Duetto: Giuseppe Chiari e Luca Massaro

4 Marzo 2023

Raggiungo Firenze per incontrare Giuseppe Chiari (Firenze 1926 - 2007) in compagnia di un mercante d’arte che deve autenticare le fotografie della performance Pezzo per finestra, eseguita dall’artista nello studio milanese di Turi Simeti nel 1974. Chiari è visibilmente felice. Nei tre scatti fotografici eseguiti da Enrico Cattaneo ritrova se stesso a distanza di tempo, ritrova l’artista impegnato a liberare i suoni dalla gerarchia imposta dalla divisione sociale del lavoro, che separa il compositore dall’esecutore e dall’ascoltatore nel fare e ascoltare musica. Chiari libera il suono dalle forme convenzionali d’ascolto e gli oggetti dalle categorie d’uso. Per esempio impiega un sasso come strumento musicale e un registratore come un sasso, oppure usa un pianoforte come un tavolo. 

Alla fine dell’incontro afferra un foglio A2 e lo piega in due. Su un lato scrive la parola FLU/XUS (XUS in modo speculare) e sull’altro una combinazione alfanumerica. È un regalo per noi, la parola per il mercante e la combinazione per me. Il foglio è ancora intero. Non abbiamo avuto il coraggio di dividerlo. 

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Veduta della mostra Duetto, Luca Massaro e Giuseppe Chiari. Courtesy Viasaterna. Foto: Carola Merello.

Visitando la mostra Duetto presso la galleria d’arte contemporanea Viasaterna (Milano, via Giacomo Leopardi 32, fino al 24 marzo 2023) mi torna alla mente il foglio piegato in due, il doppio e la scrittura, la stessa che nella doppia mostra personale collega l’opera di Chiari a quella del giovane artista Luca Massaro (Reggio Emilia 1991). La prima è una scrittura musicale e linguistica (frasi brevi e sentenze) documentata da opere realizzate tra gli anni ’70 e gli anni ‘90, la seconda è di un altro genere. Massaro fotografa insegne, etichette, parole scritte sui muri o stampate e le raccoglie in archivi concepiti come dizionari (Dizionario Vol.1, Art Paper Editions, Reggio Emilia 2023, è il più recente). Da questi estrae scritte che trasforma in opere grafiche, pittoriche (vernice spray su telaio d' acciaio cromato) e scultoree. La sua è un’operazione di transmedialità, ovvero di migrazione del testo da un medium all’altro, in prima battuta dalla scrittura e dalle scritte commerciali alla fotografia digitale.

Il testo fotografato diventa un'immagine, non una riproduzione delle parole che lo compongono, che pure possono essere lette. L’opinione di Stefano Bartezzaghi a questo riguardo è che il rapporto fra il testo fotografato e l’ambiente nel quale questo s’installa sia tale da conferirgli enigmaticità. 

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Luca Massaro, Enigma e Fashion, 2023, vernice su telaio d'acciaio cromato. Courtesy Viasaterna.

Enigma è infatti una delle parole che Massaro ha trasposto dalla fotografia digitale alla pittura attraverso la grafica vettoriale, richiamando il B/N del negativo fotografico e il processo di stampa analogica in camera oscura. Dalla fotografia alla scultura “morbida” ha invece trasferito un punto esclamativo e uno interrogativo. Quello interrogativo, che appare con un effetto di vertigine affacciandosi sulla tromba delle scale dello spazio espositivo, può essere assunto come emblema di questa mostra, in cui i trasferimenti da un medium all’altro si accompagnano all’ambiguità delle permutazioni visuali e testuali.

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Luca Massaro, ? (L.A.), 2022, tessuto in pelliccia sintetica cucita a mano e poliuretano riciclato. Courtesy Viasaterna. Foto: Carola Merello / Luca Massaro, !, 2022, tessuto in pelliccia sintetica cucita a mano e poliuretano riciclato. Courtesy Viasaterna. Foto: Carola Merello.
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Luca Massaro, La Notte, 2022, lightbox. Courtesy Viasaterna. Foto: Carola Merello.

