Teatri in città

In estate teatro è sinonimo di festival. Ma cosa succede nelle città?  Chiusi i teatri principali, pullulano proposte variegate, a volte semplicemente destinate a riempire i vuoti di serate calde, senza una programmazione culturale coerente e di respiro, a volte prototipi di nuove possibilità. Viaggiamo da Milano a Roma, attraverso Venezia e Bologna, in questa estate in minore, che spesso si completa con gite fuori porta nelle sedi dei festival. Mai come quest’anno sguarniti anch’essi, i festival, messi in ginocchio dalla crisi, costretti a fare di necessità virtù, eppure incapaci di lanciare un grido forte di protesta e sempre disponibili a festeggiare le nozze con i fichi secchi, in attesa di tempi migliori. Ma di questo parleremo nelle prossime cronache



D’estate a Milano nessuno è normale

 

Mentre sui siti web dei teatri milanesi compaiono vistose campagne abbonamenti per 2013/2014, a fornire una qualche contropartita alla sospensione delle programmazioni è solo il Teatro Franco Parenti, che rilancia con “Quest’anno al Parenti l’estate è donna” una coda di stagione tutta al femminile, con spettacoli fino al 25 luglio. Si va da Ondine di Giraudoux per la regia di Andrèe Ruth Shammah, fino a una bizzarra versione del cechoviano Giardino dei ciliegi, messo in scena da uno scatenato gruppo di Drag Queens.

 

Milano, Non scuola

 

Ma le proposte più significative arrivano dal decentrato quartiere di Affori e dall’Associazione Olinda con il festival “Da vicino nessuno è normale”. La rassegna (dal 13 giugno al 14 luglio, alla sua diciassettesima edizione) è solo una delle molteplici attività dell’associazione che ha sede presso l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini: basti menzionare il ristorante Jodok e l’Ostello, che hanno tra i loro obiettivi quello di coinvolgere con finalità rieducative persone seguite dai servizi di Salute Mentale. Gli spettacoli del festival iniziano alle 21 45, lasciando così allo spettatore il tempo di gustare, seduto su un tavolino all’aperto, la pasta fresca prodotta nell’ambito delle attività mattutine degli utenti. Il teatro ben si adatta alla vocazione sociale di Olinda; e tra le residenze teatrali trova posto persino una “succursale” della non-scuola del ravennate Teatro delle Albe. Il laboratorio, condotto da Alessandro Argnani, Monica Barbato e Mirko Calemme e pensato per gli adolescenti della zona Affori/Comasina, debutterà il 30 giugno. 
Anche gli spettacoli in cartellone si distinguono per una particolare attenzione al radicamento sul territorio, ai temi sociali e a ogni tipo di marginalità.

 

Milano, Odissea teatro Ariette

 

E particolarmente significativa è, in questa prospettiva, l’Odissea del Teatro delle Ariette, che rappresenta il manifesto di questa edizione: ogni giovedì alle 20 la compagnia raccoglie pochi spettatori intorno a un tavolo, ogni volta in spazi diversi del Paolo Pini, per dare voce alla personalissima Odissea degli abitanti della Comasina, in un momento teatrale che è innanzi tutto condivisione partecipata di un rito. Tra gli altri progetti ospiti, vale la pena menzionare almeno lo spettacolo prodotto da Atir con gli utenti della cooperativa sociale Comunità Progetto che ha debuttato il 17 giugno per la regia di Gabriele Vacis.
 Ma scorrendo il programma, appare allo stesso tempo l’apertura alla realtà più interessanti e più sperimentali del teatro contemporaneo: la vocazione etica e il costante impegno per la salute mentale vanno di pari passo, per Olinda, con una ricognizione del panorama della scena italiana: e così nella afosa Milano di fine giugno si possono scoprire quei gruppi che si trovano non troppo di frequente nelle stagioni teatrali istituzionali. Tra questi, Fanny&Alexander presentano Discorso Giallo, spettacolo dedicato al rapporto tra pedagogia e televisione: in scena la convincente Chiara Lagani, fondatrice del gruppo. Approda finalmente a Milano anche l’esito di una collaborazione tra due delle compagnie più significative della scena romagnola, la Societas Raffaello Sanzio e il Teatro delle Albe: Chiara Guidi ed Ermanna Montanari accompagnano lo spettatore in un viaggio al femminile, creato intorno a una coinvolgente lettera di Rosa Luxemburg. Ma non mancano altri nomi di rilievo: Milena Costanzo con una ricerca su Anne Sexton, Antonella Bertoni in scena con la madre anziana, Mario Perrotta con uno spettacolo dedicato ad Antonio Ligabue, e ancora Antonio Rezza, Danio Manfredini, Teatro delle Moire. Per gli appassionati e gli esperti che non potranno curiosare tra i programmi dei molti festival estivi, “Da vicino nessuno è normale” offre un ottimo assaggio delle proposte più interessanti del teatro contemporaneo; ma c’è da soprattutto da sperare che qualche spettatore dei teatri più tradizionali, preso da horror vacui, arrivi a scoprire il mondo di Olinda. (Maddalena Giovannelli)



