Nella spirale delle tenebre. True Detective 4

3 Marzo 2024

Dicembre. Le giornate di luce si stanno accorciando verso il solstizio di inverno, il giorno con più ore di buio dell’anno. 17 dicembre: l’ultimo tramonto dell’anno, al circolo polare artico. Stanno arrivando due mesi di notte continua. Fino a metà febbraio non ci sarà più giorno, ogni giorno, in Alaska. Una mandria di caribù (renne) sniffa l’aria. C’è qualcosa che non va. Nell’aria, ma anche nell’acqua soprattutto – scopriremo poi. Il capo branco bramisce. Comincia una corsa folle verso il dirupo e l’intero branco si getta nel vuoto dietro di lui, suicida. Comincia così la quarta stagione di True Detective. È così particolare rispetto alle serie precedenti che ha un titolo in più: Night Country (“la terra oscura”).

Una notte gelida e infinita

Come sigla della serie c’è una canzone di cinque anni fa di Billie Eilish, Bury A Friend: il clip originale era un incubo psicotico:

Per il debito che ho, devo vendere la mia anima
perché non posso dire di no, no, non posso dire di no
poi le mie membra si sono congelate e i miei occhi non si chiudono
e non posso dire di no, non posso dire di no

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Credit Michele K. Short:HBO.

L’ha scelta Issa López, la regista e sceneggiatrice messicana indicata dalla crew di produttori esecutivi per True Detective 4: Nic Pizzolatto, Matthew McConaughey, Woody Harrelson, Jodie Foster… In questo momento il cinema e le serie tv americane hanno una tendenza di autrici donne, protagoniste donne, produttrici donne, e c’è anche un trend di riscatto (Echo dal Marvel Universe, Killers of the Flower Moon di Scorsese) anche per le popolazioni e le culture native estirpate dalla tuttora attiva colonizzazione dei bianchi di origine europea; genocidio culturale, ecocidio, avida ferocia delle corporation estrattive. In Night Country i personaggi principali sono ancora una volta due detective (diventeranno tre, infine) che devono sciogliere l’enigma poliziesco di una strage di scienziati della stazione scientifica Tsalal, e poi di un cold case, quello di una attivista inuit; e poi di un violento marito trovato morto poco dopo aver massacrato la compagna…

Le fonti di ispirazione di questi otto episodi sono davvero infinite; True Detective 4 va verso qualcosa che evoca un Marvel Cinematic Universe (MCU) derivato dal primo concept di Nic Pizzolatto, in particolare disseminando indizi, indovinelli, coincidenze, sospetti cospirativi che avvincono come una ragnatela la serie 4 alla serie 1: memorabile, torbida, filosofica, esoterica, a sua volta inzuppata di fonti e allusioni, con la formidabile ed epocale coppia Matthew McConaughey/Woody Harrelson.

López in varie interviste ha esplicitato le sue ispirazioni cinematografiche: Seven di David Fincher, The Thing di John Carpenter, The Silence of the Lambs di Jonathan Demm; il suo talento per le narrazioni soprannaturali miste a crime è notevole e qui è cruciale il contributo apportato dal supervising sound editor, Martín Hernández, che aveva già firmato con lei il lungometraggio Tigers Are Not Afraid (2017: da ascoltare rigorosamente in cuffia). Di serie tv “ghiacciate” se ne sono viste molte: da Fortitude a Katla, The Terror, Trapped, Helix alla stessa magistrale super narrazione di Fargo; Stephen King in un post su X ha definito la stagione 5 «sorprendente, insolita e avvincente», implicitamente contraddicendo David Chase, l’autore dei Sopranos, che - intervistato nel gennaio 2024 dal “Times” in occasione del 25° anniversario del primo episodio – ha detto che la stagione d’oro delle serie tv di alta qualità è morta: «Il pubblico non riesce a concentrarsi sulle cose, quindi non riusciamo a creare nulla che abbia troppo senso, che attiri la nostra attenzione e richieda al pubblico di concentrarsi». Ha ragione Stephen King, ovviamente; è abbastanza facile creare una serie originale di alta qualità, oggi, ma quello che più intriga i fans e sfida gli autori migliori è invece mantenere un alto livello in cicli narrativi che sono diventati di culto, come Fargo 5 appunto, o True Detective 4; il fatto che HBO rilasci un episodio soltanto a settimana anzi ricrea l’attesa, i gruppi di ascolto a caccia di easter eggs, il maniacale studio degli episodi, il pullulare di estrapolazioni e ipotesi sul come andrà avanti la storia tra sette giorni… Il penultimo episodio della serie con Jodie Foster, ad esempio, è stato anticipato di due giorni per evitare la coincidenza con il SuperBowl, mandando in estasi tutti i fans.

