini.

 

Ph Ferdinando Scianna.


Il fatto bizzarro è che il sagrestano era in mutande, e persino di precaria stabilità. Padre Sinopoli si accorse della nostra sorpresa e ci raccontò un aneddoto: quando sono andato soldato c’era tra noi una recluta con una gran zazzera di capelli alla quale teneva moltissimo. Un sergente gli intimò più volte di tagliarseli, ma quello non se ne dava per inteso. Una mattina il sergente lo fece condurre a forza dal barbiere, che lo rapò a zero. Il giorno dopo il soldato sparò al sergente. Commento di padre Sinopoli guardando il sagrestano: è testardo, per me può andare nudo.

Per anni quel per me può andare nudo!, diventò un nostro tormentone quando ci si trovava di fronte a personaggi di squilibrata testardaggine.

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