Venezia: l’isola Biennale

 

Non è che Venezia, a dispetto di quello che magari può sembrare da fuori, sia proprio la capitale (teatrale) della zona. Città-isola, per molti versi – politici, economici, culturali – ben distante dalla terraferma dei dintorni, si trova a far da capoluogo a un territorio ricco e estremamente diffuso, nonché a badare innanzitutto al mantenimento di un patrimonio culturale enorme, meraviglioso ma anche un po' ingombrante. Così, anche per lo spettacolo dal vivo, quello che prevale sono i suoi grandiosi monumenti: gli stucchi mozzafiato della Fenice, che incorniciano opere altrettanto suggestive, e lo Stabile regionale, fortunatamente protagonista di una nuova primavera con la recente direzione (fresca di rinnovo) di Alessandro Gassman che, sorprendendo un po' tutti, è andato a guardare con curiosità al territorio, alla sua creatività emergente e alle sue scritture. Spazi di ricerca, iniziative indipendenti, circuiti alternativi? Nella città dell'attraversamento per eccellenza, ne resta soltanto l'ombra. E il futuro non promette bene, a parte la solita, sempre rincuorante, creativa buona volontà degli operatori che, facendo buon viso a cattivo gioco, cercano di inventare strategie salvagente sempre nuove.

 

Biennale di Venezia

 

Città della transitorietà per eccellenza, dicevamo. E chi si aspetta, arrivandoci d'agosto, di trovare le solite strade svuotate e le serrande abbassate, resterà deluso: la vita parallela studentesca passa sì il testimone all'altrettanto effimera invasione turistica, ma Venezia, d'estate, è tutto fuorché deserta. Per un'amministrazione che sembra – ovvio, anche giustamente – privilegiare il ritorno economico che viene dal turismo, prima risorsa della città, e l'impegno nella conservazione dei beni culturali (più che nello stimolo della creatività emergente), c'è proprio un monumento fra i più eccellenti a “remare contro”: da qualche anno è merito della Biennale aver ridisegnato la mappa e la programmazione delle serate estive veneziane. Da qualche anno Àlex Rigola, il direttore del festival di teatro, ha deciso di spostare le proprie attività ad agosto – con una scelta che inizialmente è sembrata azzardata a molti, ma si sta confermando a più livelli un'intuizione azzeccata – e, dal 2013, il festival di danza, guidato dal neo-direttore Virgilio Sieni, si è collocato a fine giugno, più avanti di circa un mese rispetto alla consuetudine. Non è solo la collocazione in estiva ad avvicinare i progetti e i percorsi della Biennale Danza e Teatro: anche quest'anno torna un'attenzione tutta particolare per i percorsi formativi, nel contesto di una più ampia vocazione individuata dal Presidente Paolo Baratta e approfondita, a proprio modo, nei diversi settori. E se la progettualità multidisciplinare di Rigola, che ha chiamato a Venezia le eccellenze della regia internazionale, si conferma anche in questa edizione con maestri di grande richiamo e uno sguardo a tutto tondo sui mestieri del teatro, la scelta di Sieni per il prossimo quadriennio del festival di danza segna ancora più marcatamente le direzioni in cui intende muoversi l'ente veneziano: celebre per una ricerca instancabile sulle modalità di trasmissione del sapere – di cui l'Accademia sull'arte del gesto è una delle espressioni più note –, l'artista toscano, arrivando in laguna, sembra indicare un'altra potenzialità operativa della Biennale, quella del rapporto con il territorio.

