Mittermeier: fotografare la saggezza del mondo

29 Maggio 2024

“La grande saggezza” è il titolo della nuova mostra inaugurata alle Gallerie d’Italia di Torino, lo scorso primo marzo: e da subito ci fa chiedere in che senso, e parlando di cosa, la fotografia possa definire un concetto così umanamente astratto e relativo. Un concetto che qui diventa “grande”, ponendoci ancora di fronte a un quesito curioso, capire cioè come dare dimensione, e con quale unità di misura, a un sentire difficile da codificare se non contestualizzato. 

La protagonista della mostra curata da Lauren Johnson è Cristina Goettsch Mittermeier, detta Mitty (1966), fotografa messicana che da anni lavora per il National Geographic documentando il mondo naturale, e in particolare quello oceanico, per portare avanti una battaglia precisa e più che mai attuale: la salvaguardia dell’ecosistema marino e di un certo modo di agire che l’ambiente, e alcune culture che abitano ancora in equilibrio con le sue leggi, mettono in atto garantendosi da secoli i beni necessari alla vita e tutela reciproca. 

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Dominica. 2019 © Cristina Mittermeier.

Cristina Mittermeier non è, infatti, soltanto una fotografa che lotta per diffondere il più possibile un certo pensiero e per cambiare il corso degli eventi: è in primo luogo una biologa marina, esperta davvero del mondo che va a fotografare nelle sue spedizioni in ogni angolo della Terra. Il motivo per cui è arrivata alla fotografia è molto semplice, ma significativo: abituata all’ambiente accademico, per il quale scriveva articoli specialistici sulle ricerche che conduceva, si accorse che la circolazione di quel materiale era davvero ridotta, limitata alla nicchia di altri specialisti. Ecco allora che, grazie all’immagine, l’immediatezza e la chiarezza che possono essere raggiunte sono il miraggio verso il quale Mittermeier si è spinta istintivamente, diventando in pochi mesi una vera influencer sui social media ottenendo un appassionato seguito a sei zeri. È quello che racconta, ad esempio, in una bella intervista condotta da Francine Lacqua per Bloomberg insieme ad altre notizie sul suo pensiero e il suo modo di lavorare.

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Omo Valley, Ethiopia. 2023 © Cristina Mittermeier.

La mostra di Gallerie d’Italia, con le sue 90 fotografie in grande formato, segue i due grandi filoni di Mittermeier: il ritratto, e quindi un contatto diretto con l’umanità che dà vita a quelle culture che Cristina ci porta ad esempio, e la fotografia dedicata al regno animale e in special modo acquatico. Passando per gli oceani artici e antartici, così come attraverso i vari continenti – dalla Groenlandia alle Isole Falkland, dall’Etiopia alla Russia, alle Bahamas – Cristina Mittermeier ci porta dentro un’armonia che si esplica anche nel cromatismo delle immagini, là dove il paesaggio risulta pienamente coerente coi suoi abitanti, fornendo, anche solo a colpo d’occhio, l’impatto e la certezza che in quegli scorci tutto davvero funzioni. I tre fenicotteri disposti perfettamente e immersi nel tramonto africano, gli squali grigi in un mare di un grigio appena diverso nelle immagini monocromatiche, gli orsi polari, bianchissimi, seduti su una neve bianca, di nuovo, di un bianco diverso dal loro. La dimensione cromatica, ci dice Mittermeier, è molto più complessa di quanto possiamo sospettare classificandola per sommi capi, e guardando le grandi e immersive opere esposte in mostra ci accorgiamo che ogni elemento vive in un rapporto di stretta concatenazione – anche estetica – e di prosecuzione quasi fisica. 

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Qaanaaq, Greenland. 2015 © Cristina Mittermeier.

Questa impressione, permanente durante il percorso di visita, permette di percepire le immagini come totalmente compiute, come se niente si dovesse aggiungere e niente si dovesse togliere da ciò che mostrano. L’affaccio verso cui siamo guidati è quello di un mondo senza errori, senza alcun dettaglio fuori posto. Un indizio, forse, e un primo passo verso la comprensione del titolo della mostra, quella “grande saggezza” che d’impatto può comunicarci uno stadio di maturo equilibrio, in grado di garantire decisioni giuste per il bene comune, e che, soprattutto, non ha bisogno di niente di più e niente di meno di ciò che già possiede per vivere e perseguire il proprio benessere. 

