Frassino, albero magico
«En pit de manìte e ’l passa» (un poco di mannite e passa): è la voce di mia madre rivolta alla piccola di casa afflitta da qualche noia intestinale. La risento sempre alla vista di un orniello (Fraxinus ornus), e rivedo il solido panetto bianco e zuccherino avvolto in una carta dalla scritta rossa. Una simile confezione l’ho ritrovata nelle vetrine dell’antica farmacia di Ragusa Ibla, ed è stato un colpo al cuore della memoria.
L’orniello è la specie dalla cui linfa ancor oggi, soprattutto in Sicilia e Calabria, si ricava la manna più pregiata. Prodotto di nicchia, richiede maestria nell’individuare il momento giusto per la raccolta (tra luglio e agosto) e nell’incidere la corteccia, incanalando lungo un filo la colata che, all’aria, si rapprende formando lunghe candele bianche.
Non è un dono miracoloso del cielo come la manna biblica; ma, al pari delle secrezioni dolciastre di altre varietà botaniche, è certo un dono, terrestre e arboreo, dai benefici medicamentosi, lassativi e sedativi ben tollerati dai bambini. È usata anche come integratore alimentare e dolcificante naturale.
L’orniello, o avorniello, è pianta originaria dell’Europa e delle regioni mediterranee, di altezza contenuta (10-15 metri), portamento eretto, chioma espansa e globosa. È un bell’albero, elegante, che ha nelle fronde leggere e nei fiori i suoi ornamenti. Le foglie, caduche, sono opposte, imparipennate, con 7-9 lamine ellittiche, picciolate e dal margine dentato, d’un verde intenso virante d’autunno in un luminoso giallo. In maggio sfoggia, in punta di ramo, piccole corolle di quattro sottili petali bianchi e due lunghi stami, sono riunite in fitte, piumose, profumate pannocchie che sortiscono in grappoli di pendule samare piatte dall’unico seme.
Presenza diffusa nella nostra penisola, vegeta a quote medio-basse, predilige esposizioni soleggiate, e per la sua rusticità si adatta anche a terreni calcarei e siccitosi, a differenza del frassino maggiore (Fraxnius excelsior), una delle latifoglie nobili dei nostri boschi, che vuole invece un sostrato ricco, profondo e umido. L’aggettivo excelsior ha la sua ragion d’essere per le dimensioni: è albero maestoso, può raggiungere in altezza persino i 40 metri (tant’è che il frassino virgiliano in Georgica II, v. 65, è «ingens») rapido nell’accrescimento e dal portamento slanciato. Si differenzia dall’orno più che per le foglie – ma dalle lamine non picciolate – e i frutti, per i fiori privi di calice e corolla, riuniti in spighe assai meno appariscenti (rosso-brune le maschili, verdastre le femminili) che compaiono sui rami ancora nudi. Il suo legno, chiaro duro elastico, è apprezzato dagli ebanisti e adatto anche per la costruzione di remi e alberature navali. Gli antichi lo usavano per fabbricare lance e giavellotti: di legno di frassino era l’asta di Aiace (Iliade, XV, 115) e dei frassini della Tessaglia, patria del centauro Chirone, suo tutore, era l’asta di Achille (XV, 139-144) che nessuno, nemmeno Patroclo, riusciva a sollevare:
Prese infine due robuste lance, adatte alla sua mano;
non prendeva però l’asta dell’irreprensibile nipote di Eaco:
era pesante, grande, poderosa. Nessun altro degli Achei
riusciva a brandirla: solo Achille la sapeva vibrare.
Era un’asta di frassino Pelio, che Chirone aveva dato a suo padre,
tagliandola sulla cima del monte Pelio, destinata a far strage di eroi.
Nell’economia contadina – che del frassino tutto sapeva usare, anche le foglie come foraggio – era invece legno per cariaggi, aratri, palizzate, manici di attrezzi. L’etimo (dal greco phrássein, assiepare) ne denuncia l’uso anche come essenza per segnare confini.
In Inghilterra erano così familiari e beneamati che molti sono i toponimi e i nomi propri con il prefisso ash (frassino), come Ashby de la Zouch, la località nel cuore dell’Inghilterra dove si svolge il torneo cavalleresco di Ivanhoe, e l’Ashley di cui è segretamente innamorata Rossella O’Hara in Via col vento.
E che l’albero in questione nei territori del Nord Europa sia considerato sacro, legato a culti e cerimonie iniziatiche, è testimoniato da famose epopee e leggende. Nell’Edda norrena il frassino Yggdrasil è l’albero cosmico che collega terra e cielo. Mircea Eliade ce ne parla nel suo Trattato di storia delle religioni. Squassato ma mai divelto, nemmeno dal cataclisma universale che darà inizio a una nuova era paradisiaca, lo mina alle radici la vipera Nidhogg in perenne lotta con l’aquila che con una capra, un cervo e uno scoiattolo, vive tra i suoi rami; vicino a lui sgorga la fonte miracolosa Mimir, dove Odino torna ad accrescere la sua sapienza, e la fontana di Urd, dove tengono convegno gli dei. Con queste acque le Norne ne mantengono il vigore. Ma meglio è prelevare un passo dalla prima parte dell’Edda in prosa di Snorri Sturluson dal titolo L’inganno di Gylfi che ci porta nell’Islanda del XIII secolo:
Allora parlò Gangleri: «Qual è il luogo più importante e il santuario degli dei?». Hár rispose: «Esso è presso il frassino Yggdrasill; là gli dei ogni giorno devono tenere giudizio.
Allora parlò Gangleri: «Che c’è da dire di quel luogo?».
Allora Iafnhár disse: «Il frassino è il più grande e il migliore fra tutti gli alberi; i suoi rami si estendono sopra tutto il mondo e sovrastano il cielo. Tre radici dell’albero lo sostengono e sono molto estese; una è fra gli Asi, e la seconda è fra i giganti della brina, là dove un tempo c’era Ginnungagap […] La terza radice del frassino si protende nel cielo e sotto quella radice c’è quella fonte che è grande e santa che si chiama Urdarbrunnr; là gli dei hanno il luogo della loro corte.
Per greci e romani il frassino teneva lontani i serpenti ed era potente antidoto al loro veleno, così documentano sia Dioscoride sia Plinio il Vecchio.
E troviamo tracce di antiche credenze anche nella poesia di Seamus Heaney Attraversamenti, tratta dalla raccolta Vedere le cose:
Tutto scorre. Persino un uomo solido,
un pilastro per se stesso e il suo mestiere,
stivaletti gialli, bastone, feltro molle,
può metter le ali alle caviglie e diventare
lesto come il dio dei giorni di fiera,
dei cippi, delle strade e degli incroci, guardiano
dei viaggiatori e psicopompo. «Sulla nave
cerca un uomo con un bastone di frassino»,
disse mio padre a sua sorella che partiva
per Londra, «stagli vicina tutta la notte
e sei sicura». Scorri, scivola nel viaggio
dell’anima, assieme alla sua guida
e ai misteri dei commercianti con bastone!
Procuratevi, dunque, un bastone di legno di frassino per le vostre passeggiate montane, terrà lontane le vipere, e vi darà sicurezza.