Etica estetica politica / Vacanze romane

21 Gennaio 2020

C’è stato un tempo di grandi e piccoli poteri assoluti in cui il principe godeva del conforto di un consigliere spirituale, frate, prete o abate che fosse. 

Il concetto era legare il tutto – governati e governanti – a un ordine superiore, era poter contaminare di giustizia e carità divina l’operare del signore assoluto. 

Senza che la parola fosse neanche pronunciata era “impastare” il proprio operato e i propri pensieri di etica.

Fosse etica o fosse la frequentazione di valori cristiani, è certo che secoli dopo, in tempi moderni e democratici, ancora diversi grandi della D.C. si avvalevano di assistenti spirituali, si intrattenevano, almeno saltuariamente, con un conforto religioso che aveva comunque come scopo una miglior gestione della cosa pubblica. Da sponde opposte, Enrico Berlinguer dichiarò la “questione morale” come la prima emergenza del paese; nuovamente l’etica dunque.

 

Ma quella fu la generazione nata nella prima parte del ‘900, che aveva vissuto almeno una guerra mondiale e che era nata libera dal consumismo e dai suoi egoismi. Comunque fosse, quella generazione aveva un senso della collettività, che, quelle che sarebbero seguite, non hanno respirato. 

L’etica del resto è parola desueta e quasi arcaica perché oggi resa incerta e spesso invisibile nell’operare giornaliero. Soprattutto nella politica, dove è parola smarrita, tacitata, scomparsa nella pratica e nella grammatica. Oggi, in quel mondo, la parola etica è di fatto estinta, come socialismo, come comunismo, come altruismo... scomparsa perché apparentemente inutile nella realtà quotidiana. 

Accade quando l’interesse personale prevale su quello generale, accade quando la politica diventa autoreferenziale, quando si smarrisce il senso delle collettività a cui si appartiene, quando il potere si confonde con il piacere.

 

 

Oggi, in carenza di consiglieri e assistenti spirituali certi, valga una proposta e insieme una provocazione ad uso e consumo dei politici – dal consigliere regionale in su – una provocazione che in realtà dovrebbe essere benedizione, per tutti noi. Vale a dire una vacanza individuale che, come conseguenza possa essere terapia, cura e vantaggio collettivo. 

Una vacanza fatta di contemplazione, meditazione e insieme di un’estetica che diventi etica. Per l’estetica, essendo un elemento importante dell’intera faccenda, si consiglierà un luogo di sicura bellezza. Dobbiamo peraltro a Ulay la definizione folgorante “l’estetica senza etica è solo cosmetica”; ma questo è un rischio che la nostra vacanza provocazione non correrebbe; personalmente non conosco infatti un posto che sulla montagna appenninica sia estetica senza sentimento, sia estetica senza lavoro dell’uomo, senza storia e senza cultura materiale. Insomma l’Appennino reale, soprattutto vicino al crinale, non è avvezzo alla cosmetica. 

Detto questo, sì, la provocazione e al tempo stesso la benedizione sarebbe quella vacanza.

Consigliata per ogni politico e resa obbligatoria dal parlamentare in su: una volta all’anno un soggiorno in un borgo, meglio se sull’Alpe, meglio d’autunno o inverno e dove la vacanza sia semplicemente vivere e guardarsi vivere.

 

Inconsapevolmente, dopo poco, si potrà avvertire, con i sensi e con la pelle, cosa sia la crisi demografica e il suo prossimo deserto. Lo si imparerà in un paese di anziani che giocano a carte, che guidano trattori così come nell’assenza di grida di bimbi e nel parco giochi deserto. D’improvviso potrà essere chiaro il legame tra economia e demografia, tra economia e infrastrutture, e forse potranno apparire stridenti i propri privilegi delle indennità, della diaria, della buvette. Per qualcuno, almeno per i più sensibili, si potrebbe arrivare a immaginare una qualche forma di disagio...

Capiterà poi di mattina che la brina illumini di gelo l’erba, mentre lente volute di fumo biancastro si alzeranno dai camini. Lì, si potrà intuire qualcosa di più sulla sostenibilità ambientale o almeno riconciliarsi con la storia – se mai studiata – della lunga stagione dell’acqua, del calore, del cibo come beni essenziali. 

 

Nel tepore del primo caffè al bar, verrà poi incontro il quotidiano interagire e il rispetto reciproco tra i pochi abitanti e si tornerà a comprendere un concetto e un sentimento smarrito, vale a dire cosa siano una collettività e i suoi bisogni. A quel punto, forse un sussulto etico potrà far provare ancora più disagio per gli intenti di alcuni emendamenti legislativi sostenuti, proposti, condivisi.

Per combattere l’ozio delle giornate – se quell’ozio non fosse stato creativo – una camminata attraverso la faggeta, guardando verso il borgo apparentemente immobile e deserto, potrà infine far riscoprire che fare politica significa amministrare il bene pubblico, ovvero il bene di tutti, ovvero interagire con la vita degli altri, anche quando quest’ultima ci appare lontana e silenziosa come un borgo visto dall’alto.

 

Alla fine della vacanza, insieme alla nuda essenzialità delle cose che ci rendono vivi, quei politici – e chiunque altro – avranno potuto riscoprire cosa sia l’etica e cosa debba essere la politica. In caso contrario avranno almeno riscoperto l’esistenza della montagna appenninica senza bisogno di un altro terremoto.

Comunque sia, sarà una vacanza da proporre in discreti pacchetti, naturalmente dal prezzo attraente come fosse un altro dei tanti benefit accessori. Se poi il programma avesse successo, beh... allora avremmo finalmente riscoperto un’utilità per questi Appennini dalla bellezza struggente, che vivono e lottano per non diventare fantasmi.

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