Mari e monti (2). Le mille storie del Monte Bianco
Molto è stato scritto sul Monte Bianco, il gigante delle Alpi, tanto da immaginare che si sappia tutto; non è così. Ad esempio, con i suoi 4.810 metri, è la montagna più alta d’Europa? O è la seconda, dopo il Monte Elbrus, nel Caucaso, 5.642 metri? Dipende dal confine che individuiamo tra Europa e Asia. La cima si trova in territorio italiano o francese? Parliamone… E non molti sanno che lassù, nei pressi del rifugio Torino si combatté la “battaglia più alta d’Europa”: il 2 ottobre del 1944, i Gebirgsjäger, i soldati da montagna tedeschi, attaccano i partigiani italiani e francesi arroccati nel rifugio Torino, uccidendone quattro e catturando gli altri.
La storia di questa montagna è come un libro di vetta destinato a restare aperto per sempre, finché ci saranno arrivi e ripartenze.
Le pagine di neve e roccia del Monte Bianco racchiudono mille vicende di coraggio, di scoperta alpinistica, di incognite svelate: il Monte Bianco è stato per tanti anni una frontiera di libertà unica al mondo. Come inevitabile e antropocentrica consuetudine, i libri che lo raccontano iniziano il giorno in cui viene conquistato per la prima volta, l'8 agosto 1786: dal cercatore di cristalli Jacques Balmat e dal medico Michel-Gabriel Paccard, due giovani uomini di Chamonix. E ormai si concludono quasi tutti con le preoccupazioni per i rapidi e impressionanti cambiamenti climatici degli ultimi anni, che lo stanno modificando senza rimedio.
Monte Bianco. Il gigante delle Alpi, di Stefano Ardito, pubblicato da Laterza nel 2022, è uno dei libri più completi, necessari quindi, per acquisire una conoscenza ampia e accurata. Chi conosce questo immenso colosso di neve e granito può ripercorrere escursioni e salite disperse nel tempo, orizzonti e guglie rimasti per sempre nella memoria, e riannodare le fila di letture appassionanti; chi ne ha una conoscenza più superficiale, può scoprirne la storia e le bellezze, le avventure e le tragedie. Per tanti anni Ardito ha scalato e attraversato il Bianco, conosce bene anche le cime che lo attorniano: l’Aiguille Noire de Peuterey, Les Dames Anglaises, l'Aiguille de Trélatête. Racconta quei luoghi da quando ne scriveva in riviste specializzate come la mitica Alp.
Quest’opera però ha soprattutto il valore di un formidabile motore di ricerca verso altri libri e altre storie. Le pagine di Ardito stimolano a saperne di più su nomi e avventure ricordate con precisione nei loro elementi essenziali, e che meritano di essere rincorse e approfondite: Gary Hemming, l’alpinista beat, solitario e tormentato, che salva due alpinisti tedeschi sulla parete ovest del Dru; il giovane Amilcare Crétier, bravo e sfortunato come pochi; le piccole e grandi ore alpine di Gabriele Boccalatte; le scalate di Giusto Gervasutti, Riccardo Cassin e Walter Bonatti; le storie di addestramento alpino e di guerra in Val Veny di Mario Rigoni Stern; i libri e i dipinti di Renato Chabod; le vie alpinistiche di Massimo Mila, grande musicologo e uomo di Giustizia e Libertà; la tragica scalata del Pilone centrale di Bonatti, Andrea Oggioni, Pierre Mazeaud e dei loro compagni, nei primi di luglio di tanti anni fa; l’incredibile storia del traforo del Monte Bianco.
Ardito ricorda anche i giorni del capitano Jean-Marie Bulle durante la battaglia delle Alpi, nel giugno del 1940, quando Mussolini aveva deciso di aggredire una Francia ormai sconfitta dai tedeschi. Bulle guida i suoi Éclaireurs-Skieurs in imprese coraggiose tra vette e ghiacciai, per resistere il più possibile agli invasori d’oltralpe. Dopo l'armistizio continua a combattere, come comandante partigiano, sulle montagne della Savoia. A liberazione della Francia quasi conclusa, alla fine di agosto del 1944, Bulle va a parlamentare con il presidio tedesco di Albertville per ottenere la liberazione incruenta della città, e viene assassinato a tradimento dalle SS.
Chabod, Mila, Mazzotti erano uomini che scalavano pareti imponenti dopo un’accurata preparazione volta a capire la montagna, tracciando una via con lo stile alpino della guida, scegliendo “la via più facile nella parete più difficile”.
Si capisce che Ardito preferisce questo tipo di avventure alpinistiche alle imprese sportive tout court. Fu una piccola bella avventura anche lo striscione che Reinhold Messner, Alessandro Gogna e Roland Losso appesero al “pilone volante” della funivia dei ghiacciai per segnalare la necessità di porre un limite all’invadenza di ferraglia e cemento, alla mercificazione delle montagne per agevolare un turismo banale e distruttivo.
