Sonde poetiche e sonore

15 Febbraio 2025

Quante volte abbiamo sentito dire a un certo punto delle discussioni: “La poesia non c’entra”, tanto che Flaubert ha messo la frase nel dizionario dei luoghi comuni di Bouvard e Pécuchet. Invece mi ha sempre sorpreso quante poche persone leggano poesia. Eppure è un tale concentrato di sensibilità e di intelligenza che dovrebbe colpire e ispirare chiunque. Forse le persone preferiscono racconti e spiegazioni, mentre la poesia è più riflessione e azzardo. Declama programmaticamente Andrea Inglese nel numero zero di Sonde poetiche: “Il principio di Sonde poetiche è che si tratta di sondare la poesia in quanto non è chiara, la poesia ha una grossa parte di antimateria, io credo che ci sia tantissima parte oscura, di materia oscura, anche di materia grigia, nella cosiddetta poesia, i cui confini sono assolutamente non solo da sondare, elaborare, misurare, ma anche cancellare in parte”.

Sonde poetiche è un ciclo-piattaforma all’interno di Radioarte (www.radioarte.it), la pregiata iniziativa radiofonica che ne raccoglie decine, diverse e tutte interessantissime – conversazioni, presentazioni di libri, interventi-opera e altro –, dedicate appunto all’arte, in particolare contemporanea. Come si deduce dal titolo, Sonde poetiche è in particolare dedicato alla poesia. Curato “da Gianluca Codeghini e Andrea Inglese o da Andrea Inglese e Gianluca Codeghini”, è un montaggio di materiali fonici vari che vanno dalla lettura di poesie ed estratti di libri, a dichiarazioni ad hoc, a brani di registrazioni di presentazioni, il tutto legato da interventi musicali che fanno ben più che da sfondo e da riempitivo, bensì amplificano, commentano, a volte disturbano – specialità di Codeghini, appunto per svolgere un ruolo attivo –, costruiscono e infine rendono anche alquanto piacevole l’ascolto di questo “meccanismo assai semplice nonostante tutte le sue diramazioni praticamente infinite e multidimensionali”.

Un’ora e mezza ogni puntata, ognuna dedicata a un argomento, che viene trasmessa più volte nelle settimane che la ospitano prima di passare alla seguente, quando è archiviata su youtube (sondepoetiche - YouTube). Così la si può ascoltare più volte, la prima con l’attenzione del curioso o dello studioso, le altre a loro volta nel montaggio delle nostre giornate. “Dobbiamo assolutamente preservare le onde radio da prodotti esclusivamente di massa, da prodotti che vanno letti in massa. Vi prego, non leggete, non ascoltate in massa oggi”, insiste la voce di Inglese.

Dico la voce, certo, perché naturalmente se ascoltare pare essere meno faticoso che leggere, non tutte le poesie sono fatte per essere lette ad alta voce, per cui uno dei temi è proprio il rapporto tra parola e voce, in cui anche in questo caso ha un ruolo particolare la musica, il suono: è la radiofonia come forma, non solo come dispositivo. Codeghini e Inglese lo sanno bene, perché da anni eseguono insieme performance live che elaborano forme e temi.

Ci sono numeri monografici e numeri ad argomento. Finora ne sono usciti tre, il numero 0 dedicato interamente a Alessandro Broggi, il numero 1 a “Poesia e documento” e il numero 2 a “Poesia e cinema”. Naturalmente è tutto da ascoltare, ma restituisco qualche informazione e qualche estratto dal mio ascolto.

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Il numero 0, omaggio tempestivo a Alessandro Broggi (scomparso il 31 dicembre) monta interventi di Andrea Inglese, Nancy Tornello, Antonio Sixty, Chiara De Caprio, Carmen Gallo, Gianluca Codeghini, Pasquale Polidori, Mariangela Guatteri, Gianluca Picconi, Italo Testa, Niva Lorenzini. Broggi è poeta che scrive a sua volta montando frasi che prende da testi già esistenti, secondo una modalità ormai storica, ma storica di una certa avanguardia, di un certo modo di intendere la scrittura e con essa il pensiero e il mondo, la realtà e il suo rapporto con essa. La sua modalità ha due caratteristiche principali: una è che va a costituire un testo non frammentato bensì perfettamente continuo e significante, di cui non ci si accorge cioè della costituzione di prelievi; l’altra, evidentemente legata alla prima, è che il testo risultante funziona come testo di Broggi, ovvero è costruito secondo il suo pensiero, lo riflette e incarna, come qualsiasi testo ma diversamente.

Citiamolo: “fuori dalla cornice rassicurante della letteratura, tutto o quasi è testo e in quanto tale oggettivabile e manipolabile per qualsivoglia fine”. Le chiama “stringhe plastiche” tratte dall’“immenso repertorio di parole in atto”. Di fronte alla mercificazione della lingua al poeta consta il compito di “manipolare, turbare le forme sociali, cercando nei materiali nuove narrative”. L’operazione non è formalista, perché “ciò stesso che abbiamo l’abitudine di chiamare realtà è in realtà un montaggio”, per cui ciò che ne risulta è “un nuovo vero e proprio servizio di realtà”. In più, come si addice all’operazione artistica in ogni forma, ne guadagna la metanarrazione come il metapensiero, la riflessione non solo sul contenuto ma sull’operazione stessa e sul linguaggio.

