“Ma che cazzo sta succedendo in America?” (Seconda parte)

5 Marzo 2025

Nel gennaio del 2021, un anno prima dell’invasione russa dell’Ucraina, tale Alnur Mussayev, agente in pensione, ha raccontato che nel 1987 lavorava nel Sesto Dipartimento del KGB, il cui compito consisteva nell’acquisire spie e informatori tra imprenditori e capitalisti occidentali. Fu precisamente in quell’anno, sostiene Mussayev, che venne reclutato un quarantenne uomo d’affari americano che qui chiameremo “Logan Powell” (il perché si capirà più avanti), ribattezzato “Krasnov” (“rosso” o “dai capelli rossi”) nei faldoni dell’agenzia. In quegli anni, se un occidentale si trovava nell’Unione Sovietica allo scopo di combinare affari, spesso veniva obbligato a firmare una sorta di contratto con il KGB o l’FSB, altrimenti gli sarebbe stato molto difficile lasciare il paese. Dopo di che, se intendeva ritornare, ogni suo viaggio sarebbe stato preparato e sostenuto finanziariamente dal KGB o dall’agenzia preposta al suo caso. Ma s’intendeva che, una volta tornato in patria, ogni sua mossa sarebbe stata seguita. Non diversamente accadde con “Krasnov”. Ma quanto al suo dossier, Mussayev ha aggiunto che lo si cercherebbe invano negli archivi del KGB. Pare sia stato ritirato e sia in possesso del solo Putin. Artem Klyushin, amico personale di Putin, ha smentito la ricostruzione dei fatti, sostenendo che tra il 1986 e il 1989 Mussayev lavorava al Ministero degli Interni e non avrebbe potuto avere accesso a documenti secretati dal KGB. L’affermazione secondo la quale dietro il nome “Krasnov” si celi “Logan Powell” sarebbe dunque falsa.

Musk e Trump

Accade che gli agenti segreti in pensione siano tentati di rivelare pezzi, briciole e brandelli di quello che sanno, o non sanno, o credono di sapere, o si sono inventati, senza mai dire né tutto né troppo. Lo fanno per rimanere sulla scena, per un impulso a confessare degno del Cuore rivelatore di E.A. Poe, per soldi o per far sapere a chi di dovere che potrebbero dire molto di più ed è meglio lasciarli in pace, visto che in caso di morte sospetta potrebbe saltar fuori dal caveau di una banca svizzera una cassetta di sicurezza piena di documenti imbarazzanti. Non siamo tenuti a credere né a Mussayev né a Klyushin, e nemmeno a questo romanzo d’intrigo che ai tempi della Guerra Fredda era venuto in mente solo a un modesto narratore di storie di spionaggio. Per la precisione Ted Allbeury, autore di The Twentieth Day of January (Dover 1981), in cui un agente dell’MI6 inglese scopre, nonostante l’incredulità della CIA, che un ricco uomo d’affari di nome Logan Powell, eletto Presidente degli Stati Uniti dopo un’incredibile quanto improbabile ascesa politica, e che il 20 gennaio assumerà la carica, è in realtà una marionetta manovrata dall’Unione Sovietica. 

Ma, se ci piacciono i romanzi di spie, oltre a procurarci una copia del libro di Allbeury, guarda caso ristampato nel marzo 2017 dopo anni di oblio, possiamo ipotizzare, per nostro puro divertimento, sia chiaro, e solo perché siamo in vena di divertirci, visto che non ci siamo mai divertiti così tanto come in questi giorni, vero?, che un certo Logan Powell o meglio Krasnov, imprenditore edile che avrebbe voluto combinare affari nell’Unione Sovietica, non abbastanza intelligente per fare la spia ma malleabile a sufficienza per funzionare da utile idiota, sia stato metodicamente coltivato, adulato, aiutato, coccolato per quasi trent’anni, sorvegliando la sua ascesa nonché monitorando con discrezione le sue conoscenze, le sue imprese, i suoi successi e insuccessi. E Krasnov ricambia. Non solo in Russia lo si vede spesso a combinare affari, ma nel 2008 vende per 95 milioni di dollari al miliardario Dmitry Rybolovlev una villa di Palm Beach, in Florida, che aveva acquistato nel 2004 per 41 milioni. Sembra che insomma l’accordo sia vantaggioso per entrambe le parti, ma dopo tutto si tratta di affari tra affaristi, che c’è di male, fino al momento in cui quel vecchio documento, firmato nel 1987 magari senza pensarci troppo, e che al momento sembrava fosse solo un salvacondotto per tornare a casa, torna utile a chi l’aveva in archivio.

