Speciale
L’imitatio Christi dell’oro
Consideriamo ora per un momento la merce in riposo oro, la quale è denaro, nel suo rapporto con le altre merci. Tutte le merci rappresentano nei loro prezzi una determinata somma d'oro, sono dunque soltanto oro rappresentato o denaro rappresentato, sono rappresentanti dell'oro, come, viceversa, nel segno di valore il denaro era apparso come semplice rappresentante dei prezzi delle merci.
Siccome in tal modo tutte le merci sono soltanto denaro rappresentato, il denaro è l'unica merce reale. In contrapposizione a tutte le merci che sono soltanto una rappresentazione dell'esistenza autonoma del valore di scambio, del lavoro sociale generale, della ricchezza astratta, l'oro è l'esistenza materiale della ricchezza astratta.
Dal lato del valore d'uso ogni merce esprime solo un elemento della ricchezza materiale mediante la sua relazione con un particolare bisogno, esprime un lato puramente isolato della ricchezza. Ma il denaro soddisfa ogni bisogno in quanto è direttamente trasformabile nell'oggetto di ogni bisogno. Il suo valore d'uso è realizzato nella serie infinita dei valori d'uso che costituiscono il suo equivalente. Nella sua solida corporeità metallica contiene ripiegata ogni ricchezza materiale che nel mondo delle merci è dispiegata. Se dunque le merci nei loro prezzi rappresentano l'equivalente generale ossia la ricchezza astratta, l'oro, l'oro rappresenta nel suo valore d'uso i valori d'uso di tutte le merci.
L'oro è perciò il rappresentante materiale della ricchezza materiale. È il "précis de toutes choses" (Boisguillebert), è il compendio della ricchezza sociale. Ed è allo stesso tempo, quanto alla forma, l'incarnazione diretta del lavoro generale, e quanto al contenuto, la quintessenza di tutti i lavori reali. È la ricchezza generale come individuo. Nella sua figura di mediatore della circolazione, l'oro ha sofferto danni di ogni genere, è stato circonciso e perfino appiattito a pezzo di carta meramente simbolico. Come denaro si vede restituito il suo splendore aureo. Da servo diventa padrone. Da semplice manovale diventa dio delle merci.
Da Karl Marx, Per la critica dell’economia politica, Editori riuniti 1957, pp. 108-109.