L’opera site specific La Notte, composta da un lightbox collocato sul tetto dell’edifico che ospita la galleria, ripropone il contesto urbano nel quale Massaro incontra le scritte che poi fotografa. La Notte era un quotidiano milanese di cronaca pubblicato dal 1952 al 1995, ma è anche quella che rende leggibile a distanza il lightbox evocando un paesaggio urbano ora scomparso. Il testo entra così in un sistema di lettura e interpretazione dominato dall’ambiguità. L’artista sfrutta questa elasticità del testo per rendere instabile il linguaggio pubblicitario, in un certo senso per minare la sua credibilità attraverso una deriva poetica del senso. 

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Luca Massaro, &, 2023, vernice su telaio d’acciaio cromato / &, 2023, lightbox. Courtesy Viasaterna.

Un altro light box esposto in galleria riproduce in forma scultorea e luminosa una & commerciale che richiama ambiguamente una chiave di sol. La & del light box e quella dell’opera in vernice su telaio d'acciaio, esposta nella sala attigua, cercano un dialogo con le opere di Chiari. Egli risponde sul piano di un sistema di segni e di ritmi, che Massaro visualizza disponendo in modo seriale le sue opere. In parte anche sul piano dell’arte intesa come strumento di critica sociale. Se per Chiari è necessario partecipare al rinnovamento sociale e politico della società tramite l’espressione di un dissenso, per Massaro il rinnovamento passa attraverso l’instabilità dei linguaggi e l’effetto di ambiguità provocato dalla cangianza delle immagini, pronte a mutare in segni e simboli e viceversa. 

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Giuseppe Chiari, Diritto di visione, 1999, pennarello su carta / Giuseppe Chiari, Non siamo più artisti non siamo più niente, 1973, tecnica mista. Courtesy Viasaterna.

A questo riguardo può essere utile ricordare Adieu au langage (2014) di Jean-Luc Godard, un film enigmistico dove troviamo immagini indipendenti, solitarie e mute come il cane, uno dei tre protagonisti, ma anche immagini che giocano con le parole e parole che giocano con se stesse: "Ah Dieux", "Oh langage", "pouce - Poucette - pousser", "évite, et vite, les souvenirs brisès". In questo modo l’immagine cinematografica entra in una relazione enigmatica con la parola e, se vogliamo seguire il suggerimento psicanalitico, anche con l'inconscio (a questo riguardo vale la pena di notare che Massaro lavora sul valore culturale e sociopolitico delle immagini e dei testi che, come egli stesso dichiara, “infestano la nostra psiche”). 

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Luca Massaro, No, Milano, 2020, stampa inkjet su lino. Courtesy Viasaterna.

Adieu au langage invita ad assumere un punto di vista insolito che, prendendo in considerazione l’idea di una psiche “infestata”, si pone in relazione con il “vederci doppio o il vedere contemporaneamente da due parti dello schizofrenico” di cui Massaro parla in un’intervista del 2020. Lo sguardo fotografico dell’artista documenta un conflitto che è insito anche nel rapporto tra immagine e parola. D’altra parte il linguaggio dell’enigma è un linguaggio ostile, è una sfida tra chi formula l’enigma e chi lo interpreta. Il punto esclamativo, trasformato dall’artista in un punching ball morbido, sottolinea questa conflittualità, declinandola in modo altrettanto morbido. Pur riconoscendone la problematicità, il giovane artista è affascinato dall’estetica della pubblicità con la quale gioca a rimpiattino nelle sale della galleria e anche sul tetto dell’edificio al numero civico 32.

Copertina, Luca Massaro, Duetto, 2023, vernice su telaio d' acciaio cromato. Courtesy Viasaterna.

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