Putin e Trump

Accade insomma che Logan Powell, o meglio Krasnov, per una serie di circostanze improbabili ma, come si è visto, non irripetibili, diventi davvero Presidente degli Stati Uniti. Il Cremlino ora ha il suo uomo alla Casa Bianca, il quale infatti prontamente ringrazia, organizzando il 10 maggio del 2017 un incontro nello Studio Ovale con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak e il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov, senza la presenza della stampa americana e ammettendo soltanto media e fotografi russi (Russia: Trump & His Team’s Ties | Representative Swalwell). Alcuni giornali, tra cui il “Washington Post”, sono fermamente convinti che in quell’occasione il Presidente Krasnov abbia rivelato segreti di stato ai diplomatici russi, ma non si può esserne sicuri. Non c’era nessuno a quel ricevimento che lo potrebbe o vorrebbe confermare. E poi, è solo acqua passata. Nemmeno l’FBI è riuscito a trovare niente che possa incriminare Krasnov e il suo entourage per i suoi continui contatti con la Russia E siccome oggi sappiamo, grazie a Russel Vought e a Elon Musk, che anche l’FBI è pieno di “marxisti radicali”, la cosa non stupisce. Quello che non si capisce è perché vengano licenziati; se hanno coperto il Presidente Krasnov non hanno fatto che il loro dovere di marxisti radicali, o no?

Continuiamo con il romanzo d’intrigo, ma a questo punto c’è poco da rivelare, il seguito dell’intreccio è ben noto. Nel 2022 la Russia invade l’Ucraina, però alla Casa Bianca non c’è Krasnov, c’è un altro presidente che, anche se è vecchio e malandato, si ostina a fare il duro. Bisogna che Krasnov torni al potere per dare una mano, ma nemmeno il KGB, o l’FSB, o chi per loro, sono onnipotenti. Fanno quello che possono, creano un esercito di bot e di troll, seminano disinformazione, piazzano spie in prossimità del Partito Repubblicano, alcune poi scoperte e rimandate in patria. Potrebbe non funzionare. Invece va tutto come un orologio, e Putin non può credere alla sua fortuna. Quell’altro presidente è sempre più senile. La candidata che dovrebbe rimpiazzarlo è troppo debole per vincere. Gli americani sono furibondi con il presidente senile che gli ha fatto indossare la mascherina per difenderli da una certa pandemia che era stata creata dai cinesi ma non esisteva anche se era colpa dei cinesi se esisteva, non sanno o non vogliono sapere che il prezzo delle uova aumenta perché c’è in giro un’altra pandemia che colpisce le galline e sono convinti che il prezzo delle uova sia salito perché il presidente in carica è senile. E siccome gli americani di uova ne mangiano tante, ma tante, votano per Logan Powell, così che il Presidente Krasnov si insedia per la seconda volta alla Casa Bianca. E Krasnov promette, oh se promette. Farà finire la guerra in Ucraina, l’ha promesso, e chiama il presidente ucraino per concordare un trattato di pace, ma in realtà gli ha preparato un’imboscata che è il preciso rifacimento della prima scena del Padrino.

