A letto!

18 Dicembre 2013

Esiste qualcosa di più natalizio di una notte stellata osservata dai vetri di una stanza? Il blu della volta celeste fuori, il giallo aranciato della luce, dentro. Un bambino in attesa. Poi il buio, e l'invincibile soffio del sonno, del sogno. Se quella di Natale è la notte magica per eccellenza, i bambini non hanno bisogno di aspettare il 24 dicembre per godere delle deliziose e contraddittorie emozioni che accompagnano il momento in cui, indossato il pigiama, spenta la lucina, chiusi gli occhi, si avviano lungo il corso inesplorato della notte. E anche se, nel corso dell'anno, la mattina non ci sono regali ad attendere, la notte rimane la parte più seducente della giornata, la vera magia.

 

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Viaggio avventuroso, ma anche angoscioso, quello del sonno, traversata di immensi spazi interiori, in cui il letto diventa mezzo di trasporto elettivo, come attesta una lunga e gloriosa tradizione di libri per bambini o abitati da bambini. Letti volanti, viaggianti, fluttuanti. Letti mobili, irrequieti quanto i loro piccoli proprietari che sull'orlo della notte si affacciano, decisi a indagarne i misteri. Quei misteri che devono nascondere verità eclatanti, se gli adulti dai tempi dei tempi si affannano a negarne l'accesso ai piccoli a suon di imperiosi: “A letto!”

 

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Il primo vero pioniere dei reami notturni, è Little Nemo di Winsor McCay, bambinetto americano apparso per la prima volta nel 1905, sul supplemento domenicale del New York Herald. Nella prima tavola in assoluto del fumetto uno strano servitore invita il Piccolo Nessuno: “Sua maestà Morpheus, re di Slumberland, desidera vedervi.” 

 

Da questo momento, per sei anni, il bambino a bordo del suo letto, notte dopo notte, incubo dopo incubo, sogno dopo sogno, visitò il Paese del Sonno per la gioia degli americani. Nelle sue avventure, il letto ha un ruolo centrale: con Nemo a letto inizia e si conclude ogni puntata. All'inizio, un lindo lettino geometrico, ordinato e fresco di bucato. Alla fine, un groviglio di lenzuola da cui un piccolo corpo emerge, spossato e sgomento. Nel corso di molte puntate, il letto, autentico accompagnatore magico, assume in conformità del sogno le forme più allucinate.

 

Dotato di lunghe zampe nervose, Nemo lo domina  come un cavaliere a un rodeo. Oppure galleggiante su filamentosi arti alieni, lo guida in lisergiche passeggiate notturne. Un bel volume è stato a lui dedicato da Coconino Press Little Nemo. 1905-2005. Un secolo di sogni, omaggio a McCay da parte di diversi fumettisti contemporanei.

 

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Probabilmente il grande fumettista americano ha avuto (anche) in mente, nel creare questo personaggio, My bed is a boat, di Robert Louis Stevenson, poesia contenuta in A child's garden of verses, raccolta poetica per ragazzi leggendaria in area anglosassone in cui letti, sogni, esplorazioni notturne, attese e voci nel buio, sono centrali, come ho ricordato in un precedente post di questa rubrica, a proposito di ninne nanne.

 

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E forse la medesima poesia di Stevenson ispirò la poetessa Sylvia Plath, nella composizione di The Bed Book, un delizioso poemetto che nel 1959 le si affacciò, liberatorio, alla mente, portandola fuori dalle secche di una lunga e paralizzante crisi creativa.

 

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La poesia, che avrebbe dovuto essere pubblicata da Atlantic Monthly Press (ma l'editore, alla fine, la trovò “troppo surreale: una lettura più da adulti che da bambini”), dovette attendere il 1976 per essere data alle stampe, quando ormai la Plath non c'era più. Il poemetto, che oggi è un classico della letteratura per ragazzi americana (in Italia A letto, bambini!, contenuto in 3 storie per bambini, edito da Mondadori nel 2003, con ottima traduzione di Bianca Pitzorno e illustrazioni di Quentin Blake), così comincia:

 

A letto? /In quale letto?/Di letti, ben si sa/ne possiam trovare/di molte qualità./Proviamo ad elencare/quanto alla dimensione/c'è Lettino e Lettone,/singolo per lo scapolo/con un solo guanciale/Letto-a-una-Piazza-e-Mezzo,/Letto Matrimoniale./Ecco la Culla-a-Dondolo/fatta per i bebè;/la Brandina-Pieghevole/se poco spazio c'è./Lettini-con-le-Sponde/per bambini terribili/e Letti-su-Rotelle/facilmente spostabili.../Ma tutti questi letti,/a ben considerare,/servono solamente/per dormire e sognare./Sono letti noiosi,/sono letti banali./Ci sono invece Letti-/Veramente-Speciali./Niente a che fare col bianco lettino/tutto pulito tutto ordinato,/con il lenzuolo ben rincalzato, e il lume acceso sul comodino./Un Letto-Galleggiante/per andare a pescare;/per gli amici felini/poi c'è un Letto-da-Gatti;/sul Letto-per-Acrobati/poi ci si può arrampicare/per fare le capriole/e i salti più matti./Di lui si può dir tutto tranne ch'è riposante...

