Vischio
Bello l’inverno quando contro i cieli chiari s’intrecciano neri i rameggi degli alberi. Tutto è terso, freddo, cristallino. Nel gelo, il vischio (Viscum album) sugge il verde che brilla nei sospesi grappoli e riluce di diafane bacche.
Cespuglio epifita ed emiparassita, nel regno vegetale il vischio è un doppio scroccone: approfitta della pianta ospite per allogarsi e, già che c’è, insinua nel legno gli austori per carpire un po’ di linfa.
L’inverno lo rivela alto sulle latifoglie, in genere rosacee (meli e peri), pioppi e robinie. Con più efficace camouflage colonizza anche conifere (abeti e pini) specializzandosi in funzione degli ospiti. Il genere viscum conta circa 70 specie a foglia persistente; nel bacino del Mediterraneo ve n’è persino a bacca rossa (Viscum cruciatum). Diversa è invece la famiglia del vischio della quercia (Loranthus europaeus Jacq.) dalle foglie caduche e bacche paglierine.
Dimentico del ramo d’oro che a Enea consente il colloquio con il padre defunto, Giovanni Pascoli dedica al vischio un poemetto ossessivo, vampiresco: «perle pallide di muco» le bacche, le radici che s’annidano infide instillano «glutine di morte».
Ma presso la tradizione nordica, celtica e norrena, un’aura leggendaria circondava i taumaturgici globi aerei del vischio. Tant’è che i rametti dalle spatole opposte, coriacee, nervate, con le madreperle gelatinose, traslucide, strette le une alle altre in sferidi agglomerati, sono fausti addobbi del nostro Natale metropolitano e, ancor più, della festa di Capodanno. Così, a quel torbido Pascoli preferiamo il cordiale Dickens: a lui si deve, dicono, la prima scena letteraria dove il vischio è associato al bacio benaugurante.
Secondo John Ruskin, il Natale per nulla celeste di Dickens significava infatti «vischio e pudding». Lasciamo volentieri il pudding agli inglesi e, con il nostro più goloso panettone, accingiamoci a far festa come le ragazze del circolo Pickwick:
Al centro del soffitto il signor Wardle aveva appeso una gran rama di vischio, e questa stessa rama di vischio dette immediatamente origine a una scena di piacevolissima e generale confusione, al centro della quale il signor Pickwick, mostrando una galanteria che avrebbe fatto onore a un discendente di lady Tollimglower in persona, prese per mano la vecchia dama, la condusse sotto il mistico cespuglio e la baciò con grande decoro e cortesia. La vecchia dama, dal suo canto, si sottomise a questo gesto rituale di omaggio con tutta la dignità richiesta da una celebrazione così solenne ed importante, ma le donne più giovani, niente affatto influenzate da una superstiziosa venerazione per le usanze, o forse immaginando che il valore di un bacio cresce assai se costa qualche sforzo a ottenerlo, si misero a strillare ed a divincolarsi, fuggirono negli angoli, minacciarono e si ribellarono, tutto fecero, fuorché uscir fuori dalla stanza, al punto che alcuni dei giovinotti meno intraprendenti stavano per rinunziare ai loro tentativi, quando a un tratto ogni ulteriore resistenza fu ritenuta superflua e si lasciarono di buon grado baciare. (cap. XXVIII)
Imparino, dunque, i giovinotti che talora (non sempre) le ragazze dicono e fanno il contrario di ciò che desiderano: se fuggono vogliono essere inseguite, se si ritraggono vogliono essere corteggiate.
Ma lacci e lacciuoli, allettamenti e lusinghe, trappole reti panie devono trovare modi e tempi adeguati. Natale e Capodanno fanno all’uopo e deputati sono all’invescamento. Lasciamoci sbaciucchiare sotto il vischio!