Aldo Busi. El especialista de Barcelona

18 Dicembre 2012

“Sedetevi da soli” direbbe Italo Calvino, spegnete la televisione e aprite El especialista de Barcelona (Dalai Editore, pp. 373, euro 19) perché le sue pagine meritano attenzione, chiedono di essere lette e rilette, con calma, in silenzio, così da poter ascoltare il dialogo tra uno scrittore e una foglia di platano nel cuore pulsante di Barcellona.

 

Lo scrittore è Aldo Busi da Montichiari-Munticiàr, che tiene avvinghiato il lettore alla sua scrittura come i due giovani sconosciuti che ballano nella scena finale del libro: lo stringe con vigore mentre gira fra personaggi dalle genealogie instabili, ruotando per pagine e pagine, con gli occhi rivolti all’inafferrabile Hada Espejismo, la virtuosa della “falsíta”, meccanismo di piacere e strategia narrativa o allo sventurato Sancho Maria Todabierta, el especialista, immerso nella ricerca di un’identità che non riesce a trovare una forma stabile. Proprio come la trama, che in questo libro balla e traballa, si arresta e riparte, una galassia di sortilegi e miraggi di cui si cerca disperatamente il centro, che scivola lontano come la passante di Charles Baudelaire.

 

Eppure ogni frase del romanzo possiede una solidità incrollabile, vergata in una lingua precisa sino al piacere dello sfinimento, con l’ironica maestria di un dandy amanuense. È questo il “pensiero” generoso di Aldo Busi, il dono da fare a ogni lettore: la lingua intima del pensiero-dialogo di uno scrittore con se stesso sulla genesi della propria opera, che acquista di pagina in pagina una potenza architettonica, ora possente, ora svolazzante, ora capricciosa. E poi diviene invettiva, riflessione, grumo di struggenti ricordi giovanili, in un turbinio di parole che lentamente prende corpo e si trasforma in flusso, narrazione, storia che brucia e brusio che crepita, seppur mantenendo la giusta distanza: “I grandi romanzi autobiografici… ‘oh, un’ultima didascalia, mia adorata foglia tra ancora un po’ di vita e il tempo che fu’…mica si fanno parlando di sé!”.

 

Ma all’onnivoro e insaziabile Busi tutto ciò non basta. L’io narrante si spinge ben oltre le pagine del libro, facendo appello al lettore e spronandolo a tenere i piedi ben piantati a terra: “Sveglia! Più realtà, più realtà! Serve nient’altro?”, grida e scrive con il rigore di un intellettuale che non si sottrae dall’esprimere le proprie idee sulla politica, sulla religione, sul sesso e sul suo ruolo di scrittore, sempre consapevole che un libro deve essere prima di tutto un’opera d’arte.

 

Alla fine ci si rende conto che Aldo Busi oltre a dimostrarsi un abilissimo giocoliere che alza verso il cielo accenti e note musicali, è anche un artista, un saltimbanco si potrebbe dire con le parole di Jean Starobinsky, che riesce a mettersi a nudo nel momento in cui si veste e si traveste, che dice la verità mentre racconta una barzelletta e poi scoppia a ridere in equilibrio sul bordo dell’abisso, senza mai perdere di vista le miserie del mondo. Con la leggerezza di una silfide, con una foglia, con ciascuno di noi, senza chiedere nulla in cambio.

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