 

E di questo passo, baldanzosamente e irresistibilmente, il poema continua, in una precipitosa, scanzonata, ilare, caleidoscopica enumerazione di letti uno più folle dell'altro: Letto-Sottomarino, Letto-Spaziale (“con razzi a propulsione...”), Letto-Spuntino, Letto-Macchiabile, Letto-Carro-Armato (“pieno di ingranaggi...”), Letto-Ornitologico (“cullato da Zefiro...”), Lettino-Tascabile, Letto-Elefante (“oltretutto ambulante...”), Letto-Trampolino, Letto-Polare, Letto-Elastico, Letto-Rimbalzoso...

 

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Un'altra straordinaria galleria di letti, molto diversa dalla precedente, è Au lit! dell'illustratrice francese Louise-Marie Cumont, edita da Editions MeMo nel 2009. La meraviglia di questo libro sta nella tecnica adottata dall'autrice che, incrociando stoffe, taglio e cucito, compone 40 inimitabili letti.

 

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Appoggiati su un sereno e uniforme fondo blu notte, questi ospitano altrettanti  eccentrici dormienti, ognuno in una differente attitudine psicologica alla nanna. Una incantevole e ironica narrazione visiva, che priva di parole, si offre all'osservazione del lettore come trattatello sui modi del sonno. Esiste una copia originale di questo libro, realizzato in stoffa per Les Trois Ourses, casa editrice francese sposata alla sperimentazione bibliofila più colta e raffinata che ci sia sui libri illustrati per ragazzi. Va ricordato che della medesima autrice è in catalogo per MeMo anche Les chaisesdedicato alle sedie e ai tanti modi del sedersi.

 

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Un'antica ninna nanna siciliana (in Ninna nanne italiane) recita: “Voca voca marinaru/ca lu celu non è chiaru;/pri lu sonnu chi calò,/fa la ninna e fa la vò... “Voga Voga marinaio ché il cielo non è chiaro; per

il sonno che è sceso, fai la ninna fai la vò”. È l'incipit di una invocazione al sonno in cui vengono enumerate tutte le creature che, una dopo l'altra, cadono addormentate: “l'ocidduzzi agnuniati” (uccellini rincantucciati), “l'agnidduzzi durmigghiusi” (agnellini dormiglioni), “li sirpuzzi 'nnammurati” (piccole serpi innamorate), l'acqua che scorre, le montagne e la viola nella scarpata... finché il sonno tocca le palpebre dell'infante.

 

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Non la conoscevo fino a qualche mese fa, ma curiosamente (come è tipico della letteratura popolare che ha vene sue di trasmissione) la ritrovo nella ninna nanna che ho scritto per Il grande libro dei pisolini, edito da Topipittori nel 2013. Immaginandoli come formule magiche di un rito propiziatorio al sonno, ho costruito questi versi esattamente come se, via via, stessi mettendo a letto, pagina dopo pagina, una cospicua ed eterogenea popolazione animale di cielo, terra e acqua.

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Galli, galline, gatti, dromedari, tonni, delfini, tarme, foche, volpi, ghiri, tassi, tigri, scimmie, zanzare, capretti, giraffe, talpe, ragni, serpenti... E naturalmente, alla fine, come vuole la tradizione, un bambino. Le parole nominano  quanto fa parte dei tempi e dei luoghi deputati al sonno di ogni animale: letti, lettini, lettoni, coperte, sacchi a pelo, poltrone, piumoni, lenzuoli, pigiami di ogni fatta e foggia, ciabatte, camicie da notte, cuscini, lucine, ma anche, naturalmente, foglie, paglia, giacigli, casine sotterranee, fili della luce, sabbia, onde, polvere, aghi di pino...

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Le splendide illustrazioni di Simona Mulazzani estendono e approfondiscono il catalogo dei dormienti e del loro variegato equipaggiamento notturno, descrivendo le molte, impreviste, immaginifiche stanze naturali in cui gli animali nominati ronfano, riposano, russano, cadono addormentati, sognano, si assopiscono, schiacciano pisolini. In un puntuale e affettuoso elenco di tutto quello che, ogni sera, da che siamo piccoli a quando non lo siamo più e molto oltre, ci accompagna nel flusso misterioso e benedicente del sonno.

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