Speciale

Lettera a un/a giovane insegnante 6

26 Novembre 2014

Al volgere di una tornata di immissioni in ruolo, un po' per gioco e un po' no, mi erano stati chiesti dei consigli. Naturalmente, mi sono schermito. Poi ho pensato a quello che avrei voluto sapere quando non ancora trentenne ho iniziato a insegnare e che ho scoperto in classe, nel decennio successivo e confrontandomi con altre esperienze. Il gioco mi ha preso la mano e ne è venuto fuori una autoriflessione da condividere in alcuni punti. Se ne possono aggiungere altri, chiaro.
Pensavo, con tutta la distanza autoironica del caso, alle lettere di un Rilke più stralunato, invece è risultata la voce di un Wittgenstein più nevrotico, con tutta la distanza autoironica del caso. L'importante è avere buoni modelli, con tutta la distanza autoironica del caso.
In più: sono consapevole che la condizione del giovane insegnante sia in realtà abbastanza rara, e quando c'è è precarizzata e soggetta a malus di varia natura che qui non trovano posto.
Il testo è rivolto a chi è già dall'altra parte del deserto. Ma da chi come me è considerato troppo critico e apocalittico queste righe vogliono essere un segno benaugurante per gli anni a venire.

 

#6

Se intendi insegnare tratti esistenziali devi incarnarli. Se credi nella lettura fatti vedere con libri, se sei per l'attività fisica vieni in bici, se sei ecologista diversifica i rifiuti, se tieni alla salute non mangiare junk food e merendine, in ogni caso difendi il dettato costituzionale della Repubblica fondata sul lavoro, sempre. Altrimenti l'insegnamento di Cittadinanza e costituzione, che riguarda tutti i docenti, è già delegittimato.

Insegna un buon uso della tecnologia, soprattutto attraverso l'esempio. Nell'uso del cellulare sii irreprensibile.

Devi fare in modo che sui cellulari dei tuoi allievi si scrivano haiku e che il loro twitter sia un sistema di smistamento di intelligenza e bellezza.

Per come la vedo io, Facebook è già perduto, a meno che non facciate un gruppo veramente chiuso.

Non condividere con gli studenti Facebook o Twitter e simili, potresti scoprire cose che non avresti voluto sapere; dài la mail piuttosto e se senti la tua privacy violata da toni o tematiche troppo personali sottraiti al contatto interrompendo la comunicazione, spiegando poi a voce e pubblicamente che così non si fa.

Se hai seguito le regole immediatamente precedenti non ci saranno problemi correlati all'inevitabile caratterizzazione sessuale degli umani.

Nelle feste scolastiche o in uscita didattica derogherai alla distanza di cui sopra, ma proprio poco: deragliare sul linguaggio, ballare selvaggiamente in discoteca, bere smodatamente alcool, perdersi nella chiacchiera insulsa, oltre che pessime abitudini deontologicamente incompatibili con l'insegnamento sono cose che rendono patetici e fanno perdere molti punti.

Viceversa dimostrare predilezione per certi cibi, suonare uno strumento, giocare a pallone o pallavolo, se ti appartengono e hai voglia di farlo, sono atteggiamenti apprezzabili in cui la tua umanità potrà venire fuori e contribuire alla conoscenza reciproca.

Porta in uscita o in gita solo classi di cui ti fidi, in posti che abbiano significato per te prima di tutto e con colleghi con cui ti piace stare. Preparate nel dettaglio il piano didattico e informate gli studenti su quelli che vedranno, coinvolgendoli il più possibile nel progettare l'attività.

Insegna loro a viaggiare come non hanno mai fatto, a usare guide e mappe; sulla pratiche sociali da gita molta attenzione, si negozia sulle uscite serali se non si riesce ad evitarle; vigila attentamente su comportamenti a rischio. Non diventare complice di nulla. Non permettere che succedano cose che non vorresti facessero i tuoi figli. Ricordati che non sai più niente dell'adolescenza.

Pensa sempre a come sei stato da studente. Fallo veramente: smonta la memoria migliorativa e autovalidante che ti sei costruito. Abbandona le retoriche del 'noi però eravamo meglio' e diffida di chi ci sguazza dentro.

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