 

Ultimo elemento che condividono, infatti, tanto il festival di Rigola che le aperture laboratoriali di Sieni, è la diffusione in città: pochi spazi convenzionali – sempre i bellissimi spazi della Fenice e dell'Arsenale – per delle linee di programmazione che si snodano al fresco dei campi e negli angoli delle calli, come per portare a riscoprire, oltre che le avanguardie del teatro e della danza, nuove possibilità per luoghi che si attraversano tutti i giorni o per incontrare anche scorci insoliti, nascosti e inaspettati. (Roberta Ferraresi)

 

Prototipi bolognesi

 

Bologna vive di continui scollamenti: e non fa eccezione l’estate. La città del primo Dams d’Italia ha stagioni invernali tra le meno ardimentose nel suo teatro stabile (in crisi) e un vecchio tempio della prosa come il Duse è ridotto a spazio del teatro privato d’evasione. Nella sede della più antica università, culla di vari esperimenti e avanguardie, furoreggiano la commedia e il musical. D’estate il teatro torna a una ancora più beata marginalità: chi voglia veramente incontrare proposte innovative deve mettersi in viaggio verso il festival di Santarcangelo o altre mete periferiche. Da qualche stagione esiste, però, un prototipo, segno delle tensioni ma anche delle afasie dei tempi. Parliamo del festival “perAspera”, serate dove, con ritardi spesso immani e uno spazio abnorme assegnato al bar e allo “struscio”, si alternano frammenti, studi, esplorazioni che incrociano danza, poesia, teatro, grafica, studio sugli ambienti sonori. I formati sono brevi o brevissimi, epigrammatici: quella che emerge è un certo stallo creativo, un compiacimento per il frammento autoreferenziale, che non lancia sfide alte a tempi “in minore” (e quella parola, ricerca, esperimento, cosa sta a significare, oggi, se non proliferazione delle lingue, delle possibilità, senza assunzione di responsabilità, troppe volte). Eppure circola un’aria nuova, e si possono incontrare, con lavori spesso eccentrici rispetto ai loro percorsi, o con proposte ancora ferme a uno stadio iniziale, artisti come la danzatrice Simona Bertozzi, come il regista Andrea Adriatico (con Eva Robin’s alle prese con un “pezzo” da Elfriede Jelinek), come il coreografo e interprete Fabrizio Favale in uno strano pezzo Noh e Zen tra gli alberi. Oppure vi si può vedere la serie completa delle Noosfere di Roberto Latini.

 

Bologna, Eva Robin's a perAspera

 

Luogo in cui curiosare è Teatri di Vita, che l’anno scorso visitò il nuovo teatro e la nuova danza greca, rinverdendo una serie che aveva viaggiato nella scena contemporanea indiana, cinese e rumena, e che quest’anno volge il proprio interesse alla Palestina con “Cuore di Palestina”, rassegna dedicata alle arti dal vivo, alla fotografia, alle lettere, alla cucina dello stato che non c’è. Di forte valenza politica è “La scena dell’incontro”, che quest’anno ha visto uno spettacolo della Compagnia dei rifugiati (richiedenti asilo politico, lavoratori, studenti stranieri e italiani) intitolato Il violino del Titanic, un viaggio di una quarantina di attori di varie nazionalità in un Occidente minacciato, sull’orlo di una catastrofe, con coinvolgimento del pubblico. Uno spettacolo dai toni spesso didascalici, dalle immagini di forte (e facile) presa, ma con una buona dose di sincerità.