E anche per auspicare la creazione di un Parco del Monte Bianco. Proprio la grandezza e il mistero del Bianco dovrebbero darci il senso del limite, di un universo, alpino o marino che sia, che non ha più la forza di rigenerarsi, assediato dai cambiamenti climatici, dalla cinica avidità di alcuni, dall’ ignoranza di molti.
La storia del Monte Bianco è anche la storia dei suoi rifugi e bivacchi, quelli ad alta quota, dedicati agli alpinisti e quelli adagiati nelle montagne che lo circondano, in eterna ammirazione. A mio avviso, il più bello, per l’ottimo equilibrio tra comodità e rispetto per l’ambiente, è il Rifugio Bonatti, in Val Ferret. Ci sono poi rifugi ambivalenti, come il Boccalatte, a 2.803 metri, punto di arrivo per l’escursionismo più impegnativo e campo base per dure scalate sulle Grandes Jorasses.
Il libro di Ardito è aperto a tutti gli amanti della montagna, non solo agli alpinisti ma anche alla ben più ampia schiera degli escursionisti. In Val Veny, si trova il punto migliore per ammirare la bellezza del Monte Bianco: il Mont Fortin, 700 metri sopra il lago Combal, e nel tragitto (ma occorre camminare sulla cresta) che porta al Vallone di Chavannes. Lì un giorno sono rimasto incantato nel veder uscire un branco di stambecchi dalla vecchia casamatta della Seconda Guerra. Quasi una riconquista della vita e della bellezza sulla morte.
Anche in Val Veny appare evidente il disastro climatico, con il ghiacciaio della Lex Blanche che, sino a poche decine di anni fa, raggiungeva il pianoro del lago Combal e ora stramazza tra le alte rocce in un’agonia lenta e inesorabile. Così anche in Val Ferret, dove sta scomparendo quello di Pré de Bar. Non va meglio sul versante francese, dove sia il ghiacciaio del Tour sia una delle meraviglie naturali d’Europa, la Mer de Glace, sono ormai in condizioni sconfortanti.
Il lungo addio dei ghiacciai alpini, compresi quelli del Monte Bianco, è meno lento e più inquietante di quanto si immaginava sino a pochi anni fa.
Ogni volta che mi capita di scendere dai declivi rocciosi o dai sentieri del Monte Bianco mi viene un senso di malinconia, e il dubbio di lasciare qualcosa in movimento perenne, che ritroverò solo in parte quando tornerò.
I versi di Percy Bysshe Shelley sono un’eco sempre più lontana:
Mont Blanc yet gleamson high: — the power is there,
The still and solemn power of many sights,
And many sounds, and much of life and death.
In the calm darkness of the moonless nights,
In the lone glare of day, the snows descend
Upon that Mountain
(da Mont Blanc: Lines Written in the Vale of Chamouni).
(Il Monte Bianco brilla in alto: qui risiede il potere, il silenzioso e solenne potere di numerosi sguardi, e numerosi rumori, molto della vita e della morte. nella tranquilla oscurità delle notti senza luna, nel bagliore solitario del giorno la neve scende sulla montagna; da “Monte Bianco: versi scritti nella valle di Chamonix”).
Per saperne di più
Elenco di seguito alcuni libri che, in varia misura, raccontano il Monte Bianco, e che consiglio di leggere. Sono, secondo il mio opinabile giudizio, i più interessanti:
Scritti di montagna di Massimo Mila; Montagnes Valdôtaines di Giuseppe Mazzotti; Piccole e grandi ora alpine di Gabriele Boccalatte; La cima di Entrelor di Renato Chabod; Montagne di una vita di Walter Bonatti; Montagne per un uomo vero di Pierre Mazeaud; 342 ore sulle Grandes Jorasses di René Desmaison; Gary Hemmings, una storia degli anni ’60 di Mirella Tenderini; L’ultima partita a carte di Mario Rigoni Stern; Freney ’61 di Marco Albino Ferrari; Un alpinismo di ricerca di Alessandro Gogna; Fronte di scavo di Sara Loffredi; L’invenzione del Monte Bianco di Philippe Joutard; La libertà di andare dove voglio di Reinhold Messner; Alpinismo e storia d’Italia di Alessandro Pastore; le storie della guida Nanni Settembrini, ideate da Enrico Camanni; 4810. Il Monte Bianco, le sue storie, i suoi segreti, di Paolo Paci, un libro che racconta il Bianco a 360°. Sono di Stefano Ardito i testi che accompagnano la più bella opera visiva dedicata a questa vetta: Monte Bianco. Scoperta e conquista del gigante delle Alpi, edito da White Star nel 1996, ricco di magnifiche immagini.
C’è poi un importante libro francese purtroppo mai tradotto e pubblicato in Italia: Les carnets du capitaine Bulle di Gil Emprin, che racconta il coraggio e la passione per la libertà di Jean-Marie Bulle.