Luigi Boscolo e l'arte delle lenti
Il 12 gennaio 2015 muore Luigi Boscolo. Nato il 27 marzo 1932, si laurea in Medicina a Padova, si forma come pediatra e come psicoanalista a New York City. Negli anni Sessanta New York è già la capitale culturale del mondo occidentale. La città più importante degli Stati Uniti, sembra essere del tutto eccentrica al mainstream nordamericano. Là s’incontrano artisti, filosofi, scrittori e psicoanalisti ebrei rifugiati dall’esplosione antisemita in Europa; in particolare dopo il nazismo in Germania e l'emanazione delle leggi razziali in Italia. Tra costoro, dall'Italia, Edoardo Weiss (1889-1970) e Silvano Arieti (1914-1981). Dopo la guerra, la maggioranza rimane là e continua la propria attività.
Boscolo ci va nel 1960 e ci rimane fino al 1967. Insieme con lui – immagino oggi il loro ricongiungimento nell'Ade – Gianfranco Cecchin (1932-2004), morto dieci anni fa. Boscolo frequenta il corso di Psicoanalisi presso il New York Medical College-Metropolitan Hospital. I suoi primi maestri sono il già menzionato Silvano Arieti e Nathan Ackerman (1908-1971) che già pratica la psicoanalisi familiare. Nel 1966 Arieti invita Mara Selvini Palazzoli (1916-1999) a tenere un seminario a New York sui disturbi alimentari, in quel periodo Selvini sviluppa il tema dell'anoressia mentale in psicoanalisi. Rientrato a Milano su invito di Mara Selvini, Boscolo si aggrega a un gruppo di psicoanalisti con studio in Sant'Ambrogio, al quale si aggiungono Gianfranco Cecchin e Giuliana Prata. Presto si apre un nuovo studio in via Leopardi al diciannove. Là comincia l'esperienza italiana della terapia familiare e là, da cinquanta anni, si formano generazioni di terapeuti familiari sistemici provenienti da tutto il mondo.
Durante la seconda metà degli anni Sessanta cominciano a soffiare i venti di una psichiatria democratica che non contesta solo la repressione della cura manicomiale e l'elettroshock, ma anche le pratiche elitarie di una psicoanalisi rivolta a strati privilegiati d’intellettuali, spesso ammantata di linguaggi esoterici, chiusa in chiese intoccabili. Sono gli anni della rottura. L'oggetto della critica è principalmente la posizione di sapere/potere del terapeuta, o, nel linguaggio lacaniano, che va oggi di moda, la posizione dell'analista come soggetto supposto sapere.
Il gruppo di Milano comincia a essere influenzato dalle idee dell'antropologo Gregory Bateson (1904-1980), che, dopo avere inventato la teoria del double bind per spiegare la comunicazione schizofrenica, negli anni Cinquanta sviluppa l'idea che il double bind sia sorgente di creazione e cambiamento discontinuo; che ci sia qualcosa che accomuna la schizofrenia, allora considerata come la più grave tra le malattie mentali, alla creazione artistica, letteraria e scientifica.
Attraverso lo studio delle pratiche terapeutiche di Frieda Fromm-Reichmann (1889-1957) con un giovane paziente paranoico, si comincia a parlare di doppio legame terapeutico e Gisela Pankow (1914-1929) collega la teoria del double bind all'identificazione proiettiva, che Wilfred Bion (1897-1979) trasforma in pratica terapeutica. Nel 1975 esce il libro Paradosso e controparadosso, che fa tesoro di queste esperienze e mostra le potenzialità terapeutiche di una pratica definita “prescrizione del sintomo”.
Luigi Boscolo ha grande ammirazione per Nathan Ackerman e, proprio all'Istituto Ackerman di New York, tre psicoterapeute cominciano a incontrare le famiglie, secondo quello che all'estero è definito Milan Approach. Da qui la pubblicazione Milan Systemic Family Therapy, Conversation in Theory and Practice, per Basic Books nel 1987, scritto, oltre che da Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin, da Lynn Hoffman e Peggy Penn. Il testo, rimasto per anni non tradotto in lingua italiana, appare nel 2004, grazie alla cura di Paolo Bertrando.
In quei dodici anni, dal 1975 al 1987, il mondo culturale è scosso dalla diffusione di nuove teorie, come i tentativi d’integrazione tra la tradizione filosofica analitica anglosassone e la tradizione storico-ermeneutica continentale. Sul piano scientifico si affacciano nuove visioni del mondo: la teoria della complessità, le teorie del caos, nuovi modelli cibernetici detti del second'ordine, nuove teorie matematiche. Dall’opera di Michel Foucault (1926-1984), le critiche ai sistemi di cura tradizionali in psichiatria e psicoterapia si diffondono e nascono nuove forme di terapia istituzionale, comunitaria, territoriale, gruppale, familiare.
Sia Boscolo sia Cecchin s’interessano e partecipano attivamente a queste discussioni e all'invenzione di nuove pratiche sociali e terapeutiche. Gianfranco Cecchin sembra rivolgere i suoi interessi verso nuove forme di epistemologia, che pure interessano Boscolo. Quest'ultimo sviluppa però, con Paolo Bertrando, una riflessione intorno al tempo e alla temporalità terapeutica che sfocerà nel libro I tempi del tempo, del 1993. Quel testo è tuttora una miniera di riflessione per ogni persona che pratichi l'azione terapeutica. Intanto l'opera prende atto che la classica distribuzione del tempo nella terapia, così come stabilito dai crismi della psicoanalisi freudiana classica, è entrata in crisi. Non si tratta solo del tempo, né di un astratto rapporto kantiano tra spazio e tempo; spazio e tempo sono espressioni culturali che definiscono diverse forme del setting.
Negli ultimi anni della sua attività Boscolo sviluppa un certo interesse verso l'etno-psichiatria. Pochi se ne accorgono perché pochi dedicano interesse agli argomenti etnico-culturali, la formazione psicologica, psichiatrica e psicoterapeutica in Italia si rivolge sempre più a istanze neuro-cognitive individuali. I tentativi di occuparsi dei grandi temi dell'immigrazione, delle dimensioni culturali e linguistiche del disagio, delle condizioni culturali del disturbo alimentare, delle condizioni sociali dell'infanzia, sembrano lontani.
La cosa più ammirevole in Luigi Boscolo è l'arte delle lenti, ha una cultura psicoanalitica vastissima, ha passato un periodo, con Mara Selvini Palazzoli, che, staccatosi dalla psicoanalisi, si avvicina alle terapie strategiche del Mental Research Insititute di Palo Alto. Poi, lui e Cecchin, rompono, a loro volta, con Selvini per tornare alle idee di Gregory Bateson. Ogni epoca di rielaborazione ha il proprio linguaggio, la propria impostazione. Mai una posizione dogmatica, mai un gergo per addetti ai lavori. Eppure grande attenzione al linguaggio, all'espressione, al senso; incauta verba fuge.
Il 28 marzo a Milano si terrà la giornata di studi Il pensiero di Luigi Boscolo 1967-2015