 

Bologna, Il violino del Titanic

 

Ultima rassegna da ricordare è “Il giardino della memoria”, che si svolge dal 27 giugno al 10 agosto davanti al Giardino per la memoria della strage di Ustica. Apre il poeta Amiri Baraka (LeRoi Jones). Si prosegue con spettacolo rodati come Pantani del Teatro delle Albe, come The Plot is the Revolution dei Motus, con quell’icona che è Judith Malina, con il Balletto Civile di Michela Lucenti, con un recital di Cristina Donà e Isabella Ragonese e la rappresentazione dei lavori finalisti del premio Scenario per Ustica. (Massimo Marino)



Estate romana

 

Gli appuntamenti culturali programmati nell’estate romana sono abbastanza numerosi, di differente respiro e dedicati a tipologie di pubblico diverse. La maggior parte di questi è a carattere musicale: come ogni anno, anche nel 2013 si confermano infatti le grandi manifestazioni capaci, con supernomi, di attirare migliaia di spettatori. Basti guardare il calendario di Rock in Roma, di Centrale Live al Foro Italico, ma anche di “Luglio suona bene” all’Auditorium Parco della Musica. È sempre molto apprezzata dal pubblico della città anche la rassegna “Roma incontra il mondo” a Villa Ada, più intima e ricercata.

 

L’estate romana è fatta anche di manifestazioni più piccole e legate a una particolare zona o spazio della città. Fino al 14 agosto al Parco del Torrione Prenestino ci sarà Pigneto Spazio Aperto – il Festival delle Culture Indipendenti, giunto alla seconda edizione e seguitissimo l’anno scorso. La programmazione è molto articolata: da concerti a spettacoli teatrali, da interessanti rassegne cinematografiche a laboratori per adulti e bambini. È giunto alla seconda edizione anche il Roma Fringe Festival, fino al 14 luglio a Villa Mercede nel quartiere San Lorenzo. Collegato al circuito fringe - ossia indipendente, off - offre una tale densità di appuntamenti, ben nove ogni sera su tre differenti palchi, da confondere un po’ le idee. Colorata ed eclettica è invece Potpourri, la rassegna di teatro e musica organizzata alla Casa Internazionale delle Donne, fino al 29 luglio.

 

È a settembre, sul finire dell’estate, che la città di Roma presenta invece gli eventi teatrali più interessanti che fanno da ponte tra la stagione estiva e quella invernale che si appresta a iniziare. Nella prima metà del mese partirà l’ottava edizione di Short Theatre, il festival diretto da Fabrizio Arcuri che è in grado di fare dialogare diversi aspetti del linguaggio teatrale contemporaneo e che paia chiudere il ciclo delle grandi rassegne estive come il Festival delle Colline Torinesi, Sant’Arcangelo di Romagna e Drodesera. A oggi il programma è ancora in fase di definizione, ma di sicuro porterà a Roma Agoraphobia dell’artista minimalista olandese Lotte Van Den Berg (produzione OMSK) affidato, nella versione italiana, alla performer Daria Deflorian (il debutto è a Sant’Arcangelo il prossimo 12 luglio). A Short Theatre anche Nos solitudes, una perfomance pensata dalla francese Julie Nioche nell’ambito di FranceDanse/Festival di Danza Contemporanea: una danza che porta il corpo ad esperire nella solitudine la vera soluzione per il sé.

RomaEuropa, Nos solittudes

 

Il 25 settembre, infine, prende il via la 28esima edizione di Romaeuropa Festival, uno dei festival di arti contemporanee più interessanti della scena internazionale. È l’occasione di vedere nella Capitale tanti imperdibili lavori di danza, teatro e musica. Tra gli appuntamenti in calendario si segnalano il mai visto a Roma The Four Seasons Restaurant di Romeo Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio e l’”Hedda Gabler” di Thomas Ostermeier. E ancora Antonio Latella e Muta Imago. Anche la danza internazionale sbarca a Roma con Emanuel Gat, Sasha Waltz e con la sudafricana Dada Masilo. Dai teatri ai musei di arte contemporanea: il Festival mostra anche quest’anno quella sua propensione verso il futuro con la mostra Digital Life che propone 27 opere (installazioni multimediali, ambienti sonori, indizi visivi) al MACRO Testaccio e al MAXXI. Tutto questo in due mesi di programmazione, 41 appuntamenti (tra cui moltissimi debutti), lo slogan e filo conduttore The Art Reacts:  questi gli elementi con i quali Romaeuropa Festival farà vivere alla città gli scenari della contemporaneità più all’avanguardia del momento. (Ilenia Carrone)

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