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Night Country si intreccia alla prima stagione di True Detective, ma nella immaginaria città portuale di Ennis invece di cadaveri femminili nudi analizzati da due detective uomini vediamo due detective donne che ispezionano cadaveri maschili nudi, quel mucchio scultoreo ghiacciato e agghiacciante di corpi avvinghiati “come le code di topi morti in massa”, quel corpsicle che è l’opera d’arte dei prosthetics designers Lou e Dave Elsey, che hanno detto di essersi ispirati anche all’Inferno di Dante Alighieri per il loro gruppo scultoreo. Issa López ha visitato l'Alaska e ha approfondito la cultura e lo stile di vita del popolo Inupiak, chiamando come comparse decine e decine di Inuit anche dalla Groenlandia e dalla Scandinavia. Molte sequenze sono state girate in Islanda, sempre di notte, spesso in mezzo a vere tormente di neve. 

Più esoterismo, meno filosofia, più psicologia

Concentriamoci sul culto True Detective: la stagione 1 (2014) è tuttora perfetta: riguardatevela integralmente, è di intatta grandezza; il personaggio di Rustin Cohle (interpretato da Matthew McConaughey), sia nei flashback sia nella infinita psichedelica intervista con due agenti molti anni dopo i crimini seriali in Louisiana, è un filosofo nietzschiano, che dialogando con il suo partner – l’intelligente, pragmatico, saggio manzo basic Martin Hart (Woody Harrelson) -, parla “come un libro stampato”, in particolare come molte pagine di Thomas Ligotti, che si arrabbiò molto gridando al plagio, visto che non era stato esplicitamente tributata da Nic Pizzolatto l’indubbia ispirazione letteraria. Sulla “filosofia negativa” della prima stagione uscì addirittura un libro di Antonio Lucci e si è scritto anche della concezione “quantistica” del tempo ciclico e piatto compresa da Rust. Qui Issa López invece lavora sull’entanglement tra crimini, visioni, incubi, indizi muovendo insieme all’indagine il passato traumatico dei protagonisti; in particolare in Night Country pesano molto i conflitti madre-figlia, padre-figlio, le patologie psichiatriche, il tema del suicidio e della fantasia suicidaria, la interazione “sciamanica” con i morti, lasciando anche insinuare il sospetto che a fare andare tutti fuori di testa, oltre alla pesante oscurità bimestrale, sia anche l’acqua potabile avvelenata dalla compagnia mineraria (così si spiegherebbe “razionalmente” il suicidio collettivo della mandria di renne nella prima scena), che si scopre partecipata dalla trucida Tuttle, sporca lobby capitalista finanziatrice anche delle ricerche della stazione climatica Tsalal, corrotta perché divulghi rasserenanti rilevazioni ambientali. La stessa Tuttle di True Detective 1! Là cupola sordida e demonica del culto dello Yellow King, derivato dai maestri di Lovecraft, Chambers e Bierce, e da Lovecraft stesso (At the Mountains of Madness), a sua volta linkato a Poe (The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket) e al sequel di Verne (Le Sphinx des glaces) … Un’isola di Tsalal è in Verne, caverne ghiacciate dove si rintracciano orribili creature antiche/aliene sono in Lovecraft… insomma, da diventar matti. In Night Country non proprio esplicitata c’è anche Carcosa, l’orrifica putrefatta incubosa città morta che in True Detective 1 è il labirinto in cui Rust e Martin lottano (rimanendoci quasi secchi) con il lurido serial killer satanico: qui è la spettrale piattaforma dragante ibernata in cui le nostre due eroine affondano letteralmente nel loro inconscio, nell’incubo collettivo, nelle pozze di oceano ghiacciato, nelle grotte di ghiaccio di una “terra oscura” che aveva cantato nella sua Cassilda’s Song (1895) Robert William Chambers:

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Lungo la riva s’infrangono le onde delle nuvole,
i soli gemelli tramontano sul lago,
si allungano le ombre
su Carcosa.
Strana è la notte dove stelle nere sorgono,
e strane lune orbitano nei cieli,
ma ancora lo è di più
la perduta Carcosa.
Canzoni che le Iadi canteranno,
dove sventolano i cenci del Re,
devi morire inascoltato
nell’oscura Carcosa.
Canzone dell’anima, la mia voce è morta,
muori, senza essere onorato, come lacrime non piante
seccherai e morirai
nella perduta Carcosa.
(traduzione mia)

Troppa roba?

Certo non ho detto tutto, perché sono già andato lungo e mi ci vorrebbe un libro, e certo non dico tutto, perché verrei maledetto per gli spoilers, ma alla fine la prima stagione, quella firmata da Pizzolatto, resta imbattibile. Issa López, volente o richiesta, si è sfinita nel metterci tutto e di più, in Night Country, che in ogni caso ci ha congelati in un incubo per due mesi, mesi non più così stabilmente gelidi a causa del climate change, ma realistici mesi invernali pesanti, interminabili per noi mortali stregati dalla spirale del tenebroso tempo.

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