Alfabeto finanziario 1. Bitcoin sull’altalena
Parlando di criptoattività (criptovalute) a scuola. Prima dell’esplosione della pandemia, a marzo del 2020, gli studenti delle medie superiori sono riusciti a portare avanti le cogestioni. In un’occasione mi è capitato di tenere un seminario sulle criptoattività. Ho parlato soprattutto di Bitcoin, la criptoattività più importante, illustrandone caratteristiche e rischi. Alla fine del seminario uno studente, Antonio, si è avvicinato e mi ha detto di aver fatto un piccolo investimento in Bitcoin. Ha confessato di aver utilizzato una carta di pagamento prepagata, “caricata” dai genitori.
Che cosa è Bitcoin? Il sistema monetario moderno è basato sulle banconote, prodotte in un regime di monopolio dalla banca centrale, e sui depositi in conto corrente, gestiti dai registri contabili delle banche. Solo la banca centrale stampa le banconote; solo la nostra banca registra le nostre operazioni sul conto corrente. Rispetto a questo mondo, dominato dalla centralizzazione, Bitcoin, scambiato dal 2009, è un oggetto digitale basato sulla decentralizzazione: chiunque in possesso di un computer può registrare e controllare una transazione. Non c’è un libro mastro centrale che traccia le operazioni. Bitcoin si basa sulla blockchain, un sistema di memorizzazione delle transazioni fondato sulla crittografia. La blockchain è l’esempio più famoso della distributed ledger technology: è un libro mastro (ledger) distribuito a tutti i partecipanti, la versione ipertecnologica del libro mastro dei debiti e dei crediti, introdotto dai banchieri nel Medioevo. Bitcoin può essere trasferita da persona a persona con operazioni online ed essere usata per pagare, per acquistare prodotti - sempre che il venditore lo accetti -, senza comunicare dati personali: i detentori di Bitcoin possono non svelare la propria identità.
Bitcoin è prodotto dai miners, che usano programmi informatici per risolvere problemi crittografici e sono remunerati con la criptoattività. La procedura comporta un consumo elevato di elettricità, sollevando questioni di sostenibilità ambientale.
Bitcoin non è moneta legale né moneta bancaria. Ogni giorno per pagare usiamo banconote e monete metalliche che devono essere obbligatoriamente accettate in cambio di beni e servizi: è la moneta legale. Poi usiamo una moltitudine di strumenti di pagamento – assegni, bonifici, carte di credito, carte di debito, carte prepagate, applicazioni disponibili sui telefonini – che utilizzano il denaro che abbiamo versato sui conti correnti gestiti dalle banche: è la moneta bancaria. In qualsiasi negozio ogni giorno con 100 euro possiamo comprare la stessa quantità di beni che potevamo comprare un mese fa o un anno fa. L’inflazione è bassa e il potere d’acquisto della nostra moneta, i 100 euro, è costante. 100 euro rimangono 100 euro, sia se mantenuti sotto forma di banconote sia se detenuti nei depositi presso le banche. Bitcoin invece non è una moneta: il suo valore è instabile. Bitcoin è una riserva di valore, una forma di investimento molto volatile, un’attività speculativa. Bitcoin non è moneta legale: nessuno è obbligato ad accettarlo. Ma non ha neanche nulla in comune con i nostri depositi in conto corrente. In Europa i depositi sono assicurati fino a 100.000 euro. In Italia nessuno ha perso una lira o un euro sui depositi bancari dal 1921 a oggi. E poi, quasi nessuno rifiuta un pagamento in moneta bancaria, perché può sempre convertirla in moneta legale: esistono regole e una sorveglianza sul sistema dei pagamenti che rendono i pagamenti molto sicuri. Per Bitcoin non esiste nessuna forma di tutela pubblica.
Che cosa è accaduto al prezzo di Bitcoin? Nel 2021 le cogestioni sono diventate virtuali. Accingendomi a un nuovo intervento in un liceo, ora con la modalità del webinar, ho ripensato ad Antonio. Che cosa è avvenuto al prezzo di Bitcoin dall’inizio del 2020 a oggi? Con l’esplosione della pandemia gli investitori si sono prima avvicinati all’oro. Poi, da settembre, il bene rifugio è diventato Bitcoin. Il prezzo è cresciuto, toccando i 20.000 dollari per un Bitcoin a dicembre. Ma è soprattutto nei primi 4 mesi del 2021 che la crescita del prezzo ha accelerato. Bitcoin è arrivato a superare i 60.000 dollari in aprile, per poi ripiegare, scendendo a 43.000 dollari verso la metà di maggio, con forti oscillazioni.
Il 19 maggio è stato un giorno difficile per Bitcoin. Da un valore intorno ai 43.000 dollari, Bitcoin è sceso sotto i 32.000 nel primo pomeriggio, per poi tornare intorno ai 38.000. Al crollo ha contribuito il divieto della banca centrale cinese di usare la criptoattività come strumento di pagamento. Dai massimi di metà aprile, Bitcoin ha perso oltre un terzo del suo valore.
Le oscillazioni del prezzo sono la costante di Bitcoin. Il prezzo di Bitcoin è salito nei primi mesi del 2021 perché imprese e intermediari hanno investito nell’attività. Si tratta di operatori di grandi dimensioni, il cui investimento in Bitcoin è marginale rispetto al complesso della loro operatività, ma è in grado di influenzarne il prezzo. Talvolta i banchieri sono rimasti scettici sulle potenzialità di Bitcoin, ma hanno accresciuto il loro interesse per lo strumento perché i loro clienti più abbienti vogliono investire nella criptoattività. Inoltre, Elon Musk ha prima contribuito al boom di Bitcoin, affermando di accettarla come forma di pagamento delle automobili elettriche Tesla. Ha poi causato, in maggio, un crollo del prezzo di Bitcoin, denunciando i problemi di sostenibilità della sua produzione, che impiega energia elettrica per un volume superiore a quello di un paese come l’Olanda.
Grandi salti del prezzo di Bitcoin, anche nell’arco della stessa giornata, non sono una novità. Ad esempio, nel 2013 il prezzo aveva superato i 1.000 dollari, per poi più che dimezzarsi nel 2014 e scendere sotto i 300 dollari nel 2015. Con la successiva ripresa del 2017, Bitcoin aveva raggiunto il valore record di quasi 19.000 dollari alla fine dell’anno. Nei mesi successivi è crollato, fino a scendere intorno ai 3.000 dollari nel 2018. Come abbiamo ricordato, solo verso la fine del 2020 il prezzo ha superato il vecchio record di 19.000 dollari del 2017. Il recupero è stato dunque conseguito nell’arco di tre anni.
La bolla del prezzo dei primi mesi del 2021 è stata legata all’aspettativa che la crescita del valore di Bitcoin sarebbe proseguita: ma, come mostrato dagli andamenti riassunti, non c’è nessuna certezza che l’aumento del prezzo proseguirà nel tempo.
Ci sono segnali di un nesso tra l’utilizzo di criptoattività e lo svolgimento di transazioni illegali, come il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, l’acquisto di armi. Ma è stato anche notato che perfino la malavita potrebbe non fidarsi troppo di Bitcoin: se una partita di droga fosse stata venduta in aprile ricevendo un Bitcoin, oggi il venditore si ritroverebbe con una perdita di oltre il 30 per cento.
Le origini culturali di Bitcoin. La prima origine di Bitcoin è il libro di Friedrick Hayek, “Denazionalizzazione della moneta” del 1974. Nella sua battaglia ultraliberista, Hayek si ribellò contro il monopolio degli Stati di emettere una moneta nazionale e di imporne l’uso; tutte le banche dovrebbero essere libere di emettere banconote (una situazione in realtà cancellata in tutti i paesi del mondo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento). La seconda ispirazione di Bitcoin, in particolare del sistema decentrato su cui si basa, ha preso avvio, soprattutto negli Stati Uniti, negli anni Ottanta del Novecento. Ingegneri e informatici come David Chaum, Timothy May e Wei Dai iniziarono ad applicare la crittografia per sviluppare monete elettroniche alternative al sistema monetario tradizionale, basato sulle banconote e sui depositi, preservando l’anonimato degli utenti. Sono idee di matrice anarco-capitalista, talvolta confluite nel movimento dei Cypherpunks. Per chi vuole approfondire c’è il libro di Finn Brunton “Digital Cash: The Unknown History of the Anarchists, Utopians, and Technologists Who Created Cryptocurrency”. Comune ad Hayek e agli anarco-capitalisti è l’idea di inventare alternative alle monete emesse dallo Stato.
Le illusioni perdute di Bitcoin. Come accaduto al protagonista del romanzo di Balzac, Lucien Chardon, anche le aspettative degli inventori di Bitcoin sono andate deluse. Il sogno della decentralizzazione è fallito. Anche se le stime sono difficili, esistono circa 40 milioni di indirizzi che detengono e utilizzano Bitcoin (non sappiamo quante persone gestiscono gli indirizzi, perché ogni persona potrebbe avere più di un indirizzo; a ogni indirizzo, al contrario, potrebbero fare riferimento più persone). È un numero basso, più piccolo del numero di conti correnti bancari nella sola Italia. Il valore di tutti i Bitcoin del mondo è di circa 800 miliardi di dollari, ancora molto al di sotto delle sole banconote in euro che circolano in Europa. Ma è soprattutto la distribuzione del possesso dei Bitcoin che segnala il fallimento del sogno della creazione di una moneta disponibile per tutti. Infatti a oltre il 97 per cento degli indirizzi corrisponde un possesso di Bitcoin pari a meno dell’8 per cento del valore totale. Mentre poco più del 2 per cento degli indirizzi detiene più del 92 per cento del totale del valore dei Bitcoin (cfr. www.coinmarketcap.com). Secondo altre fonti, il 2 per cento delle entità attive nel mondo Bitcoin detiene il 72 per cento del mercato, una quota comunque elevata. In altre parole, il possesso dei Bitcoin è concentrato, con livelli molto superiori a quelli della concentrazione del reddito e della ricchezza delle famiglie. Bitcoin rimane un prodotto di nicchia, in possesso di un numero limitato di individui e intermediari.
Investite in Bitcoin somme che potete permettervi di perdere. Oggi la produzione di Bitcoin attraverso il mining – l’uso di computer che risolvono problemi di crittografia – è diventata molto più costosa che in passato in termini di consumi elettrici. È invece diventato più facile acquistare Bitcoin e altre criptoattività grazie all’offerta crescente di applicazioni da parte di intermediari e di piattaforme di scambio, di cui Coinbase, quotatosi di recente negli Stati Uniti, è un esempio. Ma investire in Bitcoin è rischioso: conviene farlo solo con denaro che ci si può permettere di perdere.