Un poeta
Andavo a Bologna - prima di esservi chiamato a insegnare -
per incontrare Roversi (e Massimo Dursi) -
Roversi in via Castiglione, Roversi in via dei Poeti 4,
Roversi fra i libri - sempre accogliente, sempre
in attesa del dialogo - suonavo il campanello -
veniva ad aprirmi lei, Elena, dolcissima, amatissima, diceva,
Roversi è di là,
e là ci ascoltavamo parlare - era fare il punto -
ascoltavo il poeta più anziano - quello più avanti sul sentiero -
e lui ascoltava i miei sogni, le mie matterie,
e leggeva con amore e sapienza i miei testi
e quelli di tanti che si affacciavano alla sua porta,
giovani e giovanissimi, l’Italia viva e fremente
che andava pian piano sotto la neve:
(come da lui andavo a volte da Sereni, a volte da Fortini,
a volte da Zanzotto, qualche volta da Luzi,
qualche volta da Alfonso Gatto, o da Elio Pagliarani,
o quand’ero al liceo da Valeri - alle sue lezioni all’Università:
a cercare conforto nel difficile sentiero
di ascoltare il linguaggio - le bizzarre, ansiose schinche della poesia):
Roversi mi pareva, sempre, un sapiente,
forte come un muro di Bologna,
gentile come un poeta dei tempi di Federico
(dell’imperatore poeta e cavaliere
un giorno mi regalò il De Arte Venandi cum Avibus),
ascoltatore del Sud, l’Abruzzo della sposa,
Napoli e la Calabria dei briganti, la Sicilia dei rimatori,
inflessibile come un raro italiano, inflessibile
nel non voler pubblicare, da molti anni, che per vie nascoste, rare
(un giorno gli ho detto: Cerati, là da Einaudi, vorrebbe tanto
un tuo libro nuovo, le poesie dell’Italia sotto la neve
o altro: e lui no, silenzio: inflessibile):
Roversi mi è sempre parso un guerriero
calmo, invincibile, e come amava dialogare
per esempio con Gianni D’Elia, che si sentiva
un po’ suo figlio, e lo ha molto amato, come maestro e uomo:
Roversi ha pubblicato il suo immenso, misterioso, magmatico, petroso poema
L’Italia sepolta sotto la neve
in 32 esemplari numerati
presso AER edizioni, Pieve di Cento,
io ho la copia numero 18 (che terrò sempre cara)
con queste righe di suo pugno:
“12 maggio 2010
travolto dalle Erinni
ma mai dimentico,
anzi affettuosamente
memore e attento.
da R.”
Quando è uscito (ripubblicato)
Caccia all’uomo
l’ho subito comprato, subito letto
(era uno dei pochi libri e testi di Roversi che non avevo letto)
e subito gli ho scritto
lui mi ha subito risposto
(pochi mesi fa)
così:
“Caro Giuliano, grazie per le tue belle parole. Venute da te mi confortano il doppio, anzi il triplo. Sono stato in clinica e a parte qualche “quotidiano” ogni tanto mi hanno accompagnato le tue plaquettes inarrivabili e irresistibili. Mi confortavano e mi aiutavano a capire questo mondo selvaggio. In quanto a Caccia all’uomo, avevo dato il suggerimento all’editore di inviartene una copia. Ripeterò la richiesta perché tu non devi comprare ma solamente ricevere. Mi basta soltanto la lettura delle mie pagine, o di alcune di esse, per compensarmi di tutto il resto. Un abbraccio affettuoso da R.”
Tempo fa ho scritto una poesia
e gliel’ho dedicata:
non gliel’ho mandata,
gliela mando adesso:
I BASSI MONTI
a Roversi
Ai bassi monti che malinconia
quando pian piano diventa pianura
e valli e selve si sfantano via
e tutte grotte e cavalieri:
ma qualche volta quando a cavallo
in mezzo ai camion vado pensoso
e selve e grotte improvvise m’inoltro
a me cavaliere che va con il suo
di cartapesta cavallo compare
un cavaliere valente e petroso
che sorridendo conforta il sentiero.