Ritratti d'artista ad alta voce / Matthias Grünewald (1470 ca.-1528)

3 Dicembre 2021
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Le case sbilenche, le strade anguste e gli stipiti inclinati delle porte di Colmar non hanno un aspetto pittoresco. Sono soltanto vecchi, immutati e obsoleti. A parte la piazza e la cattedrale, c’è un solo altro punto di riferimento: un alto camino che erutta fumo nero proprio dal cuore della città. È la caldaia del bagno pubblico. I bagni privati sono un lusso moderno. Sicché, a modo suo, Colmar prepara il visitatore alla pala d’altare di Grünewald. La città allude a un’epoca diversa, con diverse aspettative di vita.

A meno che non colga questa allusione, il visitatore non andrà più in là del cliché che il genio mistico di Grünewald era senza tempo.

 

La pala d’altare, oggi ospitata nel museo cittadino, consiste di dieci distinti pannelli, i più memorabili dei quali sono la Crocifissione, la Resurrezione e la Tentazione di sant’Antonio. Alla Crocifissione, oggi una delle più famose che siano mai stati dipinte, viene sempre fatto riferimento quando si discute di espressionismo, crudeltà germanica ed estasi religiosa. A me pare che il suo vero significato sia molto più preciso. È uno dei pochi grandi dipinti sulla malattia, sull’infermità fisica. 

 

Maria Paiato.


La pala d’altare fu originariamente commissionata dall’ospizio degli antoniti di Isenheim alle porte di Colmar, e Grünewald ci lavorò dal 1512 al 1516. L’ospizio era famoso per la cura e il trattamento dei malati, in particolare degli appestati e dei sifilitici. Nella seconda metà del xv secolo la peste era probabilmente comune quanto lo è oggi l’influenza. Nel 1466, per esempio, nella sola Parigi ne morirono 60 000 persone. Anche la sifilide si stava diffondendo in Europa su una scala mai vista. L’insicurezza della vita derivante dalla malattia non era inferiore all’insicurezza sperimentata dagli uomini in prima linea durante le due guerre mondiali.

 

All’origine di quest’opera comunitaria c’è un sentimento di gratitudine. Per l’ospitalità che John Berger ci offre con e nei suoi testi raccolti in Ritratti (il Saggiatore 2018), per la sua scrittura che invita amorosamente a guardare e guardare ancora, con attenzione e sorpresa, per la sua capacità di portarci con sé negli atelier degli artisti e nel mistero del loro fare, nel tempo e nello spazio.

Ascolta la versione integrale del podcast Per John B. su Okta Film. Un progetto a cura di Maria Nadotti.

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