Patriottici arbusti
La dolcezza dell’autunno sta anche nella spigolatura, nel piacere di cogliere l’ultimo frutto dell’orto, l’ultimo fiore del roseto. Non più gustosi, né più profumati di quelli estivi, certo i più commoventi prima del lungo sonno invernale.
Ma l’autunno inoltrato offre più ricchi regali. C’è un albero che quando il freddo è alle porte dà tutto di sé e tutto insieme: foglie verdi e lucide, piccoli fiori cerei, bianco-rosati in grappoli penduli, frutti color fiamma e commestibili. Un ben di dio quando ormai non ce lo si aspetta. In Toscana lo chiamano albatrello, nelle Marche cerasa marina, in Calabria ’mbriacheddi, in Campania sovera pilosa: è l’arbutus unedo, alias il corbezzolo, essenza principe della macchia mediterranea, ma ben acclimatato anche sulle coste atlantiche e, su su verso nord, fino in Irlanda.
I nomi regionali sono ispirati dai frutti tondi, prima verdi, poi gialli e, una volta maturi, rosso-aranciati, punteggiati da tubercoli piramidali che ricordano al tatto le fragole di bosco. Tant’è che la lingua inglese registra il corbezzolo come strawberry tree. Sono bacche edule con un discreto contenuto di alcool, dalla polpa gialla e gelatinosa, dal sapore non esaltante, dolce-acidulo. Il latino della classificazione linneana unisce infatti il sostantivo arbutus,con cui abitualmente lo indicano i classici romani con l’altro, unedo (unus edo), usato da Plinio il Vecchio per scoraggiarne il consumo: arbutus sive unedo fructum fert difficilem concoctionis et stomacho inutilem (Nat. Hist., XXIII, 151).
Ma il fiore del corbezzolo dà miele raro, lodato da Virgilio e Orazio; e, con buona pace di Plinio, dai frutti si ottengono gelatine, sciroppi, acquavite e vino. L’arbutus vanta poi una fan d’eccezione, bellissima e vistosa: la Charaxes Jasius nota anche come farfalla del corbezzolo o ubriacona, di origine tropicale, unica del genere presente sul nostro territorio il cui bruco si ciba solo di foglie di corbezzolo.
A questo albero allegro, dal portamento compatto ma disordinato, Pascoli dedicò un’ode non proprio memorabile: lo celebra, come già il Risorgimento, albero patriottico, prefigurazione del tricolore.
Dev’essere una vocazione civica che si ripresenta a distanza di secoli. Oggi i giovani spagnoli hanno eletto la Puerta del Sol come il luogo della loro (e nostra) indignazione: proprio sotto la statua dell’orso rampante sul corbezzolo (madroño in spagnolo), simbolo araldico di Madrid.
Mettetene una fraschetta sulla porta in segno di ospitalità e, se la scegliete con tre frutti, vi entrerà la fortuna.