Speciale

Tavoli | Olimpia Zagnoli

24 Febbraio 2014

Il tavolo di Olimpia Zagnoli è affollato di cose invisibili.

 

Tutte quelle che ci si aspetterebbe di trovare sul tavolo di un illustratore e che invece qui risaltano per la loro assenza. Ovviamente sono presenti alcuni strumenti di lavoro, ordinatamente riposti in un mug, e sono praticamente quegli stessi che si trovano raffigurati sull'astuccio in alto a sinistra. Poi, sul vassoio di metallo accanto al calorifero, ci sono alcuni oggetti fra cui una calcolatrice a cuore, una candela, una grande confezione di fazzoletti di carta, forse del collirio, un tubetto di crema per le mani, un rotolo di scotch, e una sfera fatta di elastici.

 

Fra le cose invisibili ci sono anche quelle virtuali che stanno nel computer e nella tavoletta grafica. A queste non si ha accesso, se non a quella sola che, nel momento in cui la foto è stata presa, si manifestava sullo schermo: l'immagine di un uomo minuscolo di fronte ai grandi tasti di un pianoforte. In basso a sinistra, ci sono poi due quaderni, immagino sketchbook, e al centro un foglio A4 con uno studio per una illustrazione. Accanto, a sinistra, un foglio di carta quadrettata con due parole scritte a mano. Uno sgabello Stokke, una multipresa e una lampada verde completano il quadro e lo definiscono, sottolineando che l'abitante di questo spazio sceglie cose così normali e di uso comune da risultare, anche queste, invisibili. Stando a quello che dice questo tavolo, Olimpia Zagnoli è come appare nel biglietto da visita accanto alla cartolina con i due innamorati: qualcuno che si pensa, e si manifesta, per sottrazione. E che concepisce le forme come astrazioni, come uno scienziato. Per la gran parte di sé che lascia nel bianco, Olimpia Zagnoli è anche misteriosa. Lo testimonia la piramide-temperino appena sotto i fermagli. Un oggetto così inatteso che, insieme al cuore, fa pensare al disinteresse per l'estetica che potrebbe avere un matematico o un bambino. E questo è davvero singolare.

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