Movimento per la presa del potere
Siamo sconvolti da una raffica di episodi che stanno mettendo a soqquadro le buone vecchie abitudini europee. Eppure un caso è un caso. Ma quando un po’ di casi si concentrano in un medesimo momento si pensa a un nesso. Si tratta della vecchia storia dell’aumento della concomitanza tra le nascite e l’aumento dei voli delle cicogne in certe zone del nord Europa. Tuttavia se è assodato che i bambini non li portano le cicogne, pureil ritiro del Papa, la malattia della Regina, che è anche il capo dell’altra grande chiesa cristiana, quella anglicana, e altri eventi concomitanti, danno da parlare, più che da pensare.
Si crea un immaginario collettivo che proclama l’imminente morte di Elisabetta e questo rimane il dato, quello che permette alle riviste inglesi di fantasticare sulle lotte monofamiliari per la successione, mentre il fatto che la Regina esca a piedi dall’ospedale salutando il pubblico viene quasi ignorato. È poco rilevante, ci rovina l’immaginario pettegolo. Se fosse tutto qui sarebbe ancora relativamente semplice: una parte apocalittica scorgerebbe questi due eventi come sconvolgenti, una parte integrata sosterrebbe la teoria del caso.
Tuttavia c’è un terzo episodio che sconvolge l’Europa e che avrà ripercussioni anche in altri paesi, il fenomeno del Movimento: black blocs, piraten, indignados, cinquestelle. Erano anni, dal sessantotto, che il Movimento non si faceva più vivo, tanto che fu dimenticato.
Gli interpreti del Movimento, i giovani, divennero presto casi clinici e assunsero un’identità comoda. Trasformati da movimenti sociali in disturbi mentali i giovani smisero di creare disordine collettivo, divennero disordine mentale: l’adolescente borderline.
Molto prima di quel momento, un gruppo di giovani inglesi degli anni Sessanta cantava una delle tante canzoni che anticipò il Sessantotto e le ribellioni giovanili:
Quante volte ci hanno detto,
sorridendo tristemente,
le speranze dei ragazzi sono fumo,
sono stanchi di lottare
e non credono più a niente
proprio adesso che la meta è lì vicino,
ma noi che stiamo correndo,
avanzeremo di più,
ma non vedete nel cielo
quelle macchie di azzurro e di blu,
è la pioggia che va, e ritorna il sereno
Si trattava della generazione dei baby boomers che si fece viva precocemente, invase le strade, le scuole, le università, s’infilò persino nelle fabbriche. Durò un decennio, seguì l’invecchiamento della popolazione che soffocò l’impeto di questi anni, il Movimento scomparve e i giovani si presentarono qua e là, rarefatti, discontinui, borderline.
Con l’epoca dell’invecchiamento della popolazione l’area giovanile si allarga fino ai quarantenni. Conosciamo tutti questa storia, la raccontano al cinema autori come Bertolucci - dagli affascinanti Dreamers belli e cosmopoliti, alle sequenze del piccolo mondo chiuso in una cantina, provinciale, drogato e bruttino di Io e te - oppure Moretti, da Io sono un autarchico a La stanza del figlio, dove Moretti si trasforma da giovane sessantottino velleitario in padre psicologo cui muore accidentalmente un figlio adolescente durante un’immersione subacquea.
I baby boomers erano giovani tra il sessantasei e il settantotto, tra i quindici e i trenta, nel duemilatredici i quarantenni sono quei giovanotti che passano le serata all’happy hour di Porta Ticinese, cinquant’anni fa Marcello Marchesi scrive il Diario futile di un uomo di mezza età pensando a un quarantenne del 1963.
Un tempo il termine adolescente indicava la ragazza, il ragazzo, che stava nel Movimento, ora i giovani del Movimento stannotra i trenta e i quaranta. Qualsiasi cosa significhi Movimento, che scrivo con la maiuscola, non mi riferisco a un Movimento particolare, neppure al Movimento Cinquestelle, che oggi va di moda. Movimento è un termine polisemico, in politica vuol dire essere contro i Partiti, in arte gruppo che rompe e innova i canoni, in economia trend della borsa valori, in religione comunità che stabilisce tradizioni e usi diversi nel rispetto di una fede o nella discontinuità.
Movimento è qualcosa che parte da un caso, da un evento, e lo rende finalità cosciente.
Però, come insegna Gregory Bateson (1904-1980), la finalità cosciente è costitutivamente antiecologica, distrugge l’ambiente, in primo luogo l’ambiente mentale. Quando il Movimento della borsa insegue i risultati politici, anziché gli andamenti aziendali, quando il Movimento culturale distrugge le altre forme d’arte bollandole come degenerate, quando il Movimento politico distrugge a suon d’insulti e nichilismi le speranze di cambiamento, anziché alimentarle, allora il Movimento, quando prende decisioni univoche in base alla guida assoluta di un Capo carismatico, diventa un Moloch, implode e diventa il suo opposto, per troppa finalità cosciente.
Quando invece i movimenti sono moltitudini di vibrazioni libere, di soggetti desideranti, quando rimane, nei movimenti, la possibilità di una scelta personale, allora c’è cambiamento. Forse è meglio rimanere sulla vecchia e buona posizione: un caso è un caso, meglio non approfittarne e farlo diventare un progetto consapevole, meglio lasciarlo così com’è, un caso.
Veniamo dunque al Potere. Chi ha scritto che la finalità cosciente è antiecologica, ha scritto pure che l’idea del Potere è corruttiva. Tra Potere e Movimento c’è una strana dialettica. I movimenti sorgono quando le società sono senza Padre, dopo un periodo di latenza depressiva, che in psicoanalisi è definita nei termini della diffusione di nuovi sintomi, nascono i movimenti, che rivendicano nuove forme di paternità, meno infallibili, come nel segnale delle dimissioni del Papa. Il Padre, nei movimenti, si trasforma in una pluralità di soggetti che recuperano la madre perduta, la fiducia dei codici affettivi materni che il Potere infallibile aveva indebolito. Torna il calore e la vicinanza, almeno fino a quando i movimenti sono composti da soggetti liberi, sono rizomatici, come quelle piante che fioriscono dove non te l’aspetti. Il Movimento, maiuscolo e singolare, nasconde invece la possibilità di una paternità feroce. Si tratta del Movimento per la presa del Potere.