Boardwalk Empire: malinconie di un boss

12 Marzo 2012

Enoch Thompson, detto Nucky, è un mafioso. Un mafioso per bene.

In realtà, è il Tesoriere della città rivierasca di Atlantic City nel 1920, in era di proibizione del consumo di bevande alcoliche. La proibizione come sempre genera illegalità, così nacquero negli Stati Uniti le grandi famiglie mafiose: gli italiani, gli irlandesi, gli ebrei.

 

Nucky, in Boardwalk Empire, la serie televisiva scritta da Terence Winter (che di mafiosi se ne intende avendo scritto un bel po’ di episodi dei Soprano) e coprodotta anche da Martin Scorsese che girò l’episodio pilota, è interpretato da Steve Buscemi. Emmy Awards prima e Golden Globes dopo hanno ricoperto di gloria questa serie, alla terza stagione negli Usa, in Italia alla seconda, appena conclusa su Sky Cinema, e alla prima in chiaro su Rai 4 in queste settimane.

La sua maschera ironica e impenetrabile comunica l’ambiguità del personaggio, capace di un sermone toccante davanti alla comunità di quattro afroamericani mitragliati da un commando del Ku Klux Clan e poco dopo di un comizio di aizzo cagnesco davanti agli affiliati della setta razzista con promessa di “appendere alla forca il negro responsabile” di aver fatto fuori per autodifesa un bianco incappucciato.

 

Nucky è mafioso e politico, e la serie scava nell’inestricabile intreccio che lega la politica al malaffare in quegli anni negli Usa come in molti altri posti e stagioni per il mondo. Nucky è capace, con il figlio adottivo della sua compagna irlandese (una bravissima Kelly Macdonald) di educazione assertiva, non affettuosa ma senza ripugnanti punizioni corporali; non ha un matrimonio perbene; è paterno con un ragazzo che rifiuta la sua protezione e lo tradisce crescendo al fianco di Al Capone a Chicago; è protettivo con un fratello che invece rifiuta il suo potere. Sempre con quel faccione di Buscemi, affranto e cinico.

 

Boardwalk Empire è un ragionamento sul potere pubblico e sul dolore privato di un uomo completamente autentico e solo. La sua accurata ricostruzione storica ed emotiva ricostruisce minuziosamente anche come ci si sente dall’altro lato dell’Oceano, oggi, tra sopraffazioni subite e affetti respinti.

 

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