Dice il Presidente ucraino: “Vi darò tutto quello che volete”. E il Presidente Krasnov: “Da molti anni ci conosciamo, ma questa è la prima volta che vieni da me per consiglio o per aiuto. Nemmeno me lo ricordo l'ultima volta che mi invitasti a casa tua a pigliare un caffè. Ma diciamoci la verità: la mia amicizia tu non la volevi, avevi paura di trovarti in debito”. Il Presidente ucraino: “Non mi volevo mischiare in queste cose”. Krasnov: “Questo l'ho capito. Trovasti il paradiso tuo in America. Commercio avviato, vita sicura, polizia che ti protegge, giustizia in tribunale… A che ti serviva un amico come me? Ma ora vieni da me e mi dici, Presidente Krasnov, fatemi giustizia! Però non lo domandi con rispetto, non offri amicizia, non ti sogni nemmeno di chiamarmi padrino”. Il Presidente ucraino: “Io vi chiedo giustizia. Dicite ‘o prezzo e io pago”. Krasnov (si alza, si gira, si accosta alla finestra): “Ma che ti fici, Zelensky? Che ti fici mai per meritare questa mancanza di rispetto?”.

Il rifacimento non è completo. Alla fine della scena, il presidente ucraino non riceve la mano sulla spalla del Padrino, non gli viene concessa l’amicizia, né gli viene promessa la vendetta contro chi ha invaso l’Ucraina. La sua “mancanza di rispetto” non è rimediabile, non si è nemmeno presentato ben vestito, ha osato contraddire il consiglieri J.D. Vance, e viene cacciato in malo modo. Molto lontano, a Mosca, il Padrino del Padrino prende nota. Quel lontano abboccamento del 1987 è stato il più grande successo del suo ufficio. Come dice il caporegime Peter Clemenza in una scena successiva, sono cose che tra le famiglie succedono, meglio tirar fuori i materassi e dormire vestiti, la guerra è vicina.

Zelensky e Trump

Ma alla Casa Bianca sono tutti tranquilli. L’ultima battuta del Presidente Krasnov, rivolta ridendo ai media presenti, è stata: “Questa è grande televisione. Posso proprio dirlo”.

Ora, negli Stati Uniti c’è un Presidente per il quale non esiste la realtà, esiste solo la televisione, o più in generale i media. Non ci sono la guerra in Ucraina o l’inflazione. Non c’è l’economia; c’è solo quella che è stata chiamata “economia dell’attenzione”, l’unica che l’attuale presidente conosce ed è in grado di gestire. Il Presidente Krasnov nasce forse da quel salvacondotto firmato nel 1987, ma il Presidente Trump nasce con il suo reality show, The Apprentice, durato dal 2004 al 2015. Oggi sembra perfino strano dirlo, ma quello fu l’anno in cui la NBC ruppe il contratto quando Trump, nel discorso in cui si presentava alla candidatura di Presidente, si espresse in termini offensivi nei riguardi degli immigrati dal Centro America. Era stato progettato anche un seguito, The Apprentice: White House, che avrebbe presentato la sua presidenza al mondo come un reality show. La NBC non l’ha mai realizzato, ma Trump sì, se l’è prodotto da solo, governando il paese come da un reality show. E la regola del reality show è che l’economia dell’attenzione deve sempre raggiungere il picco, se necessario scandalizzando l’audience. Per il Presidente Trump, l’incontro con Zelensky è stata una puntata particolarmente riuscita. A giudicare dai commenti in rete, il suo zoccolo duro ne è stato entusiasta, e se gli altri, tutti gli altri, sono rimasti scandalizzati, meglio ancora, l’importante è che la puntata l’abbiano vista e ne parlino. Altre regole non ce ne sono, e questa le riassume tutte. Quanto al Presidente Krasnov, non sappiamo cosa stia pensando, se stia pensando, se creda di essere in cima al mondo o se si aspetti la pacca sulla spalla e l’offerta, che non si può rifiutare, di un’amicizia ancora più grande.

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