Esempio da Noi (2021): “La strada è accidentata. Piove. Stiamo entrando nel paesaggio e cominciamo a distrarci comminando: a volte pensiamo a una persona in particolare, altre volte è solo l’idea di una persona. Seguiamo puntualmente il percorso: cosa c’è di fronte a noi? La linea azzurra di un corso d’acqua riflette le prospettive, il tempo si schiarisce. Non smettiamo di ridere, la cosa più importante per noi è che qualcosa succeda” e così via. Sentite che sta parlando anche della scrittura e del pensiero, nonché della sua proprio poetica?

È un tipo di poesia, ma è pienamente poesia. Gli interventi dei commentatori la analizzano in molti dei suoi risvolti e ascoltarli apre a riflessioni a 360 gradi. L’ascolto... l’ascolto è apertura, disponibilità; la lettura è già ascolto, che quello uditivo, la voce, il suono, apre a ulteriori effetti e risvolti. Inglese dice di Broggi: “ha scritto non con la sua voce”.

Il numero 1 è intitolato “Poesia e documento #1” ed è per molti versi l’estensione del numero 0, in quanto tratta di altri esempi di poesia composta con materiali esistenti, “documenti” appunto, secondo una varietà che pare giustamente studiata per ambiti: gli interventi sono di Florinda Fusco (scienze, fisica, astronomia), Mariangela Guatteri (ex manicomi e case di cura), Alessandra Cava (relazione simil-scientifica su un essere inclassificabile), Jean-Patrice Courtois (informazione), Charles Reznikoff (riferimento storico), a cui si aggiunge un omaggio a Angelo Lumelli, recentemente scomparso.

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Esordisce Inglese: “Noi siamo la società dell’archivio e negli archivi dormono le più estreme fantasticherie, negli archivi storici, e saper disarchiviare il documento, come dice Jean-Patrice Courtois, è il primo passo per realizzare della poesia, della poesia acutissima, fittissima, con il documento, attraverso il documento”. Citando poi Christophe Hanna: “Il suo scopo non è quello di federare la comunità attorno a un monumento ufficiale nel quale ciascuno deve poter riconoscere il simbolo di un passato o di un divenire collettivo, ma di rendere visibili altri aspetti dell’avvenimento e di renderne più articolata la comprensione, di renderci sensibili alla varietà di problemi che può porre”.

Quale il ruolo della poesia composta da documenti? “La poesia sembrerebbe il contrario del documento, del documento freddo, del documento come scrittura istituzionale, come scrittura burocratica, come traccia anonima, invece la poesia può lavorare con il documento, la poesia può non lavorare con l’esperienza interiore del poeta, la poesia può rompere il paradigma lirico che mette al centro della scrittura del poeta l’esperienza del poeta, il vissuto interiore del poeta”. Sembra ormai una presa di posizione programmatica di Sonde sonore, ma non la si consideri in senso rigido, la si “ascolti” invece nelle sue possibilità e ricchezza di sfumature. Le poesie lette sono bellissime e intense, in realtà rimettono in altro modo in dialettica interna l’“esperienza interiore”, e questo è un altro effetto dell’ascolto. Si ascoltino questi poeti leggere le proprie poesie e si vedrà – se mi si permette il gioco di parole – come le voci vibrano e trasmettono un sentire e un pensare pieno e profondo, che non si arrocca ma anzi manifesta volontà di intervento. Certo, non è tutta la poesia, ma senz’altro una, ottimamente trasmessa.

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Il numero 2 di Sonde poetiche è andato in onda a partire dal 20 dicembre 2024, intitolato “Scrittura e cinema #1”, con contributi di Dario Bellini, Corrado Costa, Riccardo Donati, Francesco Forlani, Gary Hill, Andrea Inglese, Giovanna Marmo, Bruno Muzzolini, Chiara Portesine. Il rapporto tra poesia e cinema, vi si dice, “non significa amicizia tra poesia e cinema, dialogo educato tra poesia e cinema, significa in realtà che la poesia vuole scappare fuori da sé stessa andando verso il cinema, che il cinema vuole sottrarsi dalla forza delle immagini andando verso la poesia e che la radiofonia viene ad attirare, a giocare ulteriormente con queste forze che si scompongono”. E allora, per esempio, ecco la lettura du alcuni estratti dalla famosa raccolta di poesie che Corrado Costa ha intitolato proprio The complete films; dai video di Gary Hill vengono estrapolati gli audio con operazione radiofonica “sottrattiva” e per certi versi insieme rivelativa, rivelativa anche del carattere “cinematografico” della poesia ad alta voce. E se ascoltassimo una poesia come una colonna sonora? Non è quello che viene suggerito qui? La radio, la voce-suono come snodo di chiasmi che si moltiplicano tra i materiali e che mettono la poesia alla prova di altro, e l’altro alla prova della poesia. È l’effetto del “montaggio” – ne abbiamo sentite tante di riflessioni dai teorici del cinema così come da Aby Warburg e Walter Benjamin in poi. Montaggio sonoro: la poesia come “poésie trouvée”? come materiale? come materiale tra gli altri? Montaggio di lingue, anche: questa volta si sente molto, diverse lingue diventano suono per chi non le conosce, invitano ad ascoltare anche quelle che si conoscono come suoni. E i suoni, le musiche, diventano lingue? Il vento soffia tra le parole di un brano di Bruno Muzzolini e le parole sembrano turbinarvi dentro. Poi una voce canta senza parole in una musica suadente. Tutto, insomma, si anima, letteralmente prende anima.

E poi Inglese dice: “I testi di Costa più che letti vanno guardati” e allora torna anche il rimando al carattere visivo. “Il cinema è l’arte dell’apparizione”, suggerisce ancora. E allora mi viene da pensare: come si guarda un film dopo questa ora e mezza di Sonde poetiche? Poesia. Ascoltate quante altre suggestioni suggeriscono i poeti.

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