È come se ci fosse, dunque, una sorta di corrispondenza tra l’impatto visivo delle immagini e il messaggio di Cristina Mittermeier, che a più riprese nella mostra viene sintetizzato col concetto di “enoughness”, ovvero di “sufficienza”, il senso di avere abbastanza. La vera forza dei popoli che Mittermeier ha avuto modo negli anni di conoscere e fotografare risiede appunto nel percepire la giusta misura di ciò che si prende e di ciò che si restituisce, non solo tra i vari membri della comunità, ma anche nei confronti dell’ambiente. Sempre nell’intervista, infatti, Mittermeier racconta che la donna immortalata con un’anatra tenuta buffamente in testa e appartenente a un popolo della Provincia dello Yunnan (Cina) le spiegò che, per esempio, il concetto di ricchezza per la propria gente non indichi quanto una persona possiede, bensì quanto sia in grado di regalare. 

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Antarctic Peninsula, Antarctica. 2022 © Cristina Mittermeier.

Cristina Mittermeier in questo modo nel suo lavoro riporta gli insegnamenti di quei popoli che siamo soliti non rintracciare nelle nostre navigazioni reali o virtuali, creando un ponte comunicativo per farci giungere un sapere – una saggezza – da cui trarre nuova ispirazione. 

Come nelle mostre precedenti di Gallerie d’Italia, a Torino, a proposito dei temi cruciali del nostro ecosistema – ricordiamo quella di Luca Locatelli e Paolo Pellegrin come esempio – l’attenzione non viene posta sulla causa o sui colpevoli della rovina attuale del nostro equilibrio ecologico e ambientale, bensì sul valore che andrebbe perso perseverando in questa direzione. Neanche Cristina Mittermeier, almeno nelle sue fotografie, punta il dito contro qualcuno (sebbene nei suoi interventi pubblici non rinunci a denunciare direttamente quelle realtà più profondamente coinvolte nei danni ambientali e marini) facendoci vedere, al contrario, come tutto dovrebbe essere. 

Per questo motivo viene definita come pioniera della cosiddetta “conservation photography”, di una fotografia rivolta alla lotta per la conservazione di un equilibrio che sta man mano sfaldandosi. Un espediente in particolare usa Cristina Mittermeier per raccontare in modo chiaro e semplice l’importanza che ricopre la dimensione degli oceani e dei mari per la vita, così come dell’interconnessione che esiste e non si deve dimenticare tra il mondo in superficie e quello degli abissi. Alcune fotografie sono infatti realizzate tenendo la lente dell’obiettivo per metà immersa sott’acqua e metà fuori. In questo modo possiamo vedere uno squalo nuotare solitario e contemporaneamente osservare il cielo sotto il quale la vita marina sta avvenendo; noi spettatori, così, coesistiamo in due dimensioni che altrimenti i nostri occhi non potrebbero mai far comunicare o vivere simultaneamente. 

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Monterey Bay, California. 2019 © Cristina Mittermeier.

Questo, allora, è lo sdoppiamento ideale che dovremmo tenere sempre a mente, ci dice Mittermeier, il vero binario che permette all’ecosistema di proseguire il proprio tragitto. 

In modo analogo, ma sostanzialmente differente da altri autori che possono venire in mente visitando la mostra, come Steve McCurry (altro nome noto del National Geographic) o Sebastião Salgado, Cristina Mittermeier non si concentra sul paesaggio di un paradiso incontaminato (Salgado) o sul momento perfetto per raccontare popoli lontani (McCurry). Il lavoro di Mittermeier è focalizzato sul portare sulla superficie delle immagini gli esempi specifici di umanità e di mondo in cui vige la legge dell’“abbastanza”, di quella saggezza che non ha nulla da esigere per trovare la propria massima realizzazione. L’idillio, così, diventa una meta raggiungibile per emulazione, e solo a costo del sacrificio di schemi di pensiero ormai nocivi e obsoleti per il suo raggiungimento. Allo stesso modo l’utopia pare essere parte integrante del mondo che già viviamo, idealmente a un passo da noi, e non uno scenario in cui far conciliare semmai qualche sogno speranzoso. 

Le immagini di Cristina Mittermeier, la sua fauna perfettamente integrata al paesaggio che le dà casa, come gli uomini che lo abitano da secoli secondo le stesse regole naturali, la stessa intelligenza e la stessa proficua reciprocità, ci inducono e conducono verso un tipo di mondo che possiamo iniziare a fare nostro guardandolo. Iniziando a comprendere perché ci appare intoccabile, perché dovrebbe esserlo: imparando così la storia e le origini della sua grande saggezza. 

CRISTINA MITTERMEIER. LA GRANDE SAGGEZZA
Gallerie d’Italia – Torino
14 marzo – 1 settembre 2024

In copertina, Volunteer Point, East Falkland. 2016 © Cristina Mittermeier.

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