Laudato sì mi Signore, per sor'aqua / Siccità e secchie di rame

28 Giugno 2017

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta scriveva San Francesco d'Assisi nel XIII secolo.
Gabriele D'Annunzio in tempi già sfiorati dalla nostra modernità declamava: Acqua di monte, acqua di fonte, acqua piovana acqua sovrana... acqua che ridi e muggi. tu sei la vita e sempre sempre fuggi.
Solo due frammenti poetici ma una sintesi che faccia acqua utile, umile e preziosa e che sempre fuggi... ha in questi giorni qualcosa di rivelatore.

 

L'acqua – vale a dire dipolo molecolare (una parziale carica elettrica negativa una positiva) indispensabile al mondo cellulare e alle sue reazioni biochimiche – è alla base di pressoché qualunque forma di vita.
Una certezza quest'ultima così profonda, un assioma indubitabile che ci fa supporre la possibilità di forme di vita esclusivamente su quei pianeti in cui sia presente acqua.
L'origine dell'acqua sulla Terra vedrebbe poi come teoria il bombardamento di comete di ghiaccio ai primordi dell'origine del nostro sistema solare, miliardi di anni fa.

Oggi, da distanze molto meno siderali e più urgenti, s'impone alle nostre attenzioni la sua mancanza; giorni in cui il termine siccità forse per la prima volta non sembra descrivere bene la condizione attuale e i successivi dubbi, le ansie, le domande...

 

Siamo infatti a fine giugno e non a fine agosto e se l' estate mediterranea (lunga e asciutta) mantiene fede alle sue medie pluviometriche, dovremmo aspettarci pioggia copiose solo verso ottobre. Ma tre mesi di scarse o nulle precipitazioni su una siccità già dichiarata cosa sono se non una catastrofe?

Peraltro le qualità dell'acqua descritte nel Cantico delle Creature, a distanza di ottocento anni colgono bene il senso profondo della sua "essenza", e questo nonostante la nostra modernità, le nostre tecnologie, le attuali conoscenze. Anzi è proprio la nostra modernità e il nostro stile di vita che ci ha portati ad esserne enormemente dipendenti: acqua per pressoché ogni industria e filiera produttiva, acqua per l'agricoltura e la zootecnia industriale, acqua per i consumi domestici e infine acqua per la vita...

 


Solo che fino ad oggi questa acqua è stata largamente disponibile, abbondante, sostanzialmente a basso prezzo.
E acqua "dovuta" si potrebbe dire come ulteriore attributo e qualità. Almeno per le generazioni nate dopo la fine della seconda guerra mondiale (quasi tutte ormai). Quelle, che almeno in Occidente, sono figlie del benessere e dell'abbondanza. C'è nelle nostre vite un fondo esistenziale e sensoriale ancor prima che materiale fatto di città, di modernità, di elettrodomestici e televisione, di cibo comprato, di supermercato... di svago, di auto, di immagini artificiali, di cose... È infatti quasi inconcepibile oggi arrivare davvero a percepirlo ma l'acqua corrente in casa è stato in fondo l'inizio, il primo benessere e il primo "lusso".


Eppure, ancora nei primi anni 60 l'Ente Maremma – dando certamente un senso sbagliato a quel periodo di benessere già evidente – assegnava ai contadini lotti di terreno con case coloniche nuove senza acqua corrente e senza elettricità. L'acqua in casa era il pozzo, la secchia di rame stagnata per raccoglierla e il mestolo per portarla alla bocca...

 

Ecco, è probabile che questa siccità, questa crisi idrica arrivata all'inizio dell'estate e quindi destinata presumibilmente ad aggravarsi, possa essere il punto di non ritorno perché a livello generale e quotidiano ci si interroghi finalmente sul ruolo dell'acqua come risorsa e se ne comprenda tutta la sua importanza critica. Solo su una mutata comune consapevolezza potranno iniziare rimedi profondi che toccheranno scelte politiche, processi produttivi, consumi collettivi e individuali.
Facile capire che nel breve, oltre a dei probabili razionamenti nell'erogazione, sarà l'agricoltura a soffrirne e a pagarne le conseguenze. Piante e animali non hanno i meccanismi compensativi delle industrie; un raccolto senza acqua è finito, un allevamento senza acqua è morto.
L'agricoltura già... ma quale agricoltura e quale zootecnia se solo come esempio per produrre un chilo di carne di manzo possono essere necessiti fino a 15000 litri di acqua (fonte Fao) o se il mais indispensabile nell'allevamento animale – e consumatissimo in America – è pianta dalle fortissime esigenze idriche?

 

Il legame dell'acqua con l'agricoltura è concetto che le popolazioni inurbate da generazioni non capiscono bene, cioè credo che noi lo comprendiamo razionalmente ma non in tutte le sue concatenazioni e conseguenze. Non riusciamo cioè ad esempio a capire davvero la maledizione biblica delle siccità o ancora a comprendere appieno il collasso della civiltà Maya e delle sue città per il legame tra crisi idrica, suolo e mais.
Il legame tra acqua e agricoltura, tra acqua e cibo è strettissimo, ma le generazioni "nate consumatrici" non colgono il suo valore critico per il cibo e per la vita perché per loro è sempre stata presenza scontata, banale... oggi 30 centesimi a bottiglia e vuoto di plastica a perdere.

 

Un libro, Il pianeta mangiato di Mauro Balboni (Dissensi 2017) può aiutare a comprendere il ruolo di un’agricoltura fondamentalmente industriale in un mondo sovrappopolato e il legame tra questa agricoltura e le risorse naturali limitate, l'acqua su tutte.
Se la Terra vista dall'alto è il "pianeta blu", pochi sanno che solo lo 0,0001% è acqua dolce disponibile ogni momento per le attività umane. Oppure che delle acque di falda – intrappolate nel sottosuolo – solo il 6% si ricostituisce in una generazione mentre il 94% è risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Ma alcune aree come i Paesi del Golfo, Sud Ovest degli Stati Uniti, alcune zone dell'India o della Cina in rapida crescita attingono oggi a piene mani dalle acqua di falda. In India sono già presenti 21.000.000 (ventun milioni!) di pozzi attivi fino ad una profondità di oltre cinquecento metri con un livello di falda che si abbassa inesorabilmente. E ancora dato sorprendente, il 75% di tutta l'acqua consumata per le attività umane è l'acqua utilizzata nella produzione del cibo, con una "dissipazione" idrica sconvolgente quando dai prodotti vegetali si passa a quelli ricchi di proteine animali. Occorrono 255 litri di acqua per produrre un kg di patate, ben 5000 per un kg di formaggio. Mediamente oggi, un consumatore con una dieta che include proteine animali costa al pianeta 7500 litri di acqua al giorno e in ogni giorno della sua vita. Considerando la tendenza verso il consumo di proteine animali di regioni "esplosive" dal punto di vista demografico quali la Cina e l'India, la proiezione verso il fabbisogno e il consumo di acqua appare drammatica.

 


 

Sono pochi dati tra i molti che Mauro Balboni rileva e collega tra di loro e dai quali emerge come il legame tra industria agroalimentare acqua e un'umanità in forte crescita demografica evidenzi un equilibrio precario e alla lunga insostenibile.

Più vicino a noi, in una dimensione in cui è più facile ravvisare l'urgenza del problema, una sigla del Tg all news mostra un’immagine semi notturna dell'Europa vista da un satellite. La pianura padana è immediatamente una delle zone più riconoscibili per le luci che ne rivelano la presenza umana. È la pianura che corrisponde a uno dei più importanti distretti industriali e agroalimentari del nostro paese, la stessa pianura che raccoglie a sud le acque della più importante catena montuosa del continente europeo. Per questo e altro ancora una crisi idrica nella pianura padana non può non essere una catastrofe, per l'agricoltura, per l'economia, per la vita delle persone e un mutamento definitivo per il suo stesso valore simbolico.

 

Mesi fa, in un mercatino, ho acquistato casualmente una vecchia secchia di ferro dalla forma gentile. Ripulita, mi sono accorto che era un'antica secchia da acqua, di rame e ottone. L'ho sistemata su una mensola in attesa di qualche utilizzo che sapevo mai sarebbe arrivato (un’amica mi aveva suggerito di farne un espositore per asciugamani).
Valore simbolico o meno, so che